Due interessanti articoli e una 'connessione' che ci dice come, il digitale, stia rivoluzionando tanti aspetti del mondo del vino, incluso quello degli investimenti. Il tutto corre sul filo invisibile della Blockchain!

Di digitale parliamo spesso, ma non avevamo ancora mai parlato della criptovaluta e la sua relazione con il mondo del vino. Lo facciamo oggi, approfittando di un articolo apparso su Wine Enthusiast. Non solo. Andiamo a guardare anche cosa sono gli Ntf, di cui di recente si è occupata Forbes Italia. Ciò che li distingue è un confine labile, ma importante, che però ha delle connessioni.

Due temi che ci interessano moltissimo dato che si legati a quello della Blockchain di cui, invece, ci è capitato più di una volta di parlarvi.

 

Nella Napa Valley c’è chi ha deciso di puntare sulla criptovaluta per estendere le possibilità dei suoi marchi. Sono giovani e hanno fatto una scelta pionieristica

Partiamo dalla definizione di criptovaluta facendo nostra quella che ne ha dato la Banca d’Italia. Quando parliamo di criptovaluta, teniamolo presente, parliamo di una valuta virtuale che costituisce una rappresentazione digitale de valore ed è utilizzata come mezzo di scambio o detenuta a scopo di investimento. Le criptovalute possono essere, trasferite, conservate o negoziate elettronicamente.

La domanda che si è posto Jess Lender su Whine Enthusiast è semplice e complessa allo stesso tempo: il mondo del vino è pronto per questa “nuova” tecnologia? Nella Napa Valley quattro giovani viticoltori, la quarta generazione di una famiglia storica della terra del vino californiana, hanno annunciato che per due dei loro marchi, Dark Matter e Aloft, avrebbero accettato la criptovaluta. Si tratta di Angelina, Riana, Giovanna e Alycia Mondavi ed è quest’ultima ad affermare nell’articolo che questa scelta “è un’opportunità per espandere la nostra rete su scala più globale”. Non nascondono di sentirsi un po’ delle pioniere nello scegliere la criptovaluta in un settore dove, di norma, si parte scettici verso ogni cambiamento tecnologico. Le quattro ragazze però hanno notato che la criptovaluta si è affacciata persino nelle aste dei vini pregiati. E così hanno deciso di osare.

 

Nelle case d’asta ormai la criptovaluta è realtà, e c’è chi, anche per il vino, ha deciso di puntarci

Tra le case d’asta che hanno già optato per la criptovaluta c’è Acker Wines. Come ricorda Wine Enthusiast, parliamo del più antico commerciante di vini d’America e della più grande casa d’aste e di vini pregiati e rari del mondo. Insomma, mica pizza e fichi. Ad aprile ha annunciato che sarebbe stata sostanzialmente la prima casa d’aste a fare una scelta già affermatasi in aziende di proporzioni enormi. Parliamo di Microsoft e Starbucks per fare solo due esempi.

Come ben sottolinea Jess Lender nel mondo del vino ci si muove ancora troppo spesso con il telefono e i social, sebbene con la pandemia abbiano avuto un’impennata, non sono ancora sfruttati pienamente. Una situazione globale, a dirla tutta. Alcuni però questo passo hanno deciso di compierlo perché credono che, per il fatto di essere strettamente legate alla Blockchain che finalmente è entrata nel dibattito dell’enologia, le criptovalute potrebbero davvero rappresentare il futuro.

Facile non è e le sorelle Mondavi ammettono che ad oggi sono pochi i consumatori che hanno dimostrato interesse. E dei rischi sono consapevoli. A spiegarli è l’enologo della Napa Valley Dan Petroski che di criptovaluta è appassionato. L’industria del vino non è ricca di contanti, spiega, per cui una piccola impresa che già lotta per averne, potrebbe anche fallire con la criptovaluta, ma potrebbe anche crescere in modo esponenziale.

 

Criptovaluta sì, ma gli Nft? Ecco come un oggetto diventa unico. Le ‘opere d’arte digitali’ possono essere protagoniste anche nell’enologia? A quanto pare…sì!

A questo punto del discorso va introdotto quello degli Nft (Non-fungible tokens) di cui ha ampiamente parlato Forbes Italia due giorni fa. Sono ‘oggetti digitali’ resi ‘reali’ dalle tecnologie blockchain e dai cosiddetti smart contract. E Forbes cos’è uno smart contract lo spiega ampiamente: “sono un elemento essenziale per l’elaborazione delle informazioni residenti nelle blockchain. Se infatti – si legge – le blockchain rappresentano contenitori digitali di informazioni, gli smart contract sono invece algoritmi scritti in speciali linguaggi di programmazione, attraverso i quali è possibile elaborare le informazioni presenti nella blockchain”.

