Un elogio della regione dove il vino si incontra con tradizione, innovazione e sostenibilità. Per la rivista il futuro dell'enologia del territorio è luminoso!

Livia Hengel, redattrice della prestigiosa rivista Forbes, riconosce la Sicilia come principale regione vinicola del Bel Paese. In un interessante articolo, in cui a parlare sono stati gli addetti ai lavori, ci spiega perché l’isola merita il primato. Una terra unica fortemente legata alla sua storia e il suo passato che ha però saputo guardare oltre puntando su innovazione e sostenibilità.

Ecco cosa è emerso dall’approfondimento firmato da Hengel.

 

La Sicilia è un vero e proprio ‘continente vinicolo’ fatto di varietà e attenzione al territorio che ben conosce la sua storia e ne fa leva per un futuro di innovazione!

Ph: Marsala – Vigneto credito photo Pixabay

Partiamo da un innegabile dato di fatto: la Sicilia è un luogo magico. Culla della cultura greca, con una natura dai colori unici, panorami meravigliosi, una cucina inimitabile e un’enologia che affonda le sue radici in un passato a dir poco lontano. I terreni vulcanici ne hanno fatto una regione di grande floridità; il mare una terra d’approdo e di partenza per le rotte commerciali che ancora oggi fanno del Mediterraneo uno dei cardini principali. Chiunque la visita se ne innamora. Chiunque vi arrivava voleva conquistarla. La cultura, in ogni sua forma, qui ha subito contaminazioni e trasformazioni facendo della Sicilia un simbolo di quell’Italia che ci piace. L’Italia di ampie vedute, così attaccata alla sua storia, ma così capace di guardare al futuro senza timore.

Finalmente la Sicilia, da quanto leggiamo, diventa non solo quel luogo di cui parlare per gli stereotipi negativi che purtroppo l’hanno troppo spesso identificata. Oggi, la Sicilia, è una terra che afferma una identità fatta di bellezza, valori e unicità.

Fatta questa premessa Forbes sottolinea come la Sicilia è un vero e proprio “continente vinicolo”. E’ questa la più grande regione vinicola d’Italia capace sempre di stupire. Sono 98mila gli ettari di vigneto siciliani e per chi firma l’articolo il suo clima e ciò che gli permette di avere vini davvero unici.

 

La Sicilia è “sostenibile per natura” e le aziende sono attente a preservare l’ambiente regalano sempre grande qualità!

Una unicità che guarda molto alla sostenibilità, si evidenzia. La storica cantina Firriato, ricorda Forbes, è stata la prima azienda italiana certificata “Carbon Neutral” cioè ecosostenibile e ad impatto zero. Non solo: nel 2019 ha anche avviato un progetto di adozione degli alberi al fine di difendere il territorio…e tutto il pianeta. E la scia è lunga. Tanti, oggi, tornano da queste parti per promuovere la viticolturaSi punta su qualità, sostenibilità e uve autoctone. La chiave del successo, dunque, la si ritrova in una caratteristica tutta italiana: la biodiversità capace di esaltare la località in un’ottica di internazionalità. Un ruolo importante viene riconosciuto, ovviamente, al Consorzio Sicilia Doc: 500 i suoi associati e tutti guardano avanti, al di là dei problemi…al di là delle difficoltà che il Covid ha portato all’enologia di tutto il mondo.

Una viticoltura ‘eroica’ e attenta…parlano gli addetti ai lavori

Ci piace quello che scrive la Hengel quando afferma che la Sicilia è “sostenibile per natura”. Topografia, suoli e climi diversi la rendono incredibilmente ricca e diversificata. Nero d’Avola e Grillo sono le varietà autoctone più coltivate nell’isola dove l’agricoltura biologica prospera e la vendemmia dura ben cinque mesi partendo da fine luglio con i vitigni a bacca bianca per chiudersi a novembre sulle vette dell’Etna.

Già solo scriverlo regala emozioni, lo ammettiamo. Tra gli addetti ai lavori ascoltati da Forbes, anche Diego Cusumano a capo dell’omonima famosissima cantina che con i suoi tanti vini ci regala, per ognuno, un pezzo di Sicilia. Una cantina che, per i suoi vini, ricorda lo stesso, ha scelto le altitudini per far maturare al meglio le uve.

Ovunque, in Sicilia, ci si può imbattere in un vigneto. Anche sulle isole e in particolare a Pantelleria, Salina e Favignana. Una viticoltura che, ha affermato alla rivista Filippo Bartolotta, enologo ed educatore, si può definire “eroica” vista la latitudine e la vicinanza alla Tunisia. La Sicilia vanta il 34% dei vignet biologici e il numero è in crescita. Non solo. Grazie alla Fondazione SOStain Sicilia promossa da Assovini Sicilia e il Consorzio di Tutela Vini Doc Sicilia, sono stati fatti diversi protocolli di sostenibilità per il risparmio idrico, la promozione della tecnologia, l’efficientamento energetico e la trasparenza della comunicazione.

 

I vitigni autoctoni sono la forza di un territorio che vuole riscoprirli tutti!

Bene anche il ricordare quanto si è fatto per non disperdere il patrimonio di questa terra. Esempio ne è il Grillo, vitigno autoctono che nell’800 veniva utilizzato solo per il Marsala e che rischiava di sparire se non fosse stato il Consorzio che nel 2005 ha deciso di dargli nuova vita facendolo diventare oggi un simbolo dell’enologia siciliana.

Accanto il Nero d’Avola, come accennato, capace anche questo di regalare vini eleganti e inimitabili. Le uve autoctone siciliane, sottolinea ancora l’articolo, sono ben 70 e sono salvaguardate e studiate nell’Orto Botanico di Palermo. Reperti storici, si potrebbe dire, o come vengono chiamati “vitigni reliquie”. Pochi esemplari per un patrimonio inestimabile che molti viticoltori sperano di riportare a nuova vita.

Tra le aziende citate da Forbes tra quelle che hanno saputo esaltare Grillo e Nero d’Avola c’è Riofavara, azienda vinicola biologica a conduzione familiare.

Insomma vecchie e nuove generazioni si incontrano così come passato e futuro nella magica Sicilia. E i suoi vini, oggi, guardano al futuro con grandi e concrete ambizioni.

 

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