Uno dei più grandi misteri della storia sembra essere stato risolto da uno studio condotto all'università di Bruxelles. Sì, è il vino che lo ha ucciso, ma perché di scarsissima qualità!

Ludwig van Beethoven potrebbe diventare il primo testimonial postumo dell’importanza del bere bene: ad ucciderlo è stato un bicchiere di vino…al piombo!

E’ quanto emerso da una ricerca, anche provocatoria, di uno studio belga, che è addirittura riuscita a guadagnarsi una pagina su Wine Spectator, una delle riviste più prestigiose del settore.

 

Beethoven: grande bevitore sì, ma non fu la cirrosi a stroncarlo a 56 anni

Il grande Ludwig Van (come amava chiamarlo l’Alex di Arancia Meccanica) è morto a 56 anni: e il 1827. Autore di una musica iconica ed eroica, ha lottato tutta la vita contro un’infinità di patologie e la sua morte è sempre stata un vero e proprio mistero. All’epoca, costretto a letto per insufficienza epatica e pancreas, i medici decretarono che ad ucciderlo era stata la cirrosi vista la sua grande passione per il bere.

Ma il professor Fabrizio Bucella dell’Université Libre de Bruxelles con il suo studio pubblicato su La Libre Belgique, ha trovato una risposta diversa. Sì ad ucciderlo è stato il vino, ma non per la quantità alcolica ingerita, quanto piuttosto per il contenuto del vino: il piombo.

Ad uccidere il grande compositore, dunque, sarebbe stata la scarsa qualità del vino che era usualmente abituato a bere. Teorie sul fatto che fosse proprio stato il piombo a causarne la morte erano già state avanzate qualche anno fa. Le analisi tossicologiche sui suoi capelli e le ossa ne avevano trovato un’altissima concentrazione e la tesi avanzata era che l’avesse assorbita dai bicchieri di cristallo e le stoviglie di piombo.

Bucella però, di questa tesi non era convinto perché, sosteneva, la quantità sarebbe stata troppo piccola per portarlo addirittura alla morte. E che fosse stata la quantità di vino ad ucciderlo è un’altra tesi che per Bucella non poteva stare in piedi dato che, seppure il compositore pare ne bevesse una bottiglia al giorno, il grado alcolico non era di certo quello di oggi. Quindi come è morto il compositore dell’Eroica?

 

Quei vini “corretti” al litargirio che hanno avvelenato il grande compositore sono il simbolo del valore dell’importanza della qualità

 

Due i fattori che non erano stati considerati: che già solo bevendo acqua infestata dai microbi proveniente dai pozzi di Vienna sarebbe stato un ottimo biglietto di sola andata per la tomba; ma anche il fatto che la produzione dei vini si avvaleva di un prodotto “speciale”.

Bucella ha condiviso la sua tesi con lo scrittore di vino francese Jacques Dupont partendo proprio dai vini preferiti dal Maestro. Tra questi c’erano vini di qualità inferiore di Magonza, oggi Germania, e Buda, in Ungheria. Vini che venivano “trattati con il litargirio. Cos’è? Una delle forme minerali naturali dell’ossido di piombo che si metteva nei vini “verdi o acidi” per renderli più morbidi e bevibili.

D’altra parte, lo ricorda lo stesso Dupont parlando di queste “correzioni” gli enologi nel XVIII secolo era quello di lanciare una tegola d’acciaio rovente in una botte: tutta salute diremmo oggi!

Ad avvalorare la tesi anche quanto sosteneva il segretario dello stesso Beethoven: non era un grande esperto di vino, si limitava a berne in gran quantità.

Che dire. Alla luce della ricerca ci sembra ancor più importante sottolineare quanto importante sia il controllo della qualità, avere delle regolamentazioni, aver creato disciplinari e denominazioni. E grazie anche al nuovo indice di Bigot. Se Ludwig avesse potuto frequentare un corso di Master Wine o avesse avuto un suo sommelier, forse ci avrebbe regalato una decima sinfonia. Ma chissà se poi sarebbe diventato un mito nell’immaginario del puro romanticismo: quello fatto di tormento e genialità.