Lo studio del Campus Bio-Medico di Roma conferma: antinfiammatorio e antiossidante naturale se bevuto con moderazione. Ma all'Università si studia anche il futuro delle cantine e della nostra alimentazione

Il vino fa bene? Di solito le risposte le andiamo a cercare in studi condotti all’estero per i quali difficilmente possiamo avere riscontro. Ma questa volta è l’Italia a venirci incontro e per la previsione i medici e i docenti dell’Università Campus Bio-Medico di Roma: meglio bere il giusto che non bere affatto!

Lo studio è stato presentato nel corso del congresso “Vino e Salute” organizzato da Ct Consulting Events a Palazzo Borghese qualche giorno fa.

 

Il Vino fa bene? Dal paradosso francese alla longevità sarda…ha ragione chi un calice sa quando concederselo

A cosa fa bene il vino? Al cuore. O meglio all’attività cardiovascolare. La quantità moderata del nettare di bacco è un toccasana. E a confermarlo è stato il cardiologo Germano Di Sciascio. E per una volta le cosiddette credenze popolari hanno visto giusto: è il vino rosso il migliore per il nostro cuore. E a dimostrare che al nostro sistema cardiovascolare un buon calice può solo far bene è il cosiddetto “paradosso francese”. Una cucina grassissima e una bassissima incidenza di patologie che coinvolgono il muscolo più importante del nostro corpo.

Ma esempi li abbiamo in casa nostra. E il più eclatante è quello della Sardegna. “Anche lì – ha detto nel corso del dibattito Di Sciascio – la dieta è ricca i grassi ma risulta una bassa incidenza di malattie cardiovascolari nonché è il territorio con l’indice di longevità più alto al mondo”. Di chi è il merito? Di certo non solo suo, ma il Cannonau fa la sua parte grazie ai polifenoli che svolgono, ha sottolineato il cardiologo, un’attività antiossidante superiore di tre volte alla media.

 

Il vino fa bene sì, ma in realtà ad aiutarci sono i polifenoli. Antiossidanti naturali che aiutano il nostro organismo, ma solo fino ad una certa età

Vi siete mai chiesti cosa sono dei polifenoli? Sono degli antiossidanti naturali che si trovano nelle piante e, quindi, anche nell’uva. I medici che hanno condotto lo studio lo spiegano molto meglio di noi: riducono l’aggregazione piastrinica favorendo il corretto funzionamento delle arterie. Non solo. Sono eccellenti antinfiamatori e aiutano nella lotta al colesterolo cattivo. Tanto vale ricordarlo: l’effetto antinfiammatorio non vale se parliamo di impossibilità di percepire dolore quando si alza troppo il gomito.

La prima regola è sempre la stessa: la moderazione. In caso contrario, Di Sciascio lo ha ribadito più volte, le conseguenze sono solo negative.

La verità è che quel che si sa è ancora troppo poco, ma sul fatto che i polifenoli aiutino c’è certezza e che concedersi un calice di buon vino non può che essere cosa buona e giusta. L’occasione è stata anche quella per ricordare l’ultima ricerca condotta su 3mila persone nel Regno Unito, gli Usa e l’Olanda che ha diostrato che il vino rosso aiuta la diversificazione batterica del nostro intestino favorendone il funzionamento. Sia chiaro però: approfittatene finché potete. Dopo i 65 anni, secondo una ricerca svolta nel Chianti tra il 1998 e il 2009, il resvetarolo perde i suoi superpoteri. L’artrosi ve la tenete insomma!

 

Nei sensori elettronici il futuro delle cantine e la lotta allo spreco alimentare

Se da una parte c’è lo studio degli effetti del vino, il Campus Bio-Medico porta anche avanti lo studio del vino, o meglio dei sensori elettronici di ultima generazione per supportare il lavoro di chi il vino lo fa.

A spiegare quali studi si stanno portando avanti è stato l’ingegnere elettronico Marco Santonico, docente di Scienze e tecnologia alimentare e gestione di filiera. Da un anno e mezzo in laboratori si lavora al loro perfezionamento e gli esperimenti hanno già portato ottimi risultati. Sono stati infatti portati avanti su un campione di vini bianchi e spumanti. Il sensore è riuscito a distinguere al 100% la differenza tra i vini e nell’80% anche le diverse tipologie. L’obiettivo non così tanto fantascientifico quanto potrebbe sembrare a un profano, è quello di inserire dentro un tappo il sensore così che possa capire in tempo reale in che modo sta invecchiando e, magari, portarlo sullo smartophone per sapere, stando solo in cantina, se uno specifico vino ha subito alterazioni.

Studi dai molteplici risvolti, compreso quello del contrasto allo spreco alimentare. Che dire? Un piccolo brindisi ce lo possiamo concedere.