Estati più calde e inverni più umidi fanno bene al vino, nel senso che ne aumentano la qualità, almeno nella regione di Bordeaux
Potrebbe far discutere o suscitare qualche perplessità, ma l’affermazione va forse compresa all’interno del più ampio contesto: i cambiamenti climatici potrebbero migliorare la qualità del vino. A sostenerlo uno studio dell’università di Oxford riportato da The Drink Business.
Ovviamente non è un’esaltazione dei cambiamenti climatici, ma un’indagine su come le estate sempre più calde e gli inverni umidi stiano influenzando l’enologi e a quanto pare sul vino gli effetti sarebbero “benefici”. Questo almeno fino a quando non si arriverà alla siccità e a quel punto, è facile supporre, ci sarebbe ben poco da salvare. Ecco perché i cambiamenti climatici comunque vanno combattuti.
Estati più calde e secche e inverni più piovosi aumentano la qualità del vino, almeno in terra di Bordeaux
Uscendo dunque dal dibattito scientifico sulla lotta ai cambiamenti climatici quel che emerge dallo studio, anch’esso scientifico, su come questi stiano influenzando la viticoltura e dunque l’enologia, lo studio dell’università di Oxford condotto sui vini di Bordeaux avrebbero fatto emergere come il vino di qualità superiore venga prodotto con temperature più calde, precipitazioni invernali più frequenti e colture più precoci e più brevi.
Uno studio quello dell’università condotto confrontando i punteggi dei critici dati ai vini di Bordeaux negli ultimi 70 anni con i dati sul clima dell’anno di riferimento.
Sono quindi stati utilizzati dei modelli per verificare se i fattori meteorologici abbiano influito sulla qualità del vino. Quel che è emerso come afferma uno degli studenti del dipartimento di Biologia che ha condotto l’indagine è che “il tempo determina la qualità e il gusto del vino” e non vale solo per l’estate. I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista accademica iScience.
Per il vino i cambiamenti climatici valgono tutto l’anno
La novità è proprio in questo rispetto ad altri studi: il fatto che si sia indagato anche sul “fuori stagione” e cioè al di là dell’estate per cui la temperatura e le precipitazioni in ogni stagione hanno i loro effetti. Alla fine di tutto Oxford ha determinato che i vini di alta qualità si avrebbero soprattutto negli inverni freschi, nelle primavere e nelle estati calde e negli autunni freschi e secchi. Almeno per la regione di Bordeaux. Questo vuol dire che se l’escalation dei cambiamenti climatici che potrebbe farci avere estati ancora più calde e secche e inverni sempre più umidi e piovosi, potrebbe migliorare ancora la qualità del vino.
Nulla a che fare con la siccità perché se l’acqua non c’è o è poca, inutile dirlo, non c’è soluzione. Ora si vuole verificare se lo studio trovi conferma in altri territori e anche su altre colture come cacao e caffè. Insomma se i cambiamenti climatici vanno affrontati la soluzione non è di certo dietro l’angolo per cui ad un nuovo clima comunque ci si deve adattare e conoscerlo è altrettanto importante anche per capire come razionalizzare le risorse facendo leva su quello che comunque la natura è in grado di offrirci.