Gli ettolitri saranno in linea con gli anni passati con l'Italia che si conferma leader mondiale, per la qualità le piogge "intelligenti" di agosto e la scienza hanno dato risposte importanti: le stime di Assoenologi, Uiv e Ismea

Quantità soddisfacente, qualità sorprendente: così sarà la vendemmia 2022. A dirlo sono l’osservatorio Assoenologi, Ismea e Unione italiana vini che hanno presentato le previsioni al ministero dell’agricoltura. Nonostante il caldo record e la siccità, questa la buona notizia, il settore non è stato compromesso e la qualità resterà in linea con quella delle ultime annate.

Il perché? Beh le ragioni sono due: le piogge di agosto che hanno dato una mano, ma ancor di più la ricerca e l’applicazione delle nuove tecnologie e delle nuove possibilità offerte dalla scienza per rendere i vitigni sempre più resilienti nei confronti dei cambiamenti climatici.

 

Vendemmia 2022: Italia resiliente di fronte all’anno più secco degli ultimi 1800 trascorsi e più caldi degli ultimi 50

Veniamo ai numeri. Secondo le stime fatte la vendemmia 2022 dovrebbe contarsi in circa 50.27 milioni di ettolitri di vino. Un numero perfettamente in linea con il dato Agea del 2021 quanto se ne sono contati 50,23 milioni e comunque del 3 per cento superiore alla media del quinquennio 2017-2021.

Previsioni, va precisato, perché le condizioni metereologiche delle prossime settimane potrebbero essere determinanti per confermarle o smentirle in un senso o in un altro. Buone condizioni possibilità di registrare numeri ancora più importanti; cattive condizioni possibilità di veder diminuire il numero stimato.

Comunque vada di certo numeri importanti se si pensa che con il 46 per cento di precipitazioni in meno da inizio  anno a fine luglio rispetto agli ultimi 30 anni, il 2022 è l’anno più “secco” degli ultimi 1800. Non: le temperature sono state le più calde degli ultimi 50 anni.

Certo è che ancora una volta l’Italia si conferma maggior produttore al mondo, ma in termini di fatturato la Francia resta imprendibile. 

 

I numeri delle regioni: tante variazioni, ma per qualità si va da buono a ottimo!

Andando a guardare la classifica delle regioni italiane su tutti c’è il Veneto per cui si prevedono 11,5 milioni di vino prodotto: un quinto di quello italiano. A seguire ci sono Puglia (10,6 milioni di ettolitri) ed Emilia-Romagna (7,4 milioni di ettolitri).

Se c’è chi cresce, come la Valle d’Aosta dove si prevede un 10 per cento in più di produzione, così come in Trentino Alto Adige che recupera rispetto al 2021 ed entra nell’olimpo delle regioni da cui ci si attende l’eccellenza così come la Sicilia, c’è anche chi registra flessioni importanti.

E’ il caso della Lombardia dove si prevede un calo del 20 per cento di produzione così come un meno 9 per cento dovrebbe interessare il Piemonte. Se per la prima si immagina una produzione in termini di qualità “buona”, così come in Veneto, in Piemonte si punta all’ “ottimo” così come Val d’Aosta, Friuli Venezia-Giulia, Toscana, Lazio, Umbria, Abruzzo, Molise, Puglia e Sardegna.

Più contenuto il calo in Liguria dove si stima un calo di produzione del 5 per cento e dove, in termini di qualità, si punta al “buono-ottimo” così come in Emilia-Romagna, marche, Campania, Basilicata e Calabria.

La regione dove si stima la crescita maggiore è la Sardegna con un più 15 per cento. Segue la Toscana con il 12 per cento in più che significa, rispetto al passato, una crescita importante così come per l’Umbria (più 10 per cento di produzione quella stimata). Segno più anche per Marche e Lazio (5 per cento) per un complessivo lieve aumento rispetto agli anni precedenti. Stessa cosa per la Puglia con il 3 per cento in più di vino prodotto e la Calabria con il 4 per cento in più e la Basilicata che sale del 10 per cento. Stabile invece i numeri in Abruzzo, Molise e Calabria, con la Sicilia tra le Regioni a segno meno: 5 per cento di produzione inferiore rispetto al passato.

 

Il cambiamento climatico cambia lo scenario a livello globale: le parole del Ceev

Il clima, al di là di tutto, si conferma ormai una discriminante importante a livello europeo. A confermarlo è l’associazione degli imprenditori europei Ceev. E’ il segretario generale Ignacio Sanchez Racarte che spiega come nel Vecchio Continente si registri un’alta variabilità delle produzioni dovuta al clima.

Nel complesso il vigneto Europa ha tenuto. La Francia ha fatto registrare una crescita sulla media del quinquennio del 3,5 per cento, mentre la Spagna registrerà una contrazione importante sul periodo pari al 16 per cento. Stabili i livelli produttivi in Germania e Portogallo.