“Gli smart contract – prosegue l’articolo do Forbes Italia – consentono l’attivazione di transazioni complesse, l’elaborazione di dati e la reazione a eventi. Questi eventi possono verificarsi sia sulle blockchain stesse, come risultati di altri smart contract, sia al di fuori delle blockchain, come eventi nel mondo fisico rilevati da sensori inseriti negli oggetti fisici attraverso le tecnologie dell’Internet of Things”.

Non dobbiamo spiegare che le bottiglie sono oggetti e sempre più da collezione. Ecco che allora i due discorsi trovano una perfetta connessione.

Un altro passaggio però dobbiamo farlo. Spiegare cosa c’è di “diverso” tra criptovalute e Nft. Le prime sono le cosiddette “Fungible token”, cioè sono la rappresentazione virtuale di una moneta di scambio. I secondi sono “Non-Fungible Token”, cioè come delle opere d’arte…cose uniche e irripetibili, in formato digitale!

 

L’esempio di un’ex star Nba che, per i suoi vini, ci ha messo ‘digitalmente’ la faccia!

Tornando a Wine Enthusiast scopriamo che ad aprile la Yao Family Wines, fondata dall’ex star Nba Yao Ming, ha annunciato che avrebbe messo all’asta il suo vino di produzione più piccola, insieme a un token non fungibile in edizione limitata: un Nft. Quattro con l’immagine dell’atleta sono stati abbinati alle bottiglie con uno, speciale, accoppiato alla bottiglia numero 11, la sua.

Come le hanno vendute? Metà di queste solo con criptovaluta Ethereum. Per Jack Kapon, presidente di Acker Wines, quello che si sta concretizzando (e inizia a vedersi anche nel mondo del vino), “è un modo unico per i clienti e bevitori di vino di connettersi ad un livello più personale con i più grandi produttori del mondo”. L’oggetto, insomma, va oltre l’oggetto e diventa storia.

 

Le nuove tecnologie e quella capacità di tenere a bada le frodi!

Altro aspetto da non sottovalutare è il fatto che proprio perché ogni volta che si vende un Ntf, la transazione viene registrata sulla blockchain, si combattono le frodi di un settore, quello dell’enologia, per cui rappresentano una vera spina nel fianco. Cosa che avviene anche con la criptovaluta, utilizzando la stessa tecnologia.

Questo, in merito agli Nft a Wine Enthusiast lo spiega Kack Ambriz, direttore marketing di Yahyn, una startup che collabora con aziende degli States proprio per offrire Nft con le loro bottiglie all’asta. “Diciamo che ho una bottiglia di Petrus del 1975 e anche tu, ma la mia è con un Nft – spiega -. Entrambi stiamo cercando di vendere ad un collezionista, ma il mio ha un prezzo più attraente perché sanno da dove proviene. Della tua non si sa nulla. Con un Nft sono davvero in grado di vedere tutto ciò che succede. Posso vedere, di cantina in cantina, chi lo ha posseduto”.

 

Con la criptovaluta un problema c’è: il consumo energetico. Ma si lavora per risolverlo e per qualcuno è già una certezza…lei e gli Nft sono il futuro!

Per quanto riguarda la criptovaluta c’è un altro discorso da fare. Quello della sostenibilità. Il dato negativo è infatti quello del consumo di energia. Ma questo, ne è certo Petroski, sarà un problema che si risolverà. Lui stesso, fa sapere a Wine Enthusiast, sta sviluppando il suo primo Nft per Massican, ma ha intenzione di procedere con leggerezza fino a quando l’impronta di carbonio del mining di cripotvalute non sarà ridotto. Quando lo lancerà ogni Nft sarà venduto per 0,1 Ethereum, cioè circa 210 dollari per un’estrazione di carbonio minima. Senza contare che c’è già chi lavora all’utilizzo delle rinnovabili per “produrre” criptovaluta. Il cambiamento è già in atto e secondo Petroski, alla fine, il futuro sarà qui con una tecnologia “più pulita e più efficiente per l’ambiente. Cambierà la vita”.

Un successo che, proprio grazie agli Nft, ci sarà anche secondo Forbes Italia che si è posto la domanda sul se nel cosiddetto “metaverso“, il mondo digitale, potrà accadere quello che sta accadendo nella realtà fisica dove, complice la pandemia, i consumatori si sono dimostrati più propensi a spendere per i brand che operano in loro favore, verso la società e in favore del pianeta: cioè verso tutto ciò che ha uno scopo.

Dalle indagini fatte fin qui, spiega, si è scoperto che sì, è così anche nel mondo digitale. Ciò che cerchiamo anche in questa sorta di universo parallelo è avere uno “scopo contro qualcosa”, ad esempio contro i cambiamenti climatici, piuttosto che uno “scopo per qualcosa” e questo è un aspetto che le aziende, quelle del vino incluso, non potranno sottovalutare.