Uno studio particolare quello condotto dalle università di Svezia e Olanda che ha messo alla prova la memoria di esperti e non. Se chi il vino lo conosce è più semplice riconoscere il singolo odore, questo non vuol dire che riesca a raccontarlo. Tra memoria e linguaggio le cose procedono in modo diverso

Tra riconoscere e raccontare gli aromi del vino c’è differenza: le due cose non sono per forza legate l’una all’altra. E’ quanto è emerso da uno studio, riportato da WineNews e decisamente particolare, condotto dalle università di Olanda e Svezia che ci racconta come comprenderlo, un aroma, non vuol dire saperlo descrivere. La capacità di ricordarlo, insomma, non va di pari passo con la capacità di raccontarlo.

Aromi del Vino: chi ne sa di più li riconosce più facilmente rispetto ad altri profumi, ma se poi li deve raccontare…beh non è detto che ci riesca!

Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Experimental Psychology e lo hanno condotto quattro ricercatori delle università di Utrecht e Radboud nei Paesi Bassi, e del Karolinska Institutet svedese. Un ennesimo step dei loro studi in realtà. Sempre loro, infatti, avevano dimostrato come gli esperti di vino siano più capaci di descrivere il nettare di Bacco di quanto quelli del caffè nel descriverlo.

Un esperimento sulla memoria quello condotto e denominato “Wine Experts’ Recognition of Wine Odors is Not Verbally Mediated”. Inizialmente sono stati coinvolte 48 persone. Per metà si trattava di esperti di vino tra enologi, sommelier e produttori; l’altra metà era composta da neofiti. A tutti è stato chiesto di annusare 24 aromi. Aromi però non legati necessariamente al vino.

A metà dei partecipanti è stato quindi chiesto di riconoscere l’aroma più velocemente e precisamente possibile, agli altri di tacere. Il test è stato quindi ripetuto con i 24 aromi già annusati, più altri chiedendo quindi a coloro che hanno preso parte allo studio, di riconoscere quelli del primo gruppo. Quelli cioè di cui avevano già avuto modo di sentire il profumo. E’ venuto così fuori che gli esperti di vino erano più capaci di ricordare gli aromi del vino rispetto ai neofiti, e fin qui tutto normale. Ma la capacità di darli un nome non era poi così scontata.

 

La replica dell’esperimento…

Si è quindi ripetuto l’esperimento ma con ben 146 partecipanti: 66 gli esperti, ma solo 10 gli aromi legati al vino e 10 quelli comuni. Ad un numero causale di partecipanti è stato quindi chiesto di ricordarli attraverso una serie di cifre che dovevano ricordare a memoria e il risultato è stato confermato: più facile per gli esperti riconoscere quelli legati al nettare di Bacco, ma nessuna prova scientifica è stata trovata per cui il nominarli migliori la capacità di ricordarli.

 

Perché questa particolare ricerca sulla memoria…

A questo punto viene da chiedersi. Ma perché fare un esperimento di questo tipo? Perché anche se ciò che emerso è che non è il linguaggio a determinare la competenza, proprio il linguaggio può avere un ruolo importante nel modo in cui gli esperti di vino acquisiscono la capacità di identificare odori e aromi.

“Non abbiamo trovato alcun effetto del linguaggio sulla memoria – ha spiegato Ilija Crojimasn uno dei curatori del progetto a PsyPost.orgma abbiamo testato un’ipotesi molto ristretta: che per il vino la memoria di lavoro semantica sia responsabile della memoria a lungo termine. E’ possibile che il linguaggio – ha aggiunto – formi il pensiero in altri modi. Per esempio, è difficile concepire un modo per allenarsi e fare pratica senza usare il linguaggio. Un’altra cosa che abbiamo scoperto è che gli esperti di vino hanno un linguaggio e una memoria migliore, ma solo per il vino stesso, non per altri odori. Ma non sappiamo quali siano i confini di questo effetto“.