In 53 contro i mosti concentrati: "pronti a rinunciare a Doc e Igt". Ma i numeri sono in calo. La Regione frena, ma promette nuove regole

Vino corretto. “Ma quanti gradi ha?”. Quante volte ci siamo trovati a chiederlo quando, sorseggiando un vino, abbiamo sentito quel cerchio alla testa tipico di un abuso dovuto all’irresistibile voglia di mandar giù un altro bicchiere di buon vino. Tante volte probabilmente. Ma l’alta gradazione è sempre frutto di una produzione “naturale” del vino? Ovviamente no. Il clima influisce notevolmente sull’acidità dell’uva. E l’acidità ne determina il grado alcolico. Chiaro che in caso di annate particolarmente bagnate non si può pensare di portare in tavola vini ad altissima gradazione. Eppure accade sempre. Con una premessa: quando parliamo di vino corretto non intendiamo modificato, ma semplicemente “aiutato” con metodi naturali ricavati da processi chimici.

Come accade? Grazie all’uso del mosto concentrato e del mosto concentrato rettificato. Premettendo che per salvare un’annata il suo uso può essere anche concepibile resta un problema. In Italia, come troppo spesso accade, l’uso diventa abuso. Succede così che non ci siano regole e che ogni anno le vendite di MC e MCR vadano alle stelle. 

 

Vino corretto: 53 produttori pronti a rinunciare a Doc e Igt.

vino corretto - vigneti

In Emilia Romagna però 53 piccoli produttori d’eccellenza al gioco non vogliono più stare. E che sie per problemi legati al mercato (la concorrenza aumenta) o per una causa puramente etica, la decisione di mettersi insieme è stata unanime. Mettersi insieme per dire “no” ad una politica regionale che anche per il 2016 ha consentito l’uso dei mosti concentrati. Un polso talmente duro da essere disposti a rinunciare a Doc e Igt pur di far fuori dal mercato il vino “corretto”. Eh sì perché per far sì che una bottiglia venga riconosciuta come D’origine controllata o con Indicazione Geografica Controllata, è necessario che la gradazione sia compresa almeno tra i 10,5 e gli 11,5 gradi.

 

Vino corretto: cosa sono i mosti concentrati.

vino corretto - resine

Per capire di cosa stiamo parlando è necessario prima aver chiara la problematica. In Italia lo zuccheraggio è illegale dal 1965. Cosa che non avviene in altri Paesi d’Europa dove, tra l’altro, le “modifiche” non vengono riportate neanche in etichetta. In Italia quello che è consentito è l’uso dei cosiddetti mosti concentrati. Parliamo nello specifico di MC (mosto concentrato) e MCR (mosto concentrato rettificato).

Il primo è un mosto disidratato che ha perso una parte della componente acquosa evaporando a freddo. E’ nel mosto residuo che si vanno a concentrare colore tannini, aromi e acidità sotto forma di acido malico, uno dei cosiddetti “additivi alimentari”  presente in diverse varietà di frutta. Quando parliamo di MCR è invece prodotto attraverso resine scambiatrici. Si tratta di un procedimento chimico grazie al quale si ottengono delle piccole palline composte da polimeri a scambio ionico contenute in dei cilindri che “depurano” il mosto. Sono cioè capaci di eliminare il 98% delle sostanze in esso presenti lasciando solo acqua e zucchero d’uva. Un procedimento che si è ulteriormente affinato tanto da riuscire ad ottenere zucchero d’uva cristallino. 

Procedimenti che, a differenza di quanto la parola “chimico” possa far sembrare, seguono comunque procedimenti naturali con lo scopo preciso di creare zuccheri tali da far aumentare la gradazione del vino.

 

Vino corretto: se l’uso diventa abuso. 

vino corretto - mosto

Ci sono aziende davvero di lustro tra le 53 eccellenze emiliane che hanno deciso di puntare i piedi sull’uso del mosti concentrati. Una reazione, quella mostrata, sintomo di una vera e propria esasperazione. A procurarla non tanto l’uso dei mosti concentrati, quanto il loro abuso. E’ questo che li spinge, ora, a chiederne addirittura la cancellazione. L’ennesima concessione al loro utilizzo anche per la vendemmia in corso ha portato alla “rivolta”. “Le motivazioni che hanno spinto la Regione a questo ennesimo via libera – dicono – hanno poco a che vedere con la stagione meteorologica. Il nostro amministratore dice. non preoccupatevi se l’uva non è matura in maniera uniforme. Andate in vigna, raccogliete tutto, bello e brutto, che poi sistemiamo con il MCR”.

