Niente più frodi. Lo promette uno studio dell'università di Adelaide che con uno studio è riuscita a trovare il modo di identificare l'autenticità di un vino. E le aspettative sono ambiziose

Una nuova tecnica di “fingerprinting” (impronta digitale) per dire basta alle frodi del vino. E’ quella sviluppata dall‘università australiana di Adelaide che promette di fermare quello che è un fenomeno che, a livello globale (dati Ocse 2019), ha un valore di 2,7 miliardi di euro e vale il 7% delle vendite totali. Un metodo rapido e semplice, assicurano gli studiosi, in grado di riconoscere il vino autentico e sventare le frodi a livello mondiale.

La notizia la troviamo su Green.Me e ve la raccontiamo.

 

Fermare la contraffazione del vino con l’impronta digitale del vino. Lo studio australiano che potrebbe fermare il fenomeno e il margine di errore è zero!

A quanto pare grazie a questa nuova tecnica di “fingerprinting” gli scienziati sono stati in grado di identificare le origini geografiche dei vini provenienti da tre regioni vinicole di Australia e Bordeaux con una precisione, udite udite, del 100%. Si tratta di una tecnica molecolare che, attraverso la spettroscopia di fluorescenza, ovvero una tecnologia che analizza la fluorescenza delle molecole, permette di esaminare l’impronta digitale del vino permettendo, in sostanza, di distinguere i veri dalle imitazioni.

Secondo Ruchira Ranaweera, dottoranda e autrice della ricerca, “l’autenticazione del vino più aiutare a evitare qualsiasi incertezza sull’etichettatura in base all’origine, alla varietà o all’annata. L’applicazione di una tecnica relativamente semplice come questa potrebbe essere adattata per l’uso nella catena di approviggionamento, come metodo valido per l’autenticazione o il rilevamento dei vini adulterati”.

Il vitigno finito sotto l’occhio d’ingrandimento degli scienziati è stato il Cabernet Sauvignon. Misurando alcuni elementi dei campioni dei due Paesi e utilizzando la spettrometria al plasma, hanno quindi potuto riconoscerne autenticità e provenienza.

 

Le ambiziose prospettive

Insomma al vino hanno preso, come detto, l’impronta digitale: il margine di errore è zero ed è per questo che promette di azzerare anche il fenomeno della contraffazione del vino. Uno studio che, in realtà, ha trovato anche altre applicazioni nell’analisi fenolica e del colore ad esempio, ma anche nel rilevamento della contaminazione da fumo. Gli scienziati sperano quindi che si arrivi ad identificare tutti i marcatori chimici caratteristiche delle regioni vinicole di tutto il mondo fermando così il fenomeno della contraffazione. E se così fosse non si potrebbe che gioirne.

Certo, anche la contraffazione ha le sue storie carico di fascino.