La ricerca di un laureando dell''University of British Columbia sostiene che la veste ci attrae più del contenuto: è lì che ritroviamo noi stessi

Torniamo a parlare di packaging del vino. Il settore è in evoluzione continua e proprio nei giorni scorsi, a Verona, sono state premiate le etichette della 23esima edizione del Vinitaly Design Int’l Packaging competition che ha visto ben 255 etichette in concorso divise in 13 categorie.

Un premio che, quest’anno, integra il progetto del nuovo salone Vinitaly Design all’interno della manifestazione. Un nuovo binomio che testimonia quanto sempre più importante sia la “veste” delle nostre bottiglie quando si finisce su scaffali dove ce ne sono a centinaia e la necessità di spiccare dipende anche dal modo in cui ci si presenta.

Ma quanto conta il packaging al fine di veicolare un vino? Stando ad un recente studio ancor più di quanto si possa immaginare. Sembra proprio che la bellezza dell’etichetta condizioni anche il nostro gusto: se l’etichetta ci piace la possibilità che ci piaccia anche il vino, in sostanza, è elevatissima.

 

Packaging del vino: quando guardiamo tra gli scaffali siamo alla ricerca di noi stessi

La ricerca è stata condotta da Darcen Esaù, candidato del master in cultura e studi globali dell’University of British Columbia che lo studio, fatto ai fini della sua tesi di laurea, lo ha condotto proprio in Italia o meglio in Toscana. La conclusione cui è giunto è che le persone, quando acquistano un vino, sono alla ricerca della loro identità personale ed essendo il packaging la prima cosa che balza agli occhi, ben prima del gusto, la ricerca partirebbe proprio da lì.

A parlarne è la Cbc che sottolinea come Esaù, 34 anni, si sia ispirato alla sua esperienza di bevitore per scegliere l’argomento di tesi. “Con così tante opzioni disponibili – si è chiesto – perché alcune etichette fanno appello ad alcune persone ma non ad altre? E poi perché quella particolare etichetta riesce ad avere un impatto così profondo nel momento in cui il vino viene bevuto?”. Prima se lo è chiesto osservando se stesso e gli altri appassionati, poi è andato a cercare una risposta che avesse però un valore scientifico.

 

Packaging del vino: la ricerca secondo cui non fa differenza il gusto se abbiamo visto prima la bottiglia

Per testare la sua tesi Esaù si è affidato a un sondaggio online proponendo un’etichetta di vino che veicolasse quattro “valori” ad esso legata: personalità, tipo di design, narrativa e lusso. Secondo quanto da lui rilevato la riconoscibilità, in quell’etichetta, di quegli stessi valori o almeno di parte di essi da parte degli acquirenti, faceva pensare agli stessi che il vino sarebbe stato certamente buono. Il tutto senza sapere nulla di regione, annata e varietà.

Dall’online all’offline. E’ proseguito così lo studio di Esaù che come prima cosa ha effettuato il test del triangolo. Ha cioè fatto assaggiare ad alcune persone tre bicchieri di vino, senza dire loro, però, che due di quei bicchieri contenevano lo stesso vino. A quanto pare la gran parte degli assaggiatori non è stato in grado di trovare grandi differenze tra nessuno di quelli assaporati. Altro discorso quando si è presentato con vini con due etichette diverse. Una aveva un desing più contemporaneo. L’altra uno più tradizionale capace di rimandare a vini francesi e italiani. “Indipendentemente da quale vino fosse nel bicchiere– ha detto – se qualcuno si identificava con l’etichetta da cui era stato versato affermava che proprio quel vino fosse il migliore.

Da qui l’ipotesi che ci si relazioni alle etichette in base all’immagine che di noi vogliamo trasmettere. “Ognuno è modellato dalle proprie esperienze – afferma -. Un’etichetta che piace a me può non piacere ad un altro”. E’ l’appeal, secondo Esaù a fare la differenza: tutta una questione di branding a dispetto del prezzo. “Anche se pensi che un’etichetta sia più lussuosa o di qualità superiore – sostiene- se non ti identifichi personalmente con la stessa non penserai che quel vino ha un buon sapore”.

 

Packaging del vino: possibile che tutto dipenda dall’aspetto? Quanto conta allora essere un vero enoappassionato?

Saremmo curiosi di sapere quanto verrà valutata la tesi di Esaù. Certo è che da alcuni punti di vista è interessante, sebbene restiamo convinti che tutto dipenda anche dalla conoscenza che del vino si ha. L’essere così fortemente influenzati da un’etichetta, crediamo, dipenda anche molto da quanto ampia sia la propria cultura del vino.

E’ pur vero però che il packaging una grande influenza ce l’ha e in mercati sempre più in espansione essere competitivi vuol dire anche sapersi raccontare attraverso le immagini di una bottiglia al di là del prestigio che essa ha. Non tutti siamo sommelier, non tutti siamo enoappassionati, ma a tutti piace bere ciò che ci regala un momento di piacere e se quel momento di piacere viene anche da un impatto emotivo, allora continuare a lavorare sul packaging è fondamentale.

 

Packaging del vino: lasciatevi conquistare dalle etichette vincitrici dei premi speciali del concorso firmato Vinitaly

A questo punto, parlando di packaging e qualità, non ci resta che dirvi quali sono stati i vini vincitori dei Premi Speciali del Vinitaly Design Int’l Packaging competition. Chissà che tra queste etichette non ce ne sia una che, a primo impatto, vi rappresenti.

  • Etichetta dell’anno 2019 all’Etna Doc Rosso Contrada Santo Spirito 2015
  • Packaging 2019 all’Azienda Agricola Giovanni Giuseppe Ludovico di Mottola (Ta)
  • Immagine Coordinata 2019 alla Tenuta Gorghi Tondi di Marsala (PT)
  • Etichetta Gdo 2019 al Montepulciano d’Abruzzo Doc Costa del Mulino 2015