Dalla necessità di cambiare il linguaggio con cui si 'racconta' il vino, nasce il 'metodo' di Sommelier Coach. Spazio alla soggettività tra emozioni, ricordi e desideri

Una “scheda di degustazione emozionale”? Certo che sì. Ci piace l’idea di Sommelier Coach, primo programma al mondo che abbina mondo del vino a crescita personale. Sì, ci piace, perché risponde a quel bisogno di cambiare il linguaggio di un settore che si è chiuso per troppo tempo nella autoreferenzialità e che ha bisogno di trovare nuove forme di comunicazione per ‘parlare’ anche a chi esperto non è!

 

La degustazione emozionale mette la persona al centro…banditi i tecnicismi!

Ph: source – pagina Fb Sommelier Coach

Quello presentato dai due fondatori del progetto, Enrico Mazza e Gennaro Buono, in occasione dell’evento di apertura della seconda edizione di Sommelier Coach live 2021, è un vero e proprio “metodo” di degustazione che, siamo certi, piacerà. Come ben hanno sottolineato i due “il vino è una materia viva: per questo la sua comunicazione deve essere al passo con i empi, assecondare nuovi stimoli, esaltare sensazioni reali e la percezione più intima di noi stessi grazie al coinvolgimento di tutti i sensi”. L’idea è quella di mettere i tecnicismi nel cassetto o, perlomeno, di lasciarli al mondo “degli esperti” abbinandoli però sempre e comunque a un’esigenza di soggettività. E’ tempo di cambiare. Ed era ora!

Nel parlare del vino quello che deve prevalere è dunque “l’emozione, la sensorialità e la centralità della persona”. Questo il percorso formativo di Sommelier Coach che guarda ai professionisti non di domani, ma già di oggi. Sì perché, ce lo ha mostrato anche la pandemia, anche per i sommelier è stato necessario reinventarsi. E il linguaggio è stata la chiave per trovare nuove vie di comunicazione e non finire loro in un cassetto.

 

Il colore? E’ un ricordo. Un profumo? un momento del passato. Il gusto? Magari un desiderio…spazio alle parole e l’instrosprezione con la degustazione emozionale!

Cosa si intende dunque con degustazione emozionale? Le parole già lo dicono, ma vale la pena esplicarlo. Vuol dire raccontarla una degustazione. Vuol dire scavare dentro l’essere umano, facendo emergere il suo vissuto, i suoi ricordi, le sue sensazioni. Cambiano dunque le regole dell’analisi degustativa tradizionale, “più accademica e legata all’oggettività, in favore di un ‘racconto del vino’ – spiega Sommelier Coach –, non solo per gli ‘addetti ai lavori, ma più semplice, familiare, che non annoia: l’obiettivo di un buon degustatore è farsi capire, emozionare le persone e renderle libere dai condizionamenti”.

La sensazione che dà a noi è quella di un ritorno all’antico, paradossalmente. E cioè al quando il “logos”, la parola, era al centro dell’agire umano. Quando le storie si tramandavano, si arricchivano, si cucivano addosso all’ascoltatore per portarlo in un viaggio che oggi siamo abituati a chiamare “storytelling”. Cambiano i modi, ma la sostanza resta la stessa: ciò che deve restare è una memoria indelebile, un ricordo…quello di un’emozione che fa emergere ricordi e sensazioni.

Cosa diventa così un colore? Magari proprio un ricordo. E un profumo? Un momento del proprio vissuto. Il gusto? un’immagine di un luogo dove, magari, si vorrebbe essere o si è stati sia esso in riva al mare davanti ad uno splendido tramonto, o davanti ad un camino in una baita di montagna mentre fuori imperversa una tempesta di neve. Spazio dunque a sogni, desideri e tutto quanto si è vissuto, si vorrebbe vivere, si immagina di poter provare.

E così che un calice di Greco di Tufo, spiegano i founder del progetto, può riportare alla mente un piatto di fritto misto o un risotto agli agrumi mangiati in un ristorantino in riva al mare cullati dal rumore delle onde al tramonto. Ed è sempre così che un Nebbiolo può richiamare le immagini di un piatto di pizzoccheri gustato in compagnia, o uno spezzatino di cervo mangiato in una baita di montagna.

 

La formula vincente di Sommelier Coach che ha conquistato il mondo!

A presentare il nuovo ‘metodo’ insieme a Mazza e Buono, sono stati, tra i tanti, anche lo chef Gennarino Esposito (due stelle Michelin con la Torre del Saracino di Vico Equense), il critico Luigi Cremona, il ‘re dei cocktail’ del Principato di Monaco Giorgio Rocchino e Lorenzo Ferraboschi, massimo esperto di Saké.

Sommelier Coach ha fatto dell’innovazione e lo spirito visionario il fattore di differenza che lo ha reso vincente. Oggi è presente in 23 Paesi del mondo, ha un suo libro, 5 programmi formativi, 120 video per la formazione, un campus accademico e tre attestati internazionali. Un programma quello di questa realtà che vede la sua massima espressione nel “Sensory Campus”: un percorso accademico sviluppato per chi uvole diventare un “Sommelier Coach Senior Professionista”, capace, credibile e autorevole. Il Campus dura due anni e prevede soprattutto lezioni on line ed esperienze in alcuni dei luoghi magici del vino: Champagne, Langhe, Valpolicella, Montalcino-Val d’Orcia e Costiera Amalfitana.

 

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