Nomisma Wine Monitor ha indagato sui gusti di italiani, tedeschi e americani. Per gli ultimi due il vino prodotto nei confini nazionali vince su tutto. C'è molto da riflettere e tanto da rivedere

Cosa berremo di più nel 2020 e dove? Nomisma Wine Monitor ha fatto la sua indagine chiedendo ai consumatori italiani, americani e tedeschi quali sono i vini che hanno intenzione di bere di più nell’anno appena arrivato.

Uno spaccato interessante se si considera che Usa e Germania sono tra i mercati più floridi per le nostre eccellenze e forse, un po’, c’è da preoccuparsi. Per i consumatori, su tutto, c’è l’autoctonicità, ma il “nazionalismo” prevale. E potrebbe essere un problema.

Cosa berremo di più nel 2020? Gli italiani scelgono l’autoctonicità, gli americani i vini ‘nazionali’ e i tedeschi puntano sulla sostenibilità

Per gli italiani l’autoctonicità da portare in tavola e cantina rappresenta un must per il 20,3% degli intervistati. Seguono i vini biologici che continuano a crescere e interesseranno il 16,4% dei consumatori, gli spumanti con il 13% delle preferenze, i vini sostenibili che si guadagnano il 12,8% degli acquisti e i vini specifici dei territori che si attestano al 12,6% nella scelta.

Sarà l’effetto dazi, sarà l’effetto Trump, ma gli americani, a quanto pare, si riscoprono nazionalisti anche nella scelta del vino. L’American First colpisce dato che, secondo le rilevazioni Wine Monitor, i “domestic wine” cresceranno conquistando il 15,7% dei consumatori. Preferenza che supera quella per i vini biologici (14,7%) e sostenibili (10,3%). Da queste parti l’autoctonicità non è primaria in realtà visto che interessa l’8,6% dei bevitori con gli spumanti che seguono con il loro 7,3%, ma il fatto che comunque si cerchi un prodotto “nazionale” apre a importanti riflessioni.

E in Germania, in fondo, non è che sia poi così diversa la situazione. Se i vini sostenibili qui sono quelli su cui si punta di più (14,9%), il distacco dalla “nazionalità” del prodotto non è poi così grande. A scegliere i vini tedeschi sono infatti il 14,7% dei consumatori intervistati. Seguono i biologici (13,6%), gli autoctoni (12,9%) e gli spumanti (5,8%).

 

Cosa berremo di più nel 2020? A preoccupare non sono le scelte dei singoli, ma il fatto che l’American First di Trump conquisti su tutto

Cosa succede? E’ questa la domanda che viene da porsi. I cambiamenti politici, tra Brexit, dazi e politiche nazionaliste potranno avere ricadute importanti sui mercati del vino? Difficile a dirsi, certo è che aprire una riflessione e cercare di mantenere salda la fiducia dei consumatori è fondamentale se si vuole continuare ad essere competitivi nei mercati.

L’Italia in questo scenario è forse la prima a doversi guardare intorno. Se in casa l’autoctonicità è al primo posto, da altre parti viene “sacrificata” rispetto alla nazionalità. Ecco che allora trasmettere il significato intrinseco di un vino autoctono diventa importantissimo per mantenere e accrescere la fidelizzazione.

Facciamo nostre anche le parole di Denis Pantini, responsabile Nomisma Wine Monitor che commenta così l’esito della ricerca. “Interessante notare come per gli italiani i vini sostenibili siano ancora qualcosa di ‘indefinito’ a differenza di tedeschi e americani. Mentre gli spumanti non sembrano aver esaurito la loro corsa. Più preoccupante – sottolinea – la riscoperta ‘nazionalista’ verso i propri vini di tedeschi e statunitensi, in un momento di dazi e rallentamento economico come quello attuale”. Una sfida complessa dalla quale però, non ci si può di certo tirare fuori.