Millennial e generazione Z sembrano essere quelli più lontani dall'enologia eppure avvicinarli non è difficile. Bisogna solo sapere cosa vogliono e parlare la loro lingua

Negli States a gennaio preso atto che proprio i più giovani sono quelli che si allontanano dal mondo del vino ci si è chiesti perché e così su Wine Enthusiast qualcuno ha pensato bene di chiedere ad esperti del settore quali sono i cambiamenti necessari per conquistare i millennial e la generazione Z ovvero le persone che hanno tra i 21 e i 40 anni.

Diversi gli elementi emersi che ruotano però attorno a specifici temi. Scopriamo insieme quali sono.


Per conquistare i giovani e avvicinarli al mondo del vino siate creativi ed economicamente accessibili!


Regola numero uno, creatività a costo contenuto. Offrire esperienze di degustazione creativa è qualcosa che può piacere ai giovani. Con degustazione creativa si intende un’esperienza alternativa che potrebbe essere ad esempio, suggerisce qualcuno, quella di accompagnarla con performance musicali o artistiche il tutto senza chiedere uno sborso economico eccessivo, ma al contrario all’insegna dell’accessibilità.

Buona pratica potrebbe anche essere quella di creare un evento intorno alla “Carta al calice” e dunque non sulla bottiglia consentendo di avere, magari direttamente tramite i Qr-code, tutte le informazioni su produzione, clima e regionalità. Una cosa questa che noi di Enolò abbiamo offerto sulla nostra Carta dei vini sin da quando abbiamo iniziato la nostra avventura convinti proprio del fatto che il binomio fosse (e a quanto pare è) vincente.

 

Dai valori nutrizionali in etichetta, alla sostenibilità passando per il packaging e la scarsa gradazione: per i giovani, piaccia o no, sono priorità

A qualcuno farà storcere il naso vista la battaglia sul Nutriscore, ma a millennial e generazione z aver informazioni nutrizionali e sugli ingredienti è qualcosa che a quanto pare piace. Sarebbe tra l’altro un modo, secondo alcuni esperti del settore, per sfatare il mito per cui il vino sarebbe una fonte inesauribile di zuccheri.

Grande poi l’attenzione da dare al cambiamento sociale. Sì perché i giovani alla sostenibilità ci guardano e lo fanno a 360 gradi. Ecco che allora ampio spazio potrebbero trovare i vini biologici e le aziende che li producono. Un mercato che, lo si sa, è in forte espansione e che in realtà ha fasce di mercato su cui agire ancora inesplorate: una è proprio quella delle due “nuove” generazioni.

Restando in tema importante è anche la questione packaging. Sì. Ne abbiamo parlato tante volte. Sappiamo che veniamo da una cultura in cui il vetro ci sembra l’unica soluzione possibile o comunque la migliore. Secondo gli addetti ai lavori non è questo a fare la differenza nella qualità e i nuovi formati leggeri, sostenibili e in molti casi anche più accessibili sono per un target diverso da quello “tradizionale” anche per quella quotidianità che si riesce a comunicare, ad esempio, con una lattina. Un modo per dire “take it easy”!

Ultimo aspetto che inseriremmo in questa categoria tra quelli emersi dalle interviste fatte a Wine Enthusiast un altro tema di grande attualità. I vini a bassa gradazione alcolica su cui aperto è il dibattito. Una scelta che consente, a quanto pare, di concedersi anche un calice in più senza doversi preoccupare né di valori nutrizionali né di esagerare. La moderazione insomma è ormai un vero diktat.

 

Siate presenti sui social: TikTok impazza tra i giovani così come Instragram ed è li che cercano riferimenti, anche per il vino e mi raccomando…un po’ di ironia!

Abbiamo accennato alle informazioni digitali. Oltre a quelle per avvicinare i millennial e la generazione z al mondo del vino grandi protagonisti devono essere i social. E ancora una volta, ci verrebbe da dire, abbiamo avuto ragione avendo proprio scelto di inserirli come priorità nella nostra offerta aziendale. Per loro ci sono Instagram e TikTok.

Esserci è importantissimo perché sono proprio lì