L'indagine Wine Intelligence su Millennial e Generazione Z di Cina, Usa e Gran Bretagna. Se a livello globale il passaparola resta insuperabile, la loro importanza cresce tra i giovanissimi. E' ora di imparare a comunicare con loro

Torniamo a parlare di generazione Z e Millennials, del loro rapporto con il vino, ma soprattutto di come il vino per loro “corra” sui social media anche e soprattutto grazie agli influencer. Lo dice uno studio di Wine Intelligence. Nonostante la quantità infinita di ore che passiamo sui social, Twitter, Facebook, Instagram e Tik Tok sui consumi enoici restano “indietro”, ma così non è per le generazioni che verranno.

La notizia l’ha rilanciata Wine News e a noi di Enolò interessa particolarmente. Vediamo allora come vanno le cose e come si differenziano nuove e vecchie generazioni al fine di capire come, lo scenario, debba essere interpretato da chi, del mondo del vino, è protagonista!

 

Social media e influencer: per la ‘vecchia guardia’ non valgono il passa parola, ma per i giovani non è così! I cinesi ad esempio…

Ebbene sì…sono i consigli degli amici e dei colleghi di lavoro, ancora oggi, a fare la differenza. Almeno per quanto riguarda il vino. E’ quanto emerge da uno studio condotto da Wine Intelligence (Vintract) e portato avanti sui wine lover di Cina, Usa e Gran Bretagna. Tutti mercati importantissimi per il vino italiano.

I Millennial cinesi nelle scelte enologiche seguono ‘ciecamente’ gli influencer

Con queste premesse uno potrebbe pensare che in fondo, i social, non sono poi così rivoluzionari. Sbagliato! Perché se la “vecchia scuola” appartiene ai “vecchi consumatori” il discorso cambia con le nuove generazioni. Parliamo di Generazione Z e Millennial. Restando nel Paese d’Oriente, se da una parte, a livello globale, il 43% dei consumatori continua a far riferimento ad amici, familiari e colleghi per avere informazioni sul vino e il 42% si rivolge direttamente ai siti aziendali delle cantine, i blog, i siti specializzati e si affida agli e-commerce, con solo il 34% che ritiene i social fonti attendibili, c’è un altro dato che va considerato. Un esempio su tutti: nel 2019, un live streaming di 30 secondi con Li Jiaqui, influencer con 40 milioni di follower su TokTok/Douyin tenutosi in occasione del Capodanno cinese, ha  consentito a Great Wall di vendere 120 mila bottiglie…in un attimo!

Non vi basta? Altro esempio riportato da Wine news quello di Viya, la “Queen of Taobao”, live streamer con 17 milioni di follower che nel suo live streaming, sempre da Great Wall, ha portato alla vendita di 180mila bottiglie.

Insomma, ai giovani gli influencer piacciono. Per il 46% dei Millennial gli esperti online sono affidabili e per il 39% di loro i social lo sono altrettanto. Un dato che però cala se parliamo di generazione Z: solo il 27% dei giovani cinesi la pensa allo stesso modo. E negli Usa? Scopriamolo.

 

Social media e influencer contano per i giovani statunitensi contano ancora di più. E se i ‘vecchi’ wine lover si affidano gli amici, anche loro iniziano a fidarsi del web!

Se una volta era il “Nuovo mondo” ora anche gli Stati Uniti andrebbero svecchiati. Anche da queste parti, infatti, il passaparola resta il must e lo resta per il 70% dei wine lover. D’altro canto, però, con la consueta apertura mentale che caratterizza gli Usa, il dato di chi si fida dei social è più alto di quello che si registra in Cina. E parliamo sempre del dato “generale”. La percentuale di coloro che comunque dei social si fidando è infatti del 40%.

Se questa è la premessa è facile immaginare che tra i giovani il numero sia destinato a salire. E così è, infatti. E lo è anche tra i più giovani di tutti, la generazione Z. Per il 52% dei giovanissimi statunitensi i social sono assolutamente credibili se si parla di vino. Il doppio di quelli cinesi. E con i Millennial la differenza è minima: il 44% si affida a influencer e social media nelle scelte enologiche.

