Il vicepresidente del Consorzio a The Drink Business: "bisogna lavorare tutti per promuovere le bollicine di qualità. Abbiamo le possibilità per crescere". Entro il 2020 un obiettivo: la viticoltura regionale tutta biologica

E’ una mentalità tutta italiana: se ci si muove negli stessi ambienti, in questo caso mercati, tutto è competizione. Nel senso peggiore del termine. Ma la competizione può avere anche del positivo. Può essere semplicemente la voglia di far meglio. Di ispirarsi, magari. Ma mai di imitare. Perché per riuscire bisogna esprimere se stessi. Ecco perché fa piacere leggere sulle pagine della prestigiosa rivista The Drink Business l’intervista al vicepresidente del Franciacorta: Silvano Brescianini

Col Prosecco nessuna concorrenza. Anzi, “il suo successo nel Regno Unito e nel mondo ci ha aperto la strada”.

 

Bollicine Franciacorta: un grazie al Prosecco, una stretta di mano allo Champagne e uno sguardo al futuro fatto di viticoltura biologica e unicità

 

Bollicine Franciacorta vigneto

Ph: Marco Ghitti – Flickr (uso e modifiche consentite)

 

“Non siamo in concorrenza con il Prosecco. Il suo successo ha aperto la strada e ha fatto molto per creare interesse nei vini spumanti che non siano Champagne. Ha portato milioni di consumatori a scoprire le bollicine italiane. Non si può che esserne grati”. Queste le parole di Brescianini incontrato da Lucy Show in una cena londinese. Il 2016 per la denominazione lombarda è stato decisamente un anno da incorniciare. Il boom nell’export ha fatto ben comprendere quanto potenziale ci sia nelle bollicine di questo bellissimo territorio.

Lavorare per far meglio vuol dire lavorare su se stessi. Prendere il buono di una strada tracciata e rimanere con i piedi bien piantati nella terra delle proprie vigne. “Non possiamo competere con lo Champange – ha infatti sottolineato Brescianini -. Parliamo di circa 300 milioni di bottiglie l’anno a fronte dei nostri 17,5 milioni”. Anche in questo caso nessuna competizione, ma anzi, la voglia di collaborazione. 

“Insieme – ha infatti aggiunto il vicepresidente del Consorzio – dobbiamo lavorare per promuovere la cultura dei vini spumanti tradizionali di fascia alta”

 

Come la Doc vede il suo futuro

Se la domanda continuerà a crescere la produzione potrebbe aumentare del 20%. Non di più visti i limiti previsti. Questa l’opinione di Brescianini. Nata nel 1967 la Doc costituisce l’80% della produzione regionale. Circa l’80% delle uve coltivate nelle colline tra Brescia e Bergamo sono di Chardonnay. Il 15% di Pinot Nero e solo il 5% di Pinot Bianco. Un vitigno, questo, “difficile da coltivare”, ha aggiunto Bresciani. 

Il suo mercato principale è l’Italia dove l’85% della Doc viene venduta. Ma la crescita c’è e tocca soprattutto Giappone, Usa, Germania e Svizzera. La regione è sempre più attenta all’ecosostenibilità. Il 70% delle sue vigne hanno la certificazione biologica e l’obiettivo 2020 è far sì che sia così per tutta la regione. “Incoraggiamo la biodiversità – ha detto ancora Brescianini -. La chiave è cercare di far sì che i vigneti trovino il perfetto equilibrio con il terroir”

L’unicità di queste bollicine, sottolinea la rivista, è nello stile “Satèn”: un blanc de blancs scintillante imbottigliato con una pressione minore e destinato a trascorrere 24 mesi sulle sue fecce. Lavorazione che gli regala una firma “satinata” inimitabile. 

 

La Doc mira alla conquista del mercato Uk

Se la competizione con il Prosecco non c’è, la voglia di conquistare il Regno Unito sì. Per questo, ha spiegato Brescianini, il Consorzio inizierà a intrattenere relazioni con ristoranti e commercianti indipendenti. Con una categoria, quelle delle bollicine, in continua crescita, le possibilità non mancano neanche per concorrere (non in numeri, ma in apprezzamento) anche con il prestigioso Champagne Cuvée. 

Lo scrive The Drink Business che porta un esempio. Quello di Ca’ del Bosco che con il suo metodo unico produce un “top sparkler invecchiato per 80 mesi prima del rilascio”. Ma gli esempi sono molteplici. A cominciare da Berlucchi, passando per Bellavista, Il Mosnel, Farghettina e Contadi Castaldi. Tutte eccellenze enologiche italiane che hanno portato e continuano a portare alto il nome della Franciacorta nel mondo. 

L’augurio è che come avvenuto nel Natale 2016 oltre al Prosecco ci siano le bollicine di Franciacorta ad essere stappate da quanti più inglesi possibile.