Lo dice l'ultimo report Mediobanca, ma l'inflazione pesa. Fuori dal momento buio l'Horeca che si riprende il suo spazio con una scelta, dice un'indagine Ismea-Assbio, sempre più biologica

Il 2023 sarà una buona annata per il vino italiano. L’inflazione pesa e peserà, ma nonostante questo si prevede il segno più nelle vendite con l’horeca che conferma la sua ripresa e le bollicine che continuano a fare da traino. Questo il quadro generale del report dell’Area studi Mediobanca.

Le difficoltà non mancheranno, ma per il settore della ristorazione comunque una notizia dai risvolti positivi. Settore dove sempre più presente è tra l’altro la scelta del bio come emerge da un’indagine Ismea-Assobio.

Una buona annata per il vino italiano nonostante le difficoltà e nell’export gli States sono sempre più vicini

Parliamo dall’analisi Mediobanca condotta come ogni anno sulle 255 principali società di capitali italiane con un fatturato sopra i 20 milioni di euro. La buona annata si tradurrà in una crescita nelle vendite del 3,3 per cento (cui si aggiunge il 3,1 per cento per l’export). A dominare ancora una volta come accennato le bollicine per le quali si stima un aumento del 5,2 per cento dei ricavati complessivi e di un 4,2 per cento per l’export. Sotto i vini fermi che comunque hanno il loro segno più (2,8 per cento e 2,9 per cento per l’export).

Una fotografia che fa il paio con quella del 2022 che ha visto il raddoppio dei fatturati, ma il calo della redditività. Nello specifico il vino ha chiuso con un più 10 per cento sui fatturati tra mercato interno e mercati esteri dove rispettivamente si registrano un più 10,5 per cento e un più 9,5.

Anche nel 2022 le bollicine hanno fatto meglio di tutti con il 16,9 per cento di crescita rispetto all’8,2 per cento dei vini fermi. Sebbene i Paesi europei restino il nostro riferimento principale con il 37,1 per cento di crescita il Nord America con il 34,6 per cento è sempre più vicino a conferma che gli Stati Uniti sono e restano un mercato florido per il nostro nettare di Bacco.

Finito l’effetto pandemia per l’Horeca che una buona annata l’ha avuta e l’avrà

Abbiamo detto che è l’Horeca a fare meglio segnando così la definitiva frattura co il periodo nero del covid. Le vendite sono cresciuta del 19,9 per cento con i vini premium che spadroneggiano (+13,7 per cento) insieme agli Icon (+11,1 per cento). La sostenibilità? Fa la sua parte con il bio che nel 2022 è cresciuto del 9,6 per cento rispetto al 2021.

Una buona annata anche per il bio il 2022: nei ristoranti e nei bar la scelta è sempre più presente e piace a tutti, a chi la fa e a chi la gusta

E che bio sia allora. Perché biologico piace e piace sempre di più anche nella ristorazione. A dirlo in questo caso è un’indagine Isema condotta con Fipe e Assobio.

Piace nel cibo e piace nel vino come dicono i numeri rilevati: oltre il 50 per cento dei bar italiani e quasi il 70 per cento dei ristoranti ha infatti utilizzato o proposto prodotti biologici nel solo periodo settembre-ottobre 2022 (quello preso come riferimento per l’indagine condotta con oltre 2mila interviste telefoniche).

Un bar su due in Italia sceglie il bio con il centro-nord in pole position. Ben il 20 per cento di alimenti e bevande in queste realtà è biologica, vino incluso. Con lui su tutti ci sono frutta e latte. Una scelta che i consumatori fanno nonostante costi mediamente circa il 15 per cento in più rispetto allo stesso prodotto non biologico (un rincaro dovuto ai costi più elevati dell’approvviggionamento).

Ancora meglio se parliamo di ristorazione I prodotti biologici sono presenti in due terzi degli oltre 157mila ristoranti italiani. Il centro Italia è quello che lo predilige con una percentuale del 76 per cento. Segue il nord ovest (69 per cento). In questo caso il bio rappresenta il 30 per cento degli acquisti con verdure e olio su tutti. I prezzi in questo caso sono del 17 per cento superiori a quelli convenzionali.

Chi lo ha scelto lo farà ancora e c’è anche un 13,5 per cento dei ristoranti che potrebbe fare una scelta radicale e diventare total-bio. Percentuale che per i bar è del 6 per cento.


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