La commissione Ue ha escluso il settore dalle nuove prescrizioni: soddisfatta l'Uiv. Su Wine Enthusiast intanto, l'interessante esperimento per capire perché (in California) ancora troppe poche aziende "alleggeriscono" le bottiglie

Il mondo del vino è l’unico ad eslutare perché è l’unico che resta fuori dai vincioli degli imballaggi previsti dalla riforma della normativa Ue. Parliamo della Ppwr che prevede la ridefinizione dei target di riuso per i materiali di confezionamento, vetro incluso. Il materiale per eccellenza per quanto concerne l’imbottigliamento, ma per il vino le nuove regole non saranno applicate.

Una notizia presa positivamente dal settore e in particolare dall’Uiv, tra le prime associazioni a commentare la notizia con comunque la conferma che si attende quando ci sarà la votazione in Plenaria.

Quello del vetro sappiamo essere un dibattito apertissimo e visto che di vetro parliamo oltre alla notizia fresca di stampa, approfittiamo anche per tornare al dibattito sulla necessità di alleggerire gli imballaggi del vino. Su Wine Enthusiast, infatti, abbiamo trovato una interessante riflessione.

Uiv soddisfatta per la decisione Ue sul vino: nessun riuso del vetro con l’Italia che in quanto a riciclo è una vera eccellenza

Partiamo dalla notizia del giorno: la commissione per l’Ambiente, la Sanità pubblica e la Sicurezza alimentare (Comenvi) ha escluso il vino dal riuso del vetro. Per l’Unione vini italiani “un risultato importante – battono le agenzie di stampa – raggiunto in particolare grazie al costante lavoro degli eurodeputati italiani vice-relatori di questo dossier, che sottolinea sia le specificità del vino sia gli sforzi già in atto da parte della filiera per garantire uno sviluppo sostenibile del settore”.

L’Italia in termini di riciclo infatti, ha sempre tenuto a ricordare l’Uiv, è una vera eccellenza: il vetro è a quota 80 per cento per il riciclo “e i vincoli di riuso previsti dalla normativa avrebbero comportato non poche problematiche al settore e nella riorganizzazione della supply chain. In particolare, evidenzia la Uiv, “un sistema che sostenga efficacemente la competitività e la conseguente sostenibilità del comparto, deve riconoscere gli sforzi compiuti dall’industria vinicola nel corso degli anni per alleggerire le bottiglie, garantendo al contempo una protezione specifica per le Ig e i marchi”. Una riduzione di peso che mediamente è del 25 per cento, precisa ancora l’Unione.

L’auspicio pra è che vi sia “un maggiore sostegno e incentivo alle iniziative volontarie e alle soluzioni di etichettatura digitale come mezzo efficace per fornire ai consumatori informazioni specifiche sull’imballaggio e sul riciclo dei prodotti”.

Packaging più leggeri per il vino, il dibattito continua e dagli Usa arriva un interessante esperimento

Come si evince quello della “leggerezza” è ormai un tema diffusissimo e sì, anche l’Italia fa la sua parte. Ma siamo davanti ad un cambio culturale? Forse è forse dirlo, ma la riflessione che arriva dagli Usa sembra dirci che se il percorso è intrapreso, almeno da quelle parti, non sembra però ancora totalmente consapevole ed è sulle regioni che si è cercato di indagare.  La domanda che Jim Gordon su Wine Enthusiast si è posto è “Perché non sono di più le aziende vinicole che utilizzano bottiglie rispettose del clima?.

Lui in prima persone, racconta, si è messo in gioco. Quello della sostenibilità anche per il mondo del vino lo sappiamo, è importantissimo. E il vetro nel dibattito è entrato già da qualche anno. Noi di Enolò ne parlammo una prima volta qualche anno fa raccogliendo l’appello dei Wine Writer apparso sulla stampa internazionale. Alleggerire le bottiglie, per farla semplice, vuol dire ridurre la propria impronta di carbonio come si ricorda su Wine Enthusiast e dunque lottare concretamente contro i cambi climatici.

I vini rossi più corposi in bottiglie più pesanti, questo quello che è emerso

L’autore dell’articolo racconta quindi di aver iniziato a pesare tutte le bottiglie di vino delle aziende dei due territori per eccellenza in quanto a viticoltura della California: Napa e Sonoma. Bottiglie che gli erano state inviate per delle degustazioni alla cieca (ovviamente prima le ha assaporato).

“Quello che ho scoperto finora è drammatico”, commenta. Sono stati 709 i vini pesati a partire da maggio ed è emerso che se il peso medio fosse abbordabile le bottiglie più pesanti potessero arrivare anche a un chilo (circa o poco più). Da rilevare però, sottolinea, che 102 bottiglie pesavano meno di 500 grammi. Un dato che gli ha fatto pensare che se si vuole si può. Cioè che se si vuole imballare il vino in modo più leggero senza andarne ad intaccare il sapore e il valore, si può fare.

Tra le cose che ha notato anche le bottiglie più pesanti erano quelle di vini particolarmente corposi e tannici: rossi comunque. A quel punto si è chiesto perché? Una domanda lecita dato che, sottolinea, bottiglie più pesanti costano di più all’acquisto, costano di più per la spedizione, “pesano” di più in termini di lavori fisico sia per chi deve poi sollevarlo e imballarlo, ma anche a chi deve versarlo. Insomma detta così sembra come dire: alla fine non conviene. Temi importantissimi per noi di Enolò che di logistica ci occupiamo. E allora perché “solo” 102 erano le bottiglie leggere?


La domanda resta, perché questa scelta? Una questione di convinzione “errata” o una realtà?

La riposta l’ha chiesta a Riche Bouwer, Ceo di una delle aziende vinicole di Sonoma e relatore alla Napa Rise cui ha partecipato. Non è una questione di scelta perché le opzioni ci sono. Puntare su una bottiglia superiore agli 800 grammi sarebbe dunque una vera e propria scelta e questo perché, si chiede, si è convinti erroneamente che una bottiglia più pesante significhi vino di qualità superiore e dunque prezzo più alto, o magari è proprio così? Non c’è forse una risposta, ma che ci possa essere una questione cultura, crediamo, sia una cosa più che possibile, ma a quanto pare anche fuori tempo.

Questo perché, conclude l’articolo pubblicato su Wine Enthusiast, secondo gli esperti di marketing i giovani che la sostenibilità ce l’hanno più a cuore dei grandi (lo dicono tantissime indagini) preferiscono trasparenze, pratiche poco invasive e così via. Insomma proprio la sostenibilità anche nel packaging.

La riflessione, insomma, va avanti in attesa di un cambio definitivo di rotta che contriuisca a combattere i cambiamenti climatici.