La perdita di olfatto e gusto è un rischio non solo a livello professionale, scrivono al Governo, ma per tutto il settore. Il dibattito è aperto. Quanti ora, nel settore food&wine, avanzeranno la stessa richiesta?

I sommelier francesi vogliono essere vaccinati. Si sono rivolti direttamente al Governo, con una lettera aperta, per manifestare la necessità di essere riconosciuti come categoria prioritaria cui garantire la somministrazione e le ragioni sono molteplici, a cominciare dal prevenire quel rischio che, purtroppo, ha colpito molti professionisti di tutto il mondo colpiti dal Covid: perdere l’olfatto e/o il gusto.

 

Sommelier francesi: per noi perdere l’olfatto o il gusto è come per un musicista ritrovarsi a dover far musica senza gli strumenti

E’ stato il sindacato degli enologi francesi a inviare la lettera ai vertici del Governo chiedendo esplicitamente di “favorire l’accesso alla vaccinazione per i degustatori di vino”. “State somministrando dosi a lavoratori ritenuti essenziali, come insegnanti e agenti di polizia. Noi, però, abbiamo bisogno di saltare la fila per la nostra sussistenza, perché la degustazione è al centro della produzione di vino. Parole chiarissime che, oltre al problema personale che ha colpito la categoria, denota quanto questo, in realtà, abbia ricadute importanti sull’intero settore.

Un passaggio che il sindacato sottolinea con ancor più precisione quando scrive: “dalla degustazione passano le decisioni intraprese in vigna e in cantina, dalla raccolta dell’uva all’imbottigliamento”. Un vero e proprio grido d’allarme che arriva da uno dei Paesi simbolo dell’enologia mondiale e che apre uno scenario più che plausibile: che altre categorie legate a doppio filo con il settore del food & wine, avanzino la stessa richiesta.

Una bella matassa da sbrogliare per il Governo francese, ma che probabilmente si presenterà anche sulle scrivanie di altri Governi in tutto il mondo. Il presidente del sindacato Didier Fages, ha reso benissimo l’idea con una similitudine cui è difficile controbattere. Se un sommelier dovesse perdere l’olfatto o il gusto, sarebbe come “se un musicista dovesse suonare senza i suoi strumenti. Insomma, per quanto ci si può attrezzare, fare buona musica sarebbe decisamente complesso. Allo stesso modo fare un vino buono!!!

 

Gli enologi francesi temono di perdere gusto e olfatto: il 70% di coloro che hanno avuto il Covid ha perso uno dei due sensi e il 40% non lo ha ancora recuperato

Le preoccupazioni, come già sottolineato, sono tante. Sono personali innanzitutto. Ammesso che la perdita di olfatto e gusto abbia un termine, sarebbe già un grave danno dato che per il professionista colpito sarebbe impossibile lavorare. E se addirittura non dovessero essere recuperati pianamente? Si chiedono i sommelier francesi. Ci sono poi le cantine e i ristoranti. Se un enologo non è più in grado di valutare il lungo lavoro di produzione, quale sarebbe il danno per un produttore? Parliamo spesso di rapporti decennali e di fiducia per garantire l’eccellenza di un vino riconosciuto come tale.

E ad un ristorante che ha il suo sommelier di riferimento non andrebbe meglio. Certo, lo si potrebbe cambiare, ma è giusto? Insomma, i problemi sarebbero davvero tanti. Non sta a noi dire se sufficienti per accogliere la richiesta avanzata. Ma certo è che il dibattito è aperto e certamente prenderà una piega internazionale.

Come riporta il Gambero Rosso, un sondaggio condotto dall’Unione degli enologi francesi che ha coinvolto 2600 lavoratori del settore, ha rilevato che il 70% di coloro che il Covid lo hanno contatto hanno perso l’olfatto. Più della metà ha perso il gusto. Ben il 40% non ha ancora recuperato il senso perduto, almeno non completamente. Alcuni, ad esempio, hanno riferito di aver magari recuperato l’olfatto per i profumi più intensi, ma non riuscire più a cogliere le sfumature. A livello personale un vero e proprio dramma a dire la verità.

Cosa risponderà il Governo? Attendiamo di scoprirlo perché anche questa scelta, siamo certi, animerà il dibattito e amplierà la portata di una richiesta che, per chi l’ha avanza, è decisamente vitale, almeno a livello professionale.