o quasi! E' stata testata al National Institute of Standards and Technology del Maryland ed è di una precisione davvero impressionante, ma potrà mai soppiantare il fattore umano?

Durante la pandemia abbiamo scoperto il cameriere robot, al termine dell’emergenza scopriamo che c’è chi lavora ad un’intelligenza artificiale per la degustazione dei vini che sarebbe, tra l’altro, precisa al 95 per cento.

La domanda noi ce la poniamo: può la tecnologia sostituire l’uomo? Crediamo di no, ma è pur vero che la tecnologia le sue ricadute positive può averle. Scopriamo intanto di cosa stiamo parlando.

 

L’Intelligenza artificiale ha fatto solo due errori degustando 30 vini “sconosciuti”: potrebbe diventare infallibile

La ricerca arriva dalla National Institute of Standards and Technology (Nist) del Maryland. Anzi non è una semplice ricerca: qui l’intelligenza artificiale versione sommelier l’hanno proprio creata. Una tecnologia che ha superato un test di degustazione a pieni voti, dimostrandosi un metodo “più efficiente, ma meno divertente” per campionare i vini, secondo i produttori.

E su quel meno divertente, ci permettiamo di aggiungere, troviamo quel fattore umano irripetibile. Quell’elemento che non si può imitare e che, grazie a dio, ci permette di essere e restare unici.

Il test, va detto, non era di certo facile anche perché l’intelligenza artificiale di vini da assaggiare ne ha avuti parecchi e il training è stato davvero impegnativo. Per addestrare il suo palato, infatti, ne sono stati utilizzati 148 da un set di 178 composti da ben tre vitigni. Non solo, le caratteristiche da considerare erano 13 tra queste il livello di alcol, il colore, la cenere, l’alcalinità il magnesio e così via. A ciascuna caratteristica è stato assegnato un valore compreso tra 0 e 1 per distinguere un vino dall’altro.

 

Ecco come si è svolto il test e quale è stato il risultato

Quindi l’esperimento nel concreto. Trenta i vini mai visti prima che sono stati sottoposti alla degustazione dell’intelligenza artificiale creata. Il risultato è stato di una precisione quasi “disumana”, passateci il termine, e cioè del 95,3 per cento. Solo due gli errori commessi a quanto pare. Una specie di mostro (nel senso buono del termine) della tecnologia. Un segno del fatto che la nuova creazione sta funzionando ha avuto modo di dire il fisico Nist Jabez McClelland.

L’esperimento ha un potenziale, spiegano i ricercatori, molto ampio perché la nuova tecnologia potrebbe essere anche inserita in droni o sensori in miniatura capaci di elaborare i dati alla fonte. Insomma in effetti anche per chi produce potrebbe avere una grande utilità.

 

Una riflessione: bella l’intelligenza artificiale, ma il fascino del fattore umano per noi resta e poi vuoi mettere la possibilità di non essere d’accordo?

Chiudiamo con una riflessione. La tecnologia è cosa buona e giusta. Ora ci sono bottiglie capaci di indicare la temperatura, per fare un esempio, tappi all’avanguardia, camerieri robot, persino il prototipo di naso elettronico australiano per individuare la differenza tra whisky più economici e più costosi in meno di quattro minuti.

Magari questa nuova intelligenza artificiale permetterà di dirci molto sulla qualità dei vini, ma nonostante crediamo molto nelle applicazioni che tutto ciò potrà avere, per noi il fascino di una degustazione, magari in una cantina storica, con persone che oltre ad annusare sappiano raccontare resta inimitabile perché al di là della perfezione esiste altro: l’immaginazione, ad esempio, ma anche il confronto che può scaturire dall’assaggio perché mica è detto che si sia sempre tutti pienamente d’accordo!