Presentato il XXI rapporto Ismea-Qualivita su come, le due filiere, hanno retto l'impatto con l'anno della pandemia. Un successo di tutti e per tutti

La Dop economy vero salvagente del Paese in tempo di pandemia. Il ringraziamento va ai territori, o meglio, al lavoro fatto dai 200 mila operatori e i 286 Consorzi di tutela di vino e cibo. E’ quanto emerge dal XXI rapporto Ismea-Qualivita che ha messo nero su bianco i dati del settore Dop e Igp in Italia nell’era del Covid.

Insomma, l’Italia delle produzioni si è confermata resiliente.

 

Dop economy: nel 2020 si scende ‘solo’ del 2 per cento, l’export fa pari, il Nord traina e il sud e le isole crescono

Nel 2020 il settore Dop Igp italiano ha raggiunto i 16,6 miliardi di euro di produzione con una perdita di “solo” il due per cento considerando i tanti problemi che la pandemia ha portato sia nella produzione che nella distribuzione e il consumo. Un numero pari al 19% del fatturato totale dell’agroalimentare, con l’export capace di restare praticamente in parti con i suoi 9,5 miliardi di euro (-0,1%). Numero che a sua volta rappresenta il 20% delle esportazioni complessive del settore.

Il dialogo tra istituzioni e operatori, gli accordi, le misure di sostegno e la solidarietà riscoperta in un anno tanto difficile, insomma, hanno dato le risposte sperate alle filiere della Dop economy, che, va sottolineano, non sono di certo un patrimonio delocalizzabile. L’unicità si conferma dunque un motore trainante che va sostenuto.

Se qualcuno dovesse obiettare che il -2% è un numero che comunque determina il primo stop, dopo dieci anni di crescita, la risposta è semplice: in un tempo tanto difficile, resistere è stato un grande successo.

Guardando ai territori a trainare la Dop economy è il nord, ma sud e isole vanno in crescita. Tra le prime venti province per valore, 11 sono nel Nord-Est con in testa Treviso, Parma e Verona. Regioni che valgono più di un miliardo di euro. Per quanto concerne il sud e le isole a far meglio sono state Puglia e Sardegna, ma complessivamente, per loro l’incremento è stato del 7,5%.

 

I numeri dell’export

Entriamo quindi nello specifico dei numeri partendo proprio dai quei 9,5 miliardi di euro dell’export che ha tenuto botta alla pandemia restando, praticamente, identico all’anno precedente. Se, come era prevedibile, il calo nei Paesi extra-Ue si è registrato, di contro la crescita si è fatta sentire all’interno dei confini europei. E se è vero che il cibo ha messo il segno “più” con i suoi 3,92 miliardi che si traducono in un aumento in valore dell’1,6%, il vino ha sì visto un calo dell’1,3%, ma ha comunque incassato 5,57 miliardi di euro, dimostrando ancora una volta il suo di valore.

 

Il vino dop e Igp nel 2020 ha imbottigliato di più, con l’export che tiene soprattutto grazie ai consumi nei Paesi Europei che fanno “più”

Entriamo dunque nel dettaglio di quelli che sono i numeri del vino Dop e Igp. Un settore che coinvolge 121 Consorzi e 12 organismi di controllo. Nel 2020 sono stati imbottigliati 24,3 milioni di ettolitri di vino Ig (+1,7 rispetto al 2019), con le Dop che rappresentano il 68% della produzione e l’Igp il 32%.

Sul fronte “sfuso” la produzione è stata di 3,2 miliardi, mentre dell’imbottigliato di 9,3 miliardi. In questo caso il peso economico delle Dop è ancor più importante: l’81%. L’export dei vini Dop e Igp ha raggiunto i 5,6 miliardi di euro (-1,3% rispetto all’anno scorso), ma con un trend di crescita del 71% dal 2021.

Come detto se sui mercati extra-Ue si soffre (-4,3) in Europa si cresce (+4,1%) con i vini Dop e Igp che hanno fatto registrare numeri a doppia cifra soprattutto nei Paesi scandinavi e nel Nord Europa in generale.

 

Molto bene anche l’agroalimentare che, dal 2010 ad oggi ha fatto +104%

Diamo uno sguardo anche all’agroalimentare. La sua Dop economy coinvolge 86mila operatori, 165 consorzi e 46 organismi di controllo. Nel 2020 ha raggiunto i 7,3 miliardi di euro in valore alla produzione con un calo del 3,8 rispetto all’anno scorso, ma con un trend del 29% dal 2010.

Stabili i consumi per un totale di 15,2 miliardi di euro con un +34% sul 2010. Cresce anche l’export che con l’1,6% in più sul 2019, raggiunge i 3,9 miliardi di euro e con un vero boom di trend dal 2010 ad oggi: +104%. Ad amare il cibo italiano più di tutti si confermano la Germania con i suoi 770 milioni di euro, gli Usa che ne ha spesi 647, la Francia (520 milioni) e il Regno Unito (268 milioni).

 

Uno sguardo al 2021 della Dop economy…e resta una certezza: primi al mondo per prodotti certificati

Infine il rapporto sulla Dop economy lanciano uno sguardo anche al poi. Al 31 dicembre 2021, infatti, si contano complessivamente 3.249 prodotto Dop, Igp e Stg nel mondo di cui 3.043 registrati nei Paesi europei. A questi si aggiungono 206 produzioni Dop, Igp e Stg riconosciute in 15 Paesi extra comunitari, Regno unito incluso.

Inutile dire che il Bel Paese si conferma primo al mondo per numero di prodotti certificati con 841 Dop, Igp e Sgt. In tutto il mondo, nel 2021, ne sono state registrate 43 nuove: 39 in 15 Paesi europei e 4 nei Paesi extra-Ue. In Italia le nuove registrazioni sono tre e riguardano il buon cibo. Quali? Pistacchio di Raffadali Dop, Pesca di Delia Igp e Olio di Roma Igp.

 

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