Nasce un vigneto sull'isola nota per i suoi Moai che attraggono 100mila visitatori l'anno. L'idea di una cordata di imprenditori guidati da Alvaro Arriagada

Per tanto tempo ci si è chiesto se quelle enormi teste (i Moai) avessero un busto e la risposta è stata sì; ora saranno loro le custodi del vigneti dell’isola. Si, perché presto berremo il vino dell’Isola di Pasqua. Se ci darà la forza dei suoi guerrieri non lo sappiamo, ma quel che è certo è che il vino “Rapa Nui” (non sappiamo se si chiamerà così, ma l’idea ci stuzzica) arriverà in bottiglia.

 

Isola di Pasqua: un vigneto di grande fascino quello che presto nascerà. M da queste parti il vino non è proprio una novità!

A quanto pare il vino qui, a onor del vero, si faceva già e a portarlo sono stati i francesi provenienti dall’allora colonia di Thaiti già nel XIX secolo. Ed è da qui che parte il progetto che è stato avviato sull’isola da un gruppo di imprenditori che tra le sue fila ha anche l’enologo Fernando Almeda, lo storico Cristian Moreno Pakarati e il nativo dell’isola Poki Tane Hao con suo padre.

Un vino estremo a dirla tutta. Visto che qui, come ha spiegato Alvaro Arriagada, enologo e ingegnere che ha dato vita all’iniziativa, il cima è subtropicale, i terreni vulcanici con l’isola fortemente influenzata dalla fredda corrente di Humbolt. Caratteristiche che la rendono unica rispetto a tutte le altre isole della Polinesia francese. Secondo Arriagada “con acque più fredde, temperature meno estreme e livelli di umidità più bassi, la crescita delle viti ai fini della vinificazione potrebbe svilupparsi con grande successo”. I vitigni? Chardonnay e Pinot Nero. La zona vitivinicola dove saranno stati piantati? Pu Ika ta’e Hape… se riuscite a pronunciarlo!

 

Isola di Pasqua: ben 300 vitigni nel vulcano Rano Kau. Ora si cerca di codificarli

Qualcosa ci dice che queste entreranno di diritto nelle vigne più “bizzarre” del pianeta. A dirla tutta, come spiega sempre Arriagada, si sta cercando di indagare proprio sulle viti che i francesi hanno portato qui nel 1800. “Abbiamo tagliato 300 vitigni dalle viti selvatiche trovate all’interno del vulcano Rano Kau, in differenti stati di crescita e maturità. E’ stato allestito un vivaio per valutare la loro capacità di adattamento e la velocità della crescita. La prossima sfida è effettuare uno studio di ampelografia per scoprire a quali qualità appartengono”.

Lo scopo è duplice. Se da una parte si vuole creare un vino che si pensa potrà avere ottime qualità, dall’altra il vigneto fungerà da ulteriore attrattore turistico di un’isola che già porta qui 100mila visitatori all’anno. Fate una proporzione: gli abitanti sono 8mila! Ad attrarli sono i Moai che campeggiano sull’isola, ma se vederle potrà andare di pari passo con una degustazione… perché no!

Siamo nel bel mezzo del Pacifico meridionale, in un territorio praticamente incontaminato, ad oltre 2mila miglia dalla costa. Questa è l’Isola di Pasqua grande il doppio di Manhattan e senza neanche un grattacielo. Ed è qui che nascerà il vigneto di cinque acri pensato da Arriagada e gli altri imprenditori. A dirla tutta il clima qui, da quanto ne sappiamo, è subtropicale con temperature di 21 gradi e pochissimo sbalzo termico. Viene quasi voglia di trasferirsi… sembra proprio che si viva che è… una Pasqua!

 

Se non avete voglia di aspettare per degustare questo vino particolare, potete intanto fare un salto sull’atollo di di Ragiroa dove le viti crescono sui coralli!

Ph: Vin the Tahiti. Foto sito web Demaine Dominique Auroy

Pensate che sia troppo il tempo da aspettare per provare il vino dell’isola di Rapa Nui? Beh se proprio non potete resistere e fare tappa in Polinesia è un’esigenza impellente di cui non sentite di poter fare a meno, allora vi ricordiamo che c’è un altro scenario magico da scoprire sull’Atollo di Ragiroa, dove il vino viene coltivato praticamente a ridosso della barriera corallina.

Siamo ovviamente nella Polinesia Francese ed è qui che qualche anno fa l’enologo Dominique Auroy ha creato la sua cantina oggi seguita da un enologo francese. Ed è qui che si imbottiglia il “Vin de Thaiti”. E’ stata una vera impresa far maturare l’uva da queste parti, ma l’enologo in questione, Sébastien Thepneier è riuscito nell’impresa. Ci si è provati in diversi punti dell’isola, ma le zone umide e secche non hanno facilitato le intenzioni che, alla fine, si sono concretizzate in diversi ettari coltivati dove maturano, udite udite, il Carignano, vitigno di origine italiana frutto dell’incrocio tra uve Bicane e Moscato di Amburgo, Moscato, Amburgo e Grenache.

Insomma un po’ di Italia c’è! Le viti si piantano nel corallo e nei detriti di corallo… sembra una magia! I vini che ne sono nati e sono in commercio, dalle nostri informazioni sono quattro. Ovvero il Thaiti Blanc de Corail, il Thaiti Clos du Récif Franc de Pied, il Rosé Nacarat e il Thaiti Blanc Moelleux.

Ci è venuta voglia di partire e di assaggiarli… prima o poi siamo certi che torneremo tutti a farlo!