Il passaparola corre sul web e il mondo del vino si rivoluziona tramite social, piattaforme e magazine rigorosamente online. Lo dice l'ultimo report Wine Intelligence e in Uk il messaggio è stato ampiamente recepito

Le vendite online crescono sì, ma in realtà l’online si afferma sempre più come spazio di comunicazione. E’ quanto emerge dall’ultimo report di Wine Intelligence Global Wine-E-Commerce. Al centro dell’indagine i numeri e le abitudini dei wine lover di nove Paesi che rappresentano, anche per l’Italia, importanti mercati dell’export ovvero Australia, Canada, Cina, Hong Kong, Irlanda, Messico, Singapore, Stati Uniti e Gran Bretagna.

 

L’online è la piattaforma della comunicazione cui i wine lovers si rivolgono. Ogni Paese ha i suoi preferiti e tutti sono una ‘piazza’ di informazioni e marketing!

E’ da questa particolare sezione dell’indagine che vogliamo partire perché dimostra, ancora una volta, come il marketing, ma anche l’educazione del mondo del vino, abbia fatto del digitale uno spazio importante per raccontarsi. La pandemia, dunque, anche in questo caso, ha rappresentato un motore importante per confermare quello in cui noi di Enolò abbiamo sempre creduto: il futuro, a dire il vero già l’oggi, passa inevitabilmente dal web. E lo fa in ogni sua forma anche per il settore dell’enologia.

Per quanto riguarda il report Wine Intelligenge l’attenzione si è concentrata sui siti web, le piattaforme più utilizzate dai wine lovers e, ovviamente, i social media. Ciò che è emerso, per riportare alcuni dei dati dello studio, è che negli Usa Facebook si conferma come il social più utilizzato. Seguono YouTube, canale ancora oggi molto (anzi troppo) sottovalutato anche dalle nostre realtà, Netflix e Amazon Prime, che confermano come queste nuove realtà siano entrate a gamba tesa a a 360 gradi nelle nostre vite, e, Instagram. Paese che vai preferenze che trovi. In Gran Bretagna, infatti, è WhatsApp l’applicazione più usata. La messaggistica insomma e il perché ve lo diciamo a breve. Seguono quindi, in linea con gli Usa, Facebook, YouTube, Netflix e Amazon Prime. Simile la classifica tedesca dove WhatsApp spadroneggia, con Facebook, YouTube, Amazon Prime e Netflix al seguito.

Cambiamo continente e spostiamoci in Asia. In Cina la situazione è diversissima. Anche perché qui i canali sono diversi da quelli occidentali. Ecco che allora la comunicazione del vino passa per WeChat, il popolarissimo e disussissimo TikTok, iQIY, Baidu e Weibo.

 

Non serve lasciare la strada vecchia, basta integrarla con quella nuova

Tornando a quel perché delle piattaforme di messaggistica, quel che ci pare emerga dall’indagine Wine Intelligence è che il nuovo non stia soppiantando il vecchio, ma sia semplicemente diventato (con importanti ricadute in termini di immagine, marketing e guadagni), il suo amplificatore.

Tutto ciò che infatti avviene sul digitale passa dal classico passaparola! Insomma le nostre scelte, le nostre conoscenze, le nostre preferenze nella scelta sul dove reperire informazioni, arriva sempre da qualcuno che conosciamo o da una catena che dalla “strada” reale, si incanala in quella “virtuale”.

Tutti aspetti, ci permettiamo di aggiungere, che dimostrano quanto vero sia che sì, è ora di cambiare il linguaggio del vino affidandosi ai professionisti del settore che di quei mezzi sono padroni. Una conferma per noi e per la nostra scelta di business che questa strada l’ha imboccata, non ci stancheremo mai di ripeterlo, quando nessuno poteva immaginare un cambiamento così repentino delle nostre vite a causa di questa terribile pandemia.

 

La comunicazione del vino non può fare a meno del web e in Uk lo hanno perfettamente compreso: la campagna di comunicazione, a Pasqua, è tutta digitale!

Abbiamo visto che nell’analisi c’è anche la Gran Bretagna. E anche quali sono i canali web di riferimento dei suoi consumatori. Beh, diciamo, la Gran Bretagna il messaggio lo ha recepito e lo ha fatto sin da subito, e cioè da quando c’è stato il primo lockdown del 2020.

In occasione della Pasqua quindi, Jacob Leadley, Ceo della cantina Black Chalck dell’Hampischire e l’inte industriale WineGb, insomma il Paese intero, hanno lanciato la Big English Wine Easter. L’esperienza l’avevano fatta con l’English Wine Good Friday, un evento pianificato in soli 12 giorni, subito dopo lo stop del Paese, e le modalità scelte sono esattamente le stesse: puntare sui social media. Un vero spot di tutti i vini inglesi (sì avete capito bene). A tutti i consumatori, infatti, si chiederà di postare il 3 aprile, una loro foto o comunque un immagine con un vino nazionale sotto l’hashtag #bigenglishwineester e #BEWE. Evento cui si arriverà, badate bene, dopo una serie di eventi virtuali dedicati all’occasione che partiranno il 22 marzo.

