I monaci benedettini, in Francia, scendono 'in vigna' a sostegno dei viticoltori di Le Barroux, mentre per i bar e i ristoranti italiani a dare sostegno arriva Sting

Per il vino la ripresa post-pandemia è tra “sacro e profano”, ovvero tra monaci e rockstar. Se infatti oltralpe i monaci benedettini corrono in soccorso delle famiglie di viticoltori piegate dal Covid, in Italia in soccorso dei ristoratori arriva Sting.

 

La ripresa post-post pandemia dei viticoltori di Le Barroux sostenuta dai monaci e il vino del primo vigneto papale!

Ph: l’Abbazia di Santine-Madeline du Barroux. Crediti Wikipedia

La vigna di cui stiamo parlando (siamo in Francia) è stata fondata da Papa Clemente V nel 1309 e il suo brand ha un nome quanto mai esplicativo esplicativo: Via Caritatis perché, come hanno detto anche i monaci “il vino è simbolo di carità”. I monaci e le monache dell‘Abbazia di Sainte-Madeline du Barroux hanno in programma di vendere 15mila bottiglie del loro vino questo mese. L’obiettivo è nobile: sostenere le famiglie impegnate nella viticoltura sul territorio piegate dall’emergenza sanitaria.

Parliamo di rossi, bianchi e rosati molto venduti negli States, ma anche in gran parte d’Europa. Sono 25 gli ettari del vigneto papale, il primo in terra di Francia, che oggi si mettono a disposizione della comunità. Circa 80 le famiglie che dipendono dal lavoro che vi si svolge, come ha spiegato il 5 giungo alla Catholic News Agency padre Michael, un monaco americano che è legato all’Abbazia da oltre trent’anni. “Questi deliziosi vini – si legge in una nota – sono stati creati con un profondo rispetto per la natura, utilizzando processi sostenibili”.

Ad aiutare la produzione di qualità il clima mediterraneo del sud della Francia. Altro contributo quello dei terreni dove i vigneti crescono. E che si parli di qualità lo testimonia il riconoscimento di Aoc Ventoux, la denominazione di origine protetta, ottenuta nel 1973. 

 

I vini in vendita e il supporto di uno degli enologi più importanti al mondo

 

Sono nove le bottiglie con cui si darà supporto ai viticoltori della regione: rossi, bianchi e rosati suddivisi in tre linee i cui nomi sono legati alla liturgia benedettina. E non crediate che sia solo “teoria”: i monaci in vigna ci lavorano anche. “Cercano e si sforzano di produrre qualcosa che li renda non dipendenti dagli altri – ha spiegato sempre padre Michael -. Danno una parte del reddito alle organizzazioni povere e caritatevoli”. Ora, anche alle famiglie sono colpite da una crisi che nessuno avrebbe potuto immaginasse si abbattesse così spietatamente su tutto il mondo. I monaci hanno quindi coinvolto Philippe Cambie, uno dei più importanti enologi del mondo, nei loro progetti e quindi anche in questo di sostegno alla ripresa di post-pandemia.
 
Una curiosità su come è nata questa vigna. Nel 1309 quando il papato fu trasferito da Roma ad Avignone, Clemente V scelse il monastero benedettino del Groseau a Malaucène, un piccolo villaggio adiacente a Le Barroux dando vita al quello che è il primo vigneto papale di Francia. 
 
 

Per la ripresa post-pandemia di bar e i ristoranti italiani arriva Sting che lancia la Every Breath Foundation

 
Se in Francia a sostenere la comunità sono i monaci, in soccorso di bar e ristoranti italiani corre una star italiana d’adozione: Sting, da anni anche produttore di vino in Toscana con la Tenuta Il Palagio. L’ex leader dei Police ha infatti lanciato, tramite i social e insieme alla moglie Trudie Style, l’istituzione della Every Breath Foundation, una fondazione che si dedicherà al settore italiano dell’hospitality.
 
La notizia il cantante, cittadino onorario di Figline e Incisa Valdarno dove si trova la sua tenuta, l’ha data in occasione della Win Race 2021, una gara ciclistica d’élite cui hanno partecipato campioni del calibro di Moser e Cunego.
 
Un’iniziativa di solidarietà che prende il nome da una delle canzoni più celebri del gruppo di cui è stato leader: Every Breath You Take. “Ebf – ha scritto Sting sul suo profilo Instagram – darà sostegno al settore dell’hospitality che ha lottato per restare aperto durante la pandemia”.
 
Non resta che fare un plauso e, ci sembra il caso, anche un bel brindisi. Chissà che non ci siano altri personaggi che sceglieranno di portare avanti iniziative analoghe. La filantropia, ancor più in tempo di post-pandemia, non può che essere un bene!
 
 
 
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