Difficile a dirsi, ma i produttori scandinavi sentono che i cambiamenti climatici li porteranno in auge. Il gap è a dir poco enorme, ma se ci credete questa potrebbe essere la vostra Klondike

Immaginiamo una nuova geografia della viticoltura. Lo dovremmo fare a quanto pare visto che i futuri viticoltori potrebbero trovare terreno fertile per coltivare lì dove fino ad oggi ci sembrerebbe inimmaginabile.

La storia dei vini europei potrebbe cambiare drasticamente. Perché? Per i cambiamenti climatici. Ne è convinto Hans Munter, capo della Danish Wine Association.

Nella nuova geografia della viticoltura la Scandinava si vede grande produttore. Cambiamenti climatici? Ci vedono una grande opportunità

Siamo pronti ad immaginare un mondo in cui il vino migliore arrivi dalla Scandinavia invece che dalla Francia, l’Italia o la Spagna? Francamente no. Eppure c’è chi pensa che il futuro sarà proprio questo. E i numeri lo testimonierebbero. In Danimarca, infatti, esistevano appena due vigneti quindici anni fa. Oggi sono 90. Non diversa la situazione in Svezia dove se ne contano 40 e, udite udite, persino la Norvegia ha iniziato a produrre nei suoi 12 vigneti!

Certo la distanza è siderale e mai termine fu più adatto. Parliamo di 10 milioni di acri nel resto d’Europa per cui se mai ciò accadesse difficilmente saremmo noi a ricordarcelo. Ma che la tendenza ci sia pare certo. Lo è per Munter che ammette: “siamo ancora una goccia nel secchio. In questo momento non abbiamo il volume per valutare se si tratta di un buon affare”. Ma d’altra parte se neanche si prova non lo si saprà mai. E se è vero che tra 50 anni i Paesi scandinavi avranno una temperatura pari a quella attuale della Francia del Nord allora forse si potrebbe diventare pionieri di questa nuova realtà.

Secondo Gregory Jones, climatologi e direttore del Centro Evenstad per l’educazione del vino in Oregon, le lancette scorrono già. “Si nota ultimamente – afferma – una naturale crescita numerica di pionieri alla ricerca di limiti climatici freddi per la viticoltura e probabilmente vedremo un maggiore sviluppo del business in queste zone”. E i produttori scandinavi ci credono. “Stiamo cercando le opportunità nei cambiamenti climatici”, ha infatti dichiarato al New York Times Mosegaard, fondatore di Skaesogaard Vin. “Nei prossimi decenni – dice con convinzione -, coltiveremo più vino in Scandinavia, mentre i Paesi che hanno dominato tradizionalmente l’industria produrranno meno”. Ci pare un azzardo ma tant’è.

 

Non sappiamo se nella nuova geografia della viticoltura la Scandinavia vincerà, ma Italia Spagna e Francia intanto si spostano in montagna

Una cosa è certa però: anche i nostri viticoltori corrono ai riparti. Lo fanno gli italiani e gli spagnoli soprattutto. Non pochi quelli che hanno iniziato a piazzare vigneti sui lati ombreggiati delle montagne, con i francesi che si sono addirittura spinti a sperimentare uve provenienti dalla Turchia. E nel frattempo gli scandinavi si danno da fare.

“Stiamo cercando di definire lo stile nordico del vino”, ha dichiarato Tom Christensen, fondatore della Dyrehoj Vingaard, la più grande azienda vinicola della Danimarca. “Se avessi un vigneto spagnolo lo venderei per investire qui”, ha aggiunto. Una voce che può dire al sua visto che nonostante il clima lui di bottiglie ne produce 50mila tra bianchi e spumanti di altissima qualità. Sempre numeri piccoli al confronto se si pensa che tutte insieme Danimarca, Norvegia e Svezia fatturano 14 milioni di euro a fronte dei 28 miliardi della Francia.

Se siete alla ricerca di nuove avvincenti avventure questo potrebbe essere il vostro Klondike!

(Fonte Agi)