Dopo 16 anni di primato la Francia ci aggancia e si prepara ad uno storico sorpasso. Perché? Perché la promozione, qui, la fanno meglio e nei tempi e nessuno affoga nella burocrazia. Strategies Business fotografa un'italia enoica in grande affanno

Se in soli otto mesi, dopo sedici anni di primato incontrastato, ti recuperano 130 milioni di euro qualche domanda dovresti fartela. A farsela, a dire il vero, dovrebbe essere il sistema vino italiano e se vogliamo dirla tutta anche il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali. Forse lui per primo. La Francia ha cancellato 16 anni di supremazia del vino italiano negli Usa. Ci ha raggiunti e, ora, ora mira a toglierci il primo gradino del podio. La colpa? Degli investimenti! Se davvero è così allora il problema degli Ocm, oggi, ha rivelato tutta la sua importanza.

Sembra proprio che la burocrazia sia quel calice in cui già qualcuno aveva annunciato che l’Italia del vino (e non solo quella a dire il vero) stia annegando. E se non si arriva in fretta con le scialuppe di salvataggio tutto quel che si è fatto affonderà inevitabilmente.

 

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export vino usa

 

Già i primi sei mesi avevano fatto comprendere che la frenata era di quelle brusche! I due mesi successivi l’hanno confermato. Business Strategies, stavolta, porta davvero cattive notizie al vino italiano e al suo export in quello che per 16 anni era stato il suo paradiso: gli Stati Uniti d’America. Dopo 16 anni, infatti, la Francia ci ha praticamente raggiunti chiudendo il periodo con 1,091 miliardi di euro a fronte dell’ 1,099 italiano con quote di mercato rispettivamente del 31,3 e del 31,5%.

Un vero e proprio boom quello del vino d’Oltralpe che ha incrementato l’export di ben il 18,9% a fronte della crescita del 4% della nostra produzione. Se in volume la domanda di vino italiano si conferma quasi doppia, il principale competitor risponde con la stessa proporzione sul fronte del valore con prezzo medio fissato a 9,7 euro a litro contro i 4,9 dei nostri vini.

Le differenze sono sì nelle tipologie, ma la sostanza non cambia. Sgli imbottigliati fermi, ad esempio, il primato italiano è sì quello che spicca con gli 881 milioni di euro di merce importata a fronte dei 706 milioni della francia, ma se guardiamo alla crescita allora si nota come, in realtà, la situazione sia a dir poco in stallo. Gli imbottigliati fermi francesi, infatti, hanno fatto registrare una crescita del 20,6% a fronte del 2,2% italiano. Certo sulle bollicine va meglio visto che l’Italia è cresciuta dell’11,8%, ma il +15,2% dello Champagne fa comunque salire i numeri dell’export francese. Ci sono delle responsabilità? Innegabile.

La differenza del prezzo, sul valore, infuisce pesantemente, ma è sul fronte promozione che le cose vanno decisamente male e questo, in buona parte, si può attribuire a tutto il caos burocratico con cui hanno a che fare i viticoltori italiani che attendono ancora l’attivazione dei decreti del Testo Unico e il buco nell’acqua (l’ennesimo) degli Ocm il cui bando è finalmente giunto, ma i cui ritardi andranno a pesare notevolmente su quel che invece, se fatto tutto nei tempi, si poteva fare.

 

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export vino salvagente

 

Ad aggravare la situazione c’è il fatto che questa frenata arriva in uno dei momenti più floridi in termini di domanda. Il vino, insomma, si beve sempre di più e mentre i nostri competitor smerciano, noi restiamo a guardare. “Ne approfittiamo meno di tutti i principali Paesi produttori – ha infatti affermato Silvana Ballotta, ceo di Business Strategies -. L‘export italiano nel mondo infatti aumenta in valore del 7,1%, ma c’è poco da festeggiare se si osservano le performance dei competitor, a partire da Francia, Australia e nuova Zelanda. Loro, gli incrementi, li registranoa doppia cifra“.

Guardando al caso Usa le problematiche sono evidenti. E tutto è in quella parola che, per il Bel Paese, è una vera e propria maledizione: la burocrazia. Parola che, nel mondo del vino francese, è pressocché inesistente così come conferma, ad esempio, la capacità di pubblico e privato di collaborare. Caso lampante è quello dell’enoturismo, ma anche sul fronte degli Ocm le differenze sono evidenti.

A luglio, mentre qui si continuava ad attendere tra Tar e polemiche, loro avevano già distribuito fondi e presentato progetti. Noi il bando per presentarli lo abbiamo avuto neanche dieci giorni fa. E come si suol dire se perdi il treno rincorrere a piedi diventa davvero difficoltoso.

E infatti, recuperare, almeno nel breve termine è impossibile. Lo conferma anche la Ballotta che però sottolinea come, a questo punto, serva “un cambio di marcia sui tempi e sulle modalità di gestione degli strumenti promozionali a disposizione”, se non per dimenticare i danni, quanto meno per ridimensionarli.

Un allarme che ora dovrebbero essere per prime le istituzioni a raccogliere.