 

Ecco come comunicare con i giovani “a stelle e strisce”. Una riflessione imprescindibile per conquistarli!

Da queste parti i “wine influencer” hanno un peso non da poco. Lo conferma a Wine Intelligenge Mar Barbera, senior influencer markeging strategist dell’agenzia di pubbliche relazioni Colangelo & Partners. “Quanto miriamo a raggiungere un pubblico più giovane, che non conosce il vino – afferma -, collaboriamo principalmente con influencer di lifestyle che conoscono il vino. Ragazzi con uno stile di vita desiderabile e una cura maniacale per l’estetica, che pubblicano post sui luoghi che visitano, sui ristoranti che amano o sui prodotti che apprezzano. i loro follower sono aperti a queste raccomandazione perché si fidano del loro gusto e spesso puntano ad emularli”.

Parole che calzano alla perfezione con quella necessità, di cui abbiamo parlato solo due giorni fa, di conquistarle queste nuove generazioni. Con i fondi Ocm e le nuove strategie, insomma, è imprescindibile pensare a campagne di marketing in cui social e influencer siano protagonisti. Noi di Enolò siamo sostenitori da anni della necessità di affidarsi alle nuove tecnologie per cambiare e ampliare il proprio modo di comunicare, e tanti studi ci dicono come questi cambiamenti debbano andare di pari passo con un innovazione del linguaggio. Anche questa imprescindibile. Tutti elementi su cui, possiamo affermare, è necessario riflettere, ma anche agire.

 

In Gran Bretagna regna l’old style, ma le percentuali di fiducia dei giovani nei social non vanno sottovalutate!

Brexit o no, qual è il rapporto social media, influencer e vino nel Regno Unito? Il parallelismo potremmo farlo più con la Cina che con gli Usa stando all’indagine Wine Intelligence. Anche da queste parti, infatti, la tradizione è tradizione, ovvero il passaparola resta il maggior canale per le proprie scelte enologiche a livello generale. Solo il 29% dei wine lover britannici, infatti, si rivolge ai social per avere consigli. E in questo caso va anche constatato che, purtroppo, il dato non cambia se si parla di nuove generazioni. A livello globale per il 75% dei britannici amici, familiari e colleghi sono i più attendibili. Per il 40% ci si può fidare di un wine blogger o un esperto di vino.

 

Social media e influencer: in conclusione per il mondo dell’enologia possiamo dire che…

Se dunque c’è un legame al passato che non si scalfisce, va detto che queste percentuali, in realtà, non sono poi così basse, ma che soprattutto rappresentano tendenze e, di conseguenza, numeri destinati a crescere. Che la pandemia abbia rivoluzionato il rapporto consumatori-social, è un dato di fatto. Una ‘forzatura’ necessaria, che ci si aspettava da tempo e che con l’anno e mezzo trascorso ha trovato un canale di accesso privilegiato.

E’ un’onda che va cavalcata. Ci vuole lungimiranza, ci vuole una rivoluzione consapevole. Cioè la volontà di rivedere e rivedersi e imparare a sfruttare al massimo i nuovi canali di comunicazione parlando a chi già di questi si fida, ma anche lavorando per aprire nuove strade che convincano gli scettici.

I numeri delle vendite che grazie agli influencer di Tik/Tok si sono registrati in Cina ci dicono molto più di quanto sembri rispetto a questo mercato che smaniamo dalla voglia di conquistare. La versatilità degli statunitensi che, con il giusto approccio, proprio social e influencer possono essere le chiavi per una riconquista.  Insomma care aziende, non continuate a sottovalutare l’importanza delle nuove tecnologie, delle nuove forme di comunicazione e delle risposte che alle nuove esigenze possono arrivare da una buona strategia di markeging che sappia fare della rivoluzione tecnologica un plusvalore. Noi ci abbiamo sempre creduto e la crescita della tendenza non fa altro che confermarci che la strada intrapresa con cantine e dealer che si sono affidati alla nostra professionalità, sia quella giusta!