 

Il bilancio della vendemmia 2022 di Cotarella (Assoenologi): annata ottima grazie alle piogge “intelligenti” di agosto e la ricerca, che si conferma fondamentale

“La vendemmia in corso ci sta consegnando una qualità delle uve che va da buona a ottima“, commenta Riccardo Cotarella presidente Assoenologi. E’ lui a sottolineare che se è vero che molto dipende dalle aree di riferimento, “mai come in questa stagione il giudizio quanti-qualitativo è totalmente a macchia di leopardo. Il motivo? Proprio il clima “che ha pesantemente condizionato, in particolare, i mesi di maggio, giugno e soprattutto luglio con punte di calore che hanno superato i 40 gradi e una siccità tanto prolungata”. Quelle di agosto le definisce quindi piogge “intelligenti” perché non hanno provocato danni e permesso alle viti una buona ripresa tale da portare le uve a maturazione senza troppi problemi.

E’ sempre lui a ribadire quanto l’approccio scientifico che produttori ed enologi hanno messo in campo abbia dato un contributo importantissimo. La conferma che questa è la strada da percorrere e su cui, istituzioni e privati devono continuare ad investire. “Oggi più che mai – sottolinea infatti Cotarella – sono fondamentali, scienza e ricerca nella viticoltura e in cantina”. L’epoca di quelli che chiama “apprendisti stregoni è finita” se mai sia esistita. Il suo auspicio è che le prossime settimane permettano di confermare, magari con un plus positivo, le previsioni fatte.

 

Il bilancio della vendemmia 2022 di Frescobaldi (Uiv): bene i numeri in termini di qualità, ma sono le “rese valoriali” ora la priorità

Sceglie la metafora sportiva Lamberto Frescobaldi, presidente Uiv, per commentare le previsioni fatte. La vigna – dichiara – si è rivelata ancora una volta il pivot della filiera, dimostrando come anche con caldo e siccità si possa fare vini di alta qualità e volumi soddisfacenti. Un plauso va poi a imprese e produttori, che una volta di più hanno aiutato le piante a fronteggiare nel migliore dei modi le avversità del clima”.

Suo il monito di non gongolarsi troppo perché il lavoro non è finito. La vendemmia è solo un passaggio, la battaglia da vincere è quella delle “rese valoriali” che, ricorda,  “secondo un’analisi realizzata dall’Osservatorio Uiv – spiega – si registrano performance nettamente inferiori rispetto a quelle francesi, che segna una redditività tripla per ogni ettaro coltivato (16,6mila euro vs 6 mila) e per ogni ettolitro prodotto (294 vs 82 euro). Serve fare ancora strada per garantire una remuneratività direttamente proporzionale alla qualità prodotta, con un percorso che parta da un governo del settore più razionale in materia di denominazioni di origine fino al vino comune. Dobbiamo ambire a scrivere o riscrivere – conclude – una vera carta vocazionale dei nostri territori, ancorata a indicatori reali, con poche regole ma chiare per tutti i soggetti coinvolti, dai produttori agli enti di controllo per finire al trade e ai consumatori”.

 

Non solo vendemmia, ma anche mercati Del Bravo (Ismea): scenario incerto, ma avremo un prodotto di qualità

Se la vendemmia andrà bene, a fare il punto su quanto importante sarà per i mercati è Fabio Del Bravo, responsabile servizi per lo sviluppo rurale Ismea. “In termini di mercati l’Italia ha chiuso la campagna 21/22 con rialzi dei listini soprattutto nei vini al vertice della piramide qualitativa – dichiara -. Le prime battute della nuova campagna delineano uno scenario ancora incerto dove a pesare sono le molte incognite legate anche alle tensioni sui costi e alla logistica”. Tensioni “che già lo sorso anno avevano creato preoccupazioni agli operatori ma che ora sono ancora più pressanti”.

“I buoni risultati produttivi stimati, a dispetto dei timori estivi sulla siccità, fanno sì che ci sarà disponibilità di prodotto di qualità anche in questa campagna. Mentre sul fronte estero la domanda sembra tenere seppur non con i brillanti risultati del 2021 – conclude Del Bravo -, su quella interna si evidenzia qualche segnale di cedimento negli acquisti presso la distribuzione moderna anche se si deve considerare il recupero del fuori casa”.

 

L’export del vino italiano nel primo semestre del 2022

A questo proposito le stime della vendemmia 2022 sono anche l’occasione per fare il punto sull’export italiano nel primo semestre.

Secondo le ultime elaborazioni su base Istat, l’Italia ha chiuso il primo semestre con il record in valore di 3,8 miliardi di euro ( più 13,5 per cento sul pari periodo 2021) mentre è piatto il trend dei volumi esportati:  più 0,4 per cento.

I fermi e frizzanti imbottigliati segnano un più 10,3 per cento in valore ma cedono in volume l’1,2 per cento. Inarrestabile la performance del comparto spumanti, che nella prima parte dell’anno sfiorano il miliardo di euro in valore ( più 25,5 per cento), con i volumi a  più 10,6 per cento. In netta crescita, soprattutto per effetto dell’inflazione, il prezzo medio che sale del 13,1 per cento e addirittura di quasi il 18 per cento negli Stati Uniti, il cui mercato è tenuto in piedi anche dal dollaro forte. Nel primo buyer al mondo la crescita tricolore in valore è infatti del 13,3% per cento, con i volumi in contrazione del 3,8 per cento.

 

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