Bene nei primi sei mesi del 2017 secondo i dati Oemv. Giusto sorridere, ma stando attenti alla situazione generale. Francia e Portogallo fanno molto bene, proprio come noi. Anche meglio. Ma la differenza è nel fatto che il vino italiano non conosce differenze di categoria!

I problemi ci sono. L’annata, quantitativamente, non è andata affatto bene e i prezzi sono destinati a salire. E questo, a dirla tutta, non è necessariamente un male. Negli Usa la frenata c’è stata ed è stata brusca. Il ritardo Ocm ha creato non poco caos e ritardi sebbene, finalmente, la situazione si è finalmente sbloccata. Nonostante gli aspetti negativi, un dato realmente positivo c’è: l’Italia del vino continua a fare numeri nell’export. Lo confermano i dati dell’Oemv, l’Osservatorio Spagnolo del Vino che registra come l’Italia sia uno dei tre Paesi che nel primo semestre 2017 ha fatto meglio.

Si sorride dunque, ma non si può di certo gongolarsi visto che bene quanto noi ha fatto la Francia. Il competitor con cui ci troviamo più spesso a fare i conti se parliamo di Vecchia Europa e proprio quella nazione dalla grande storia enologica che ha recuperato in pochi mesi 16 anni di dominio che i nostri vini hanno avuto negli Usa. L’altro Paese che fa bene è il Portogallo. La buona notizia, per tutte e tre i Paesi, è che l’andamento in positivo si registra sia in termini di volumi che di valori

 

Export vino: cresciamo sì, ma non più degli altri. La differenza? il nostro vino non conosce categorizzazione

 

export vino dati oemv

 

Partiamo da casa nostra, cioè dai primi sei mesi dell’export del vino italiano. Le buone notizie, per quanto ci riguarda, sono almeno due. La prima, che vale anche per Francia e Portogallo, è che i volumi sono cresicuti. In vista di un annata scarsa come quella che verrà fuori dalla vendemmia 2017, è una notizia da non sottovalutare considerando che proprio la scarsità determinerà un innalzamento dei prezzi e che, comunque, il clima la vendemmia l’ha condizionata in tutto il Vecchio Continente, facendo sì che, probabilmente, i volumi resteranno per tutti in una media che non porterà all’avanzamento eccessivo di un competitor sull’altro. Cosa che, però, andrà valutata più avanti, quando cioè saranno avviati finalmente i progetti finanziati nei Paesi Terzi dai fondi Ocm.

Il clamoroso ritardo ci penalizzerà? Troppo presto per dirlo. Certo è che il continuo avanzare di valori e volumi fa ben sperare al di là delle opportunità che saranno inevitabilmente perse.

L’altra buona notizia per il vino italiano è che soltanto il nostro, rispetto a quello dei competitor finiti sotto la lente d’ingrandimento dell’Oemv, ha visto crescere valori e volumi in tutte le categorie. Non c’è uno scollamento, quindi, tra sfuso, vino in bottiglia, vini fermi, bollicine ecc…L’Italia fa bene in ogni aspetto e nonostante il brusco arresto e il recupero francese, negli Usa continua ad accrescere la sua presenza in termini di valori e volumi. Così come accade in Germania. Le esportazioni italiane nei primi sei mesi 207, dunque, hanno superato il miliardo di litri con un incremento del 6,2% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Il valore registrato è a sua volta cresciuto del 7,1% permettendo di “incassare” 2,78 miliardi id euro con un prezzo medio passato dai 2,68 ai 2,70 euro al litro. Prezzo che esclude gli sfusi che ha fatto registrare un lieve calo.

E proprio gli Usa restano il nostro punto di forza. 700 i milioni di euro di vino spediti nel primo semestre dell’anno oltreoceano. La preferenza è stata per bollicine e bottiglie, mentre la Germania con i suoi 480 milioni di export ha confermato la sua preferenza per gli sfusi.

 

Export vino: la Francia sul fronte prezzi resta irraggiungibile, ma nei suoi calici abbonda il vino portoghese

 

Export vino competitor

 

La Francia

Come sono andate Francia e Portogallo? Hanno fatto meglio. Almeno sotto alcuni aspetti. Ecco perché sorridere va bene, ma farlo stando con le orecchie tese è meglio. I cugini d’oltralpe ci hanno fatto sentire chiaramente la loro presenza negli Usa come abbiamo più volte ribadito. Nel complesso a fronte di quel 7,1% di crescita italiana, i loro vini hanno incrementato la loro presenza all’estero di ben 491 milioni di euro (il nostro 7,1% corrisponde a 185 milioni di euro).

In realtà è una conferma che però non può non farci riflettere. Se nonostante la scarsa vendemmia restiamo comunque noi i leader in termini di quantità di produzione, se si parla di vendite i francesi si riconfermano, anche in questi primi sei mesi, leader mondiali in termini di valore. In volume siamo dunque noi? No. Nonostante il nostro primato, infatti, a mettersi sulle nostre teste e su quelle dei cugini francesi resta la Spagna.

Tuttavia non c’è troppo da lamentarsi da questo punto di vista perché i francesi, proprio come noi, incrementano l’export in termini di volumi di circa 6%. A differenza nostra, però, i vini dei nostri cugini risentono non poco delal categorizzazione. Per loro, infatti, leader restano gli imbottigliati fermi e le bollicine. Scende in picchiata, invece, l’export dei vini sfusi. Sta di fatto che, nel dettaglio la Francia ha fatto registrare un +6,7% nell’export in termini di volumi (712,6 milioni di litri) e ben un +13,3% in termini di valori (4,18 miliardi di euro), con un prezzo medio cresciuto del 7,2% toccando i 5,87 euro. E su questo dato, facendo un confronto con i nostri di prezzi, si potrebbe aprire un altro lungo dibattito e una lunga riflessione.

 

Il Portogallo

Il Portogallo ha fatturato 33 milioni di euro in più nell’export nei primi sei mesi del 2017. Il 10,4% in più rispetto allo stesso periodo del 2016. Una crescita sotto tutti i punti di vista quella del vino portoghese che ha raggiunto, in volume, i 139 milioni di litri (+7,4%) e in valore i 348 milioni di euro (quel 10,4% cui si accennava prima). Non solo. Anche i prezzi sono saliti passando dai 2,50 ai 2,57 euro. Anche il Portogallo, però, come la Francia “subisce” la categorizzazione a differenza del Bel paese. E‘ l’imbottigliato qui a farla da padrone. Rappresenta, infatti, il 78% dei volumi spediti e il 93,5% dei valori. Il suo mercato di riferimento? Incredibile ma vero proprio la Francia sebbene i suoi vini inizino ad essere amati sempre più in Angola, in Brasile e proprio nei tanto ambiti Stati Uniti.