Un'analisi dell'Università di Siena condotta con le Donne del Vino lo dice chiaramente: tra chiaro-scuri il mondo dell'impresa rosa piace alle banche che erogano finanziamenti

Il “gap gender” nell’accesso al credito, almeno nel mondo del vino, non c’è più. E’ quanto emerge da un’analisi dell’università di Siena che ha condotto la sua ricerca su un campione di imprenditrici femminili dell’associazione nazionale Le Donne del Vino. Per la prima volta nella storia del Paese il dato, dunque, va in controtendenza sebbene problemi permangano.

“Donne e accesso al credito” questo lo studio presentato dal professor Lorenzo Zanni che, dunque, conferma la capacità femminile di aver conquistato un ruolo importante in un settore che non è più a target prettamente maschile.

 

Il gap gender nel mondo del vino, per il credito, sembra finito: lo confermano 127 Donne del Vino. Oggi ci sentiamo tutti un po’ più rosa!

L’indagine è stata condotta nel 2019 e ha interessato 167 imprenditrici con 127 di queste alla guida di una cantina. Un campione, dunque, delle 890 Donne del Vino che raccoglie produttrici, ristoratrici, enotecarie (e anche qui le quote rosa volano), sommelier, giornaliste ed esperte nei più variegati settori dell’enologia in lungo e in largo nel Paese.

E’ come vedere “la luce in fondo al tunnel”. Questo il commento della presidente dell’Associazione Donatella Cinelli Colombini. Sebbene rispetto al finanziamento chiesto le somme erogate sono state inferiori, solo il 3% delle intervistate ha visto negarsi il prestito negli ultimi 10 anni. E il dato è importante e si considera che il 65% di queste un finanziamento lo ha richiesto.

Ed è positivo anche il fatto che a volere accesso al credito siano state soprattutto le imprese più piccole, quelle cioè al di sotto dei due milioni di fatturato annuo. La prova del dinamismo del settore e delle donne nel settore che hanno utilizzato le somme ottenute per fare nuovi investimenti nel 72% dei casi.

 

La differenza uomo-donna nell’accesso al credito finisce grazie al “dinamismo giovane e rosa” che investe per potenziare la propria crescita

Non un sostegno all’impresa dunque, ma una crescita della stessa. E’ su questo che si lavora. Una crescita che chiede investimenti per aumentare qualità, remuneratività e dimensione produttiva. Ed è bello sapere che importante è stato anche l’impegno di queste per la tutela ambientale oltre che per l’export. E’ la piccola dimensione conta anche per ottenerlo l’accesso al credito. Il 50% delle Donne del Vino che hanno chiesto e ottenuto finanziamenti, infatti, si sono rivolte a banche locali con comunque il 41,8% che lo ha chiesto ed ottenuto a istituti di credito nazionali. Solo il 4,7% ha cercato altre fonti di finanziamento.

Che donne sono? Giovani e con la voglia di fare. L’età media delle richiedenti è infatti di 42 anni e hanno un’esperienza di circa 12 anni all’interno di un impresa votata all’enologia. Per oltre la metà dei casi (il 52%) hanno anche una laurea e quasi tutte (il 90,7%) ha fatto esperienze professionali in settore diversi portando dunque anche un’esperienza a largo raggio che permette loro di avere una visione più ampia delle possibilità da cogliere.

 

A ridurre il gap nell’accesso al credito la forza del settore agricoltura. La speranza? Che le donne lo ottengano anche in tutti gli altri settori

Se il credito ha detto “basta” al gap gender, lo stesso non è se si parla di “leva finanziaria”. Ancora troppa prudenza sotto quel punto di vista, ha rilevato Lorenzo Zanni, sebbene soddisfatto dell’atteggiamento delle banche. Un ulteriore passo da compiere dunque, ma la direzione sembra essere quella giusta.

Certo è che a contribuire allo svecchiamento è anche il momento favorevole dell’agricoltura e ancor prima del vino italiano. “Le cantine italiane negli ultimi cinque anni – ha rilevato Colombini – hanno accresciuto fatturati e margini (+3,9% e +5,8%), hanno esportato di più e hanno visto salire il valore delle vigne dell’1,2% ogni anno . Un dato quest’ultimo, che nelle zone più vocate è schizzato alle stelle”, ha sottolineato. E questo alle banche piacciono così come piacciono le performance “green” tutte al femminile. “Le donne – ha aggiunto la produttrice siciliana Lilly Faziodirigono imprese che coprono il 21% della superficie agricola coltivabile Sau ma producono il 28% del Pil agricolo italiano. In Europa, il 42% di chi lavora in agricoltura e donna pari a oltre 26 milioni di persone”.

La luce in fondo al tunnel dunque si vede nel mondo del vino. Sarebbe bello se di tinte rosa si tingesse in ogni altro settore. Ben vengano i nuovi investimenti.