Sembrava fantasia e invece il cambiamento climatico ha reso accessibili luoghi inaccessibili permettendo alle viti di maturare, ma la lotta al cambiamento del clima deve continuare

Del climatologo Gregory Jones vi avevamo parlato nel 2019, oggi torniamo a parlare di lui perché di recente alla Bbc è tornato a parlare di cambiamenti climatici e dirci che sì, l’idea che si potesse produrre vino in Norvegia non era mera fantasia: oggi è realtà.

 

Bjørn Bergum sognava di fare il vino in Norvegia e alla fine…lo ha fatto “grazie” al cambiamento climatico!

Ph: l’azienda Slinde Vineyard (Credito photo: sito dell’azienda norvegese)

Jones è un climatologo specializzato nella produzione vinicola e il vino, in Norvegia, si è avventurato a produrlo (per primo) Bjørn Bergum vincendo la sfida. Di solito, è cosa nota, i vigneti maturano e producono tra i 30 e i 50 gradi di latitudine. In questo caso siamo lungo il 61esimo parallelo nord, dove oltre alla Norvegia, passano Finlandia, Svezia, il sud della Groenlandia, il Canada meridionale, l’Alaska e tutta la Russia.

Ciò che sembrava impossibile, ora impossibile non è più e il cambiamento climatico, in questo senso, ha avuto un peso non indifferenze. Slinde Vineyard, l’azienda di Bergum, si trova in un fiordo norvegese e diciamolo, si può davvero definire viticoltura eroica quella che si fa da queste parti. I vigneti scivolano lungo i pendii, il modo migliore per far sì che prendano il sole (quando c’è).

E che sia stato proprio il cambiamento climatico a convincerlo che sì, il vino qui si poteva produrre, lo ha confermato proprio Bergum alla Bbc spiegando che rispetto a quando era bambino le gelate non sono poi più così frequenti. “Oggi quando piove – ha dichiarato – piove di più e quando il clima è mite fa ancora più caldo”. Insomma, se è vero che il cambiamento climatico ha tante facce negative, qualcuno è riuscito a coglierne almeno un aspetto positivo.

 

Una viticoltura eroica che ora deve superare il pregiudizio, ma chi l’ha vinta non ha paura e già punta ai mercati internazionali

Come abbiamo accennato fare viticoltura qui è davvero eroico. Servono vigneti molto resistenti e da quando Bergum ha dato inizio alla sua sfida personale, era il 2014, non ha mai smesso di sperimentare per trovare la vite perfetta per adattarsi a clima e terreno. Di piante ne 2.700 e le varietà sono tante. 

A favorire la produzione sarebbe proprio la luce di cui godono le vigne, una luce particolare che si riflette sulla superficie del fiordo, spiega lui stesso.

Se il vino in Norvegia ha vinto la sua sfida, non è lo stesso con il pregiudizio. Voi come reagireste se vi offrissero un vino norvegese che, nella nostra mente, fa il paio con il clima mediterraneo? Beh una lamentela Bergum ce l’ha da fare perché, spiega, “molti vengono, lo assaggiano e ne tessono le lodi” però poi quando “tornano in patria non ne fanno menzione, forse perché la nostra reputazione in campo vinicolo è ancora troppo acerba, ma è tutto un pregiudizio”, dice lui stesso.

In patria però le medaglie d’oro le hanno vinte Bjørn e Halldis (il suo socio che di anni ne ha 60) e ora guardano in grande: vogliono portare le loro bottiglie ben oltre i fiordi e partire alla conquista dei mercati internazionali continuando a formare giovani viticoltori in patria al fine di creare un vero e proprio distretto enologico.

 

Ecco come è possibile fare il vino in Norvegia: il climate change ha reso accessibile l’inaccessibile, ma combatterlo resta una priorità

E la conferma che il cambiamento è proprio quello che ha reso possibile l’impossibile lo conferma Jones. “L’emergenza climatica sta spingendo i vigneti sempre più a nord – è tornato a dire -. Negli anni le temperature fredde hanno subito un rapido processo di ricalcolo. Le soglie più difficilmente sostenibili si sono spinte nelle zone dell’estremo nord e dell’estremo sud degli emisferi boreale e australe”.

Tanto per fare un esempio: negli Usa oggi la stagione di crescita compresa tra aprile e ottobre è già di un grado più calda rispetto al 1970. Questo non vuol dire che la soluzione al cambiamento climatico sia spostare le produzioni. Questa è una necessità che di certo sta aprendo nuovi scenari, ma non va dimenticato che il riscaldamento globale vuol dire anche più incendi, alluvioni, gelate tardive, piogge torrenziali, siccità e così via. Il problema di fatto resta, tanto è vero che se ci sono zone dove il vino è una novità, ce ne sono altre dove soffre: vedi la mitica regione di Bordeaux.

Senza dimenticare che con inverni più brevi e caldi le malattie per la pianta sono più probabili. Insomma come ogni cosa anche dal negativo può nascere il positivo, ma il negativo bisogna continuare a combatterlo. Ora però a noi di assaporare questo vino norvegese…ci è venuta voglia!