Lo rivela un'indagine Business Strategies - Nomisma Wine Monitor. Sul web non siamo ricercati, e la query vino itliano interessa solo l'1% degli utenti. Un ma c'è...e parla la lingua dei giovani!

Forse dovremmo smettere di sentirci tanto fighi e capire che, con le nuove tecnologie di mezzo, non è sufficiente essere coscienti del valore del Made in Italy se poi per gli altri, tutto questo appeal non ce l’ha! Non abbiamo finito di esultare per la crescita dell’export in Cina e scopriamo che, in realtà, l’espressione Made in Italy non significa poi così tanto se si guarda al mondo del web. Ora le cose sono due: o siamo talmente fighi che non abbiamo neanche bisogno di essere cercati e ci vendiamo benissimo analogicamente, o qualcosa nelle strategie di conquista dell’oriente non va. Almeno online!

La ricerca dell’Osservatorio Paesi Terzi di Business Strategies, realizzata in collaborazione con Nomisma Wine Monitor è una vera e propria doccia fredda. Per tutto il Made in Italy e, in particolare, proprio per il vino. Tornano inevitabilmente in mente, tra le tante cose, tutte le problematiche legate agli Ocm che ogni anno, per sbloccarsi, sembra abbiano bisogno del miracolo di San Gennaro. Ma, a guardar bene, anche a delle strategie aziendali che anche nell’ipotesi dello sforzo più sfrenato, evidentemente fanno acqua da tutte le parti.

made in italy cina

 

Made in Italy: in 772 milioni ci cercano 20 volte al giorno!

Noi abbiamo Google loro hanno Baidu. Il senso evocativo dell’espressione #MadeInItaly esiste, ma il lifestyle, a livello di appeal sui motori di ricerca è scarsissimo! Secondo l’analisi di Business Strategies, infatti, la query Made in Italy è comparsa in lingua cinese nell’ultimo mese solo 20 volte al giorno. E parliamo di una popolazione composta da miliardi di persone. Certo, uno si chiederà, magari lo scrivono in inglese! Magari sì, ma il risultato, a quanto pare non è che cambi poi tanto. E poi, si potrà obiettare, in un Paese dove sono larghe anche le fasce di povertà, mica tutti vanno su internet! No, in effetti, tutti no. Ma 772 milioni di persone su Baidu navigano. E pensare che dieci anno fa erano  il 268%…in meno!!!

Se ce la immaginiamo come una corsa potremmo affermare che mentre loro hanno continuato a correre sul filo del digitale, noi stiamo ancora cercando di individuare la password per iniziare la corsa.

Per fortuna la parola Italia, da sola, viaggia meglio sul web dagli occhi a mandorla. La parola, su Baidu, è cercata 9.200 volte al giorno. Peccato che nelle ricerche correlate si trovano spesso anche domande del tipo “L’Italia è l’Europa?”, “Quale Paese è l’Italia?”. Per farci venire il sangue un po’ più amaro, o se preferite sorseggiare un vino andato all’aceto, come si suol dire, Business Strategies ci dice anche che con la ricerca della parola Francia non ci sono paragoni.

 

Made in Italy: il nostro vino interessa l’1% degli utenti

made in italy vino-rosso

Se con l’espressione Made in Italy non andiamo benissimo, magari con vino italiano andiamo meglio. Neanche a parlarne. La query chiude la classifica delle ricerche relative alle nostre eccellenze con un “bellissimo” 1%. Certo anche “vino francese” non viaggia su numeri stratosferici, ma almeno tiene un 6%. E le ricerche sono state 800 al mese nell’ultimo anno: il doppio della query “vino italiano”. Per quanto riguarda il cibo nostrano il dato è fermo al 4%. Anche per le opportunità di studio non arriviamo a superare il 10% con un 8 tondo tondo. Va meglio con il turismo (23%), comunque inferiore alla Francia cercata per le vacanze nel 34% dei casi. Arredo e design italiano suscitano interesse nel 26% delle ricerche. Il dato migliore è sulle info generali: 34%.

Ci stiamo sentendo un po’ meno fighi?

 

Made in Italy: tra social e web sono i giovani quelli su cui puntare!

Cerchiamo un dato positivo. Quello che può farci anche comprendere, seppur in minima parte, come mai al di là degli scarsi risultati online, il nostro vino attira di più i palati cinesi. Dio benedica i giovani. Sono loro a cercare “vino italiano” su Baidu nel 63%. E sono per la gran parte maschi e under 40. Non solo. Le ricerche si concentrano maggiormente in due delle città più importanti: Shanghai e Pechino.

E i social sono una montagna che stiamo scalando benissimo. Su WeChat, il principale social cinese, “vino rosso italiano”, è ricercato con sempre maggior frequenza seppur con una distanza netta dal competitor francese il cui indice, registrato a metà giugno, è di 10 volte più alto: 33.360 ricerche contro le 3.182 relative all’Italia.

 

Made in Italy: l’analisi Business Strategies e una riflessione d’obbligo

L’analisi è stata effettuata nel mese di giugno 2018. Tuttavia molti dei risultati rappresentati sui social prendono in considerazione anche gli ultimi 90 giorni antecedenti la ricerca. Le analisi dei profili degli utenti su Baidu sono invece relative agli ultimi 12 mesi (giugno 2017 – giugno 2018). Le ricerche sono state eseguite con keyword in lingua originale e in lingua inglese.

Per Silvana Ballotta Ceo di Business Strategies: “Oltre al monitoraggio sul digitale, il nostro studio comprende l’analisi del mercato e una survey su awareness, percezione e reputazione del made in Italy realizzata sull’upper-class delle metropoli cinesi. I risultati che emergono, seppur sorprendenti, confermano le impressioni di chi come noi presidia il mercato da diverso tempo. Abbiamo perciò voluto dimostrare con i numeri ciò che è il loro sentiment nei nostri confronti, per capire come meglio direzionare il lavoro dell’impresa Italia”.

Sì, dovremmo sentirci oggettivamente meno fighi. O meglio, ben consci del valore del nostro vino, del nostro cibo e di tutto il Made in Italy, farci una ragione che comunicarlo è importantissimo. I giovani, lo dice la ricerca, sono quelli su cui puntare. Sono curiosi e hanno voglia di conoscere noi, le nostre eccellenze e i nostri calici. Quando pianificheremo le prossime azioni sui mercati terzi…teniamone grandemente conto!