La conseguenza? “Un danno non da poco” per i piccoli produttori che hanno deciso di fare vino in vigna e un grande vantaggio per chi punta sulla produzione industriale. E in effetti una domanda sembra naturale porsela. Se l’uso dei mosti concentrati dovrebbe essere limitato alle annualità difficili, quelle umide e piovose per intenderci, com’è possibile che alcuni vini abbiano sempre la stessa gradazione? Si aggirino ogni anno intorno ai 13,5 e i 14,5 gradi? Sarà forse per questo che le industrie di mosti concentrati sembrano non conoscere crisi, ma anzi, registrano ogni anno incassi record?

 

Vino ‘corretto’: la Regione prende l’impegno per il 2017.

vino corretto - palazzo regione emilia

Si mettano in pace gli animi i 53 produttori emiliani. Per quest’anno tutto andrà secondo tradizione. Il via libera all’uso dei mosti concentrati è stato dato. Per il 2017 la Regione prende l’impegno: autorizzazioni solo a seconda dell’andamento climatico. Decisamente scartata l’ipotesi di eliminare completamente l’uso di MC e MCR. Ragioni di mercato e produzione. Ma la Regione apre ad una nuova concertazione per il loro uso. Sebbene si tratti di un uso legale, sottolinea l’assessore all’Agricoltura Simona Caselli, “la musica nel 2017 cambierà”. Una soluzione che, se applicata, potrebbe alla fine soddisfare tutti.

 

Vino corretto: impossibile rinunciare a Doc e Igt. I numeri sono in calo.

vino corretto - lambrusco

Con il Prosecco che ormai fa grandi numeri, persino più grandi del Lambrusco dei tempi d’oro, l’Emilia Romagna non può permettersi ulteriori arretramenti. Lo dicono i dati Isema che in attesa dei dati Istat 2015 fa il punto sulla salute del mercato del vino romagnolo. Il calo di produzione tra il 2013 e il 2014, secondo Federdoc è stato di 1.13 milioni di ettolitri con valori al di sotto dei 100 milioni di euro. Gli ettari vitati sono scesi dell’8% con i Colli Bolognesi che hanno perso buona parte del Pignoletto. Vitigno che, da solo, rappresenta una Doc.

La Doc Romagna, da parte sua, è passata da 183mila ettolitri a 141mila (-23%). Netto anche il crollo del Lambrusco di Sorbara (-21%). Un respiro di sollievo viene dal Lambrusco Salamino di Santa Croce che torna sopra i 180mila ettolitri (+7%) e il Reggiano che si piazza come seconda Doc con il suo 5% in più. Nel complesso il vino regionale fa registrare, in termini di volumi, un -8% nel 2014 rispetto all’anno precedente. 

 

Vino corretto: ma la gradazione è sintomo di qualità?

vino corretto - gradazione

Questa forse è la vera domanda da porsi. La gradazione di un vino ne determina davvero la qualità? Difficile a dirsi. Le opinioni sono contrastanti e si dovrebbe lasciar parlare chi il vino lo fa. Non possiamo dare una risposta certa, ma alcuni esempi possono aprire comunque ad una riflessione. Se parliamo di rossi, probabilmente, è più complicato immaginare un vino a bassa gradazione. E’ da lì che vengono l’esaltazione di colori e tannini. Ma è pur vero che, soprattutto per i bianchi, da sempre al centro del dibattito, si potrebbe tentare una strada alternativa. I Riesling tedeschi, ad esempio, sono molto apprezzati e a bassa gradazione. Volendo restare a casa nostra potremmo rispolverare la dichiarazione di Mario Pojer rilasciata qualche anno fa, proprio sull’argomento, a Teatro Naturale. 

Lui, dal 1985 produce un vino da 9,5 gradi. Perché? Perché forse, ebbe modo di dire, “dopo colori e tannini è arrivato il momento di esaltare l’eleganza e la finezza con gradazioni più basse. Gradazioni che rendano i vini più freschi e bevibili”. Per chi fosse curioso di assaggiarlo si tratta del Filli:  un bianco delle Dolomiti. Un vino decisamente “eroico”.

 

Crediti fotografici: copertina x1klima – Flickr CC. Dall’alto: prima foto Roberta Tavernati – Flickr CC. Terza foto Marianne Perdomo – Flickr CC. Quarta foto Caspar Diederik – Flickr CC.