 

L’aspetto sociale

Spazio, quindi, anche ai produttori cui si chiederà di contribuire con una percentuale delle vendite effettuate durante il fine settimana di Pasqua a due enti di beneficienza del settore: The Drinks Trust e Hospitality Action. Riprova di quanto ora, il sociale, abbia un aspetto proprietario. Non solo. E’ stata organizzata anche una lotteria di beneficienza per raccogliere fondi per entrambe le cause.

“Con il lockdown 3.0 – ha dichiarato Leadley – che ci colpisce e l’impatto che ha avuto su tutti, ein particolare sull’ospitalità, ho sentito che potevamo fare qualcosa di benefico, non solo per il vino inglese. L’intero settore dell’ospitalità è intrinsecamente legato al vino inglese, e tutto il vino: è sembrato un buon abbianamento”. Numero di eventi pianificati? Circa una 30ina. Non mancheranno, udite udite, sessioni Instagram Live con i produttori (il social si conferma in gran forma), degustazioni virtuali guidate dai rivenditori, un quiz online, articoli a tema e persino un documentario.

“Vogliamo creare un ronzio” in vista dell’appuntamento del 3 aprile. Un modo per fare merketing, ma anche per aggregare in un momento in cui, oggettivamente, se ne sente il bisogno.

 

L’e-commerce cresce ovunque tra chi ha già comprato e chi lo farà. La fotografia scattata da Wine Intelligence

Tornando all’indagine Wine Intelligence facciamo anche un excursus sulle vendite online. I consumatori sono stati divisi in due categorie: gli users, quelli che hanno acquistato online negli ultimi 6 mesi e i considers quelli che ci stanno pensando (possiamo dire così).

In Cina il 73% dei consumatori abituali cinesi (56,2 milioni di persone) ha acquistato online e il 75 continuerà a farlo. Negli usa solo il 29% dei 73 milioni consumatori abituali ha scelto l’acquisto sull’e-commerce, ma il 58% è pronto a imboccare questa strada. In Germania l’acquisto lo ha fatto il 30% degli amanti del vino, ma il 56% è pronto a farlo. E in Gran Bretagna? L’andazzo è lo stesso. Il 43% die 35,9 milioni di consumatori ha già comprato almeno una bottiglia negli ultimi 6 mesi sul web, e ben il 69% si appresta a farlo. Più attenti i canadesi. L’acquisto lo ha fatto il 16% dei wine lover, con il 44% che ha intenzione di farlo. A Hong Kong il 24% ha comprato già, il 38% lo farà. Differenze ce ne sono, a ben guardare, ma è pur vero che, numeri alla mano, la tendenza parla chiaro.

 

Ecco chi compra online, quanto e cosa spinge a farlo…

Wine Intelligence ha anche tracciato il profilo degli acquirenti online. Negli Usa sono uomini e abbastanza giovani; comprano spesso e hanno una media capacità di spesa. In Germania sono invece le donne di età mediamente avanzata a comprare online. E lo fanno anche più spesso degli altri, ma spendendo relativamente poco.  In Cina troviamo i wine lovers amanti del web più giovani. Sono soprattutto uomini e spendono tanto.

In quanto alla frequenza online mediamente si compra 11 volte l’anno: circa una volta al mese. A farlo più spesso in 30 giorni è il 28% dei consumatori. Tra le 2 e le 6 volte procede l’acquisto il 51% dei wine lover. Il 22% restante se lo fa, lo a una volta sola. Va poi detto che, con la pandemia, il trend è comunque cresciuto. Tanto è vero che il 67% dei messicani sceglie più spesso il web, così come il 60% degli statunitensi, il 58% dei canadesi, il 48% dei cinesi, il 47% dei britannici e il 28% dei tedeschi.

Cosa attrae? Promozioni, i temi di consegna, i voucher, le offerte su misura, e la possibilità di acquistare cose che non si trovano sui classici scaffali.

Crediamo che, in questo senso, la nostra Carta dei Vini abbia in qualche modo anticipato i tempi dando proprio ai produttori e i dealer la possibilità di usare un magazine online, collegato a tutti i principali social media, su cui promuovere la loro attività, organizzando eventi ad hoc per promuovere il loro locale, nel caso dei rivenditori, e i loro prodotti, nel caso dei produttori. Cose che, comunque, si muovono sempre di pari passo…