I consumi durante il locdkown non sono scesi. Millennials e donne sono trainanti. E' a loro che bisogna guardare nell'ottica della ripresa. l'identikit lo ha fatto Wine Intelligence

Il consumatore tipo della ripresa post-pandemia? E’ appassionato, giovane, donna e pronto a degustare un ottimo calice anche fuori dai pasti. Si cerca di guardare con positività al futuro e se è vero che prima o poi la pandemia finirà, allora pensare al cliente che chi opera nel settore vino si troverà davanti è importante per ridare spinta al settore che, inevitabilmente, soffre il momento storico.

A definire il consumatore tipo è Wine Intelligence che nel corso del convegno “Diamo i numeri: giovani, vino, e mercato dal lockdown ad oggi”, organizzato da Agivi nell’ambito del wine2wine di Veronafiera, ha presentato l’analisi dell’effetto Covid-19 sui modelli di consumo delle nuove generazioni.

 

Il consumatore tipo post-pandemia: la fotografia di Wine Intelligence suggerisce i trend da seguire e le azioni da mettere in campo

Sei i mercati presi in considerazione per delineare le caratteristiche del consumatore tipo post-pandemia. Quello italiano, statunitense, tedesco, inglese, svedese, canadese, australiano e cinese. “Abbiamo osservato – ha spiegato Pierpaolo Penco, Italy Country Manager di Wine Intelligence che ha realizzato l’indagine – come la frequenza di consumo di vino sia rimasta stabile e, in molti Paesi, sia cresciuta oltre i livelli del 2019″.

Insomma, in molti Paesi europei “i lockdown non hanno fermato il trend decennale di diversificazione e aumento delle occasioni di consumo”. Questo nonostante l’impossibilità di farlo fuori casa. E a sostenere il trend sono stati i consumatori ‘core’, le donne e in particolare i Millennials, ha sottolineato Penco, contribuendo, di fatto, all’affermazione dei nuovi canali di vendita e distribuzione.

Come ha ben sottolineato la presidente Agivi (Associazione dei giovani imprenditori vinicoli italiani under 40 dell’Unione italiana vini) Violante Gardini Cinelli Colombini, nonostante l’emergenza, “il vino ha continuato a fare interprete dei momenti della socialità”. Quello che si è creato è stato un “effetto sostituzione” dell’aperitivo, passato per videochiamate e videoaperitivi. Attività che ha spopolato soprattutto tra i giovani.

“Per questo – ha aggiunto – dobbiamo continuare a studiare soluzione e proposte che sappiano finalizzare i nuovi winelover”. Sono loro, d’altra parte, i protagonisti di una transizione dei cui strumenti sono i principali fautori. Stare dietro a loro vuol dire stare dietro al mercato. Un mercato innovativo che, ha aggiunto Cinelli Colombini, “la giovane imprenditoria sa e deve avere in questa fase delicata di ripresa per il settore”.

 

Tra le tendenze da non sottovalutare nell’ottica della ripresa c’è la dimensione locale: il vino è vicino e accessibile. E anche i formati devono cambiare, come la abitudini

Sono le generazioni incluse tra i 25 e i 50 anni quelle cui strizzare l’occhio. Farlo vuol dire fare un nuovo ed efficace marketing. Per i millennials invece, ha spiegato Penco, ci vogliono offerte pensate ad hoc. Tra le strategie del futuro su cui puntare quella della dimensione locale. Lo hanno dimostrato i consumi durante il lockdown. C’è sempre più attenzione nei consumi di prossimità. E il fatto è legato anche ragione etiche, ha specificato.

Una dimensione di vendita che, dunque, passa per due canali: l’online e la vendita diretta. Come dimostrato con l’analisi sulle Carte dei Vini, puntare sul conosciuto può fare la differenza. “Cerchiamo di focalizzarci su ciò che ci caratterizza e ciò per cui viene riconosciuto valore”, ha detto ancora Penco. Altro consiglio arrivato alle aziende in vista della ripresa, quello di puntare su formati e tipologie che vanno incontro al consumo casalingo, che spesso avviene lontano dai pasti e in piccoli gruppi.

 

Consumatore tipo post-pandemia: l’indagine wine intelligence ha analizzato 12 trend, meglio ricordarli

Entrando nello specifico dell’indagine sono stati 12 i trend legati all’era Covid-19 analizzati da Wine Intelligence. Questi: crescita della frequenza del consumo, crescita guidata dal cuore pulsante dei wine drinkers (donne, generazione C e consumatori abituali), crescita del consumo lontano dai pasti, lento recupero del prezzo medio a bottiglia nell’off-premise, abitudine all’e-commerce, interesse per le produzioni locali, consumo più cauto in termini di lifestyle, eventi larga scala dedicati al vino scomparsi dall’agenza, viaggi in pausa, consumi che si allontanano dall’on-premise, spesa più conservativa e meno emotiva e ritorno alla crescita dei consumi, a volume, in Usa.

Tutti trend che impattano, a quanto pare, soprattutto sui giovanissimi. Con il cambio delle abitudini sociali cambiano anche le abitudini dei consumi. Se quello casalingo va per la maggiore, ci sono anche occasioni che si sono, come dire…spostate! Ci si concede un calice al bar in pausa pranzo ad esempio. In sostanza a livello di consumo un calo non c’è stato. Si sono solo modificate le location.

 

Durante il lockdown il vino è stato ricercatissimo…teniamolo presente quando riapriremo

Altro dato importante emerso dall’indagine è che proprio il vino è stata la bevanda cui si è rivolta la gran parte dei consumatori. Merito va soprattutto ai consumatori tra i 18 e i 24 anni, la generazione Z e i Millennials. Questi ultimi, insieme alle donne, sono quelli che crescono di più. 

Riguardo le donne Penco ha sottolineato come questa dinamica di crescita per loro sia una costante. Un fenomeno che si osserva da almeno un anno e mezzo. E’ un target di riferimento importante cui bisogna rivolgersi non appena si tornerà ad una semi-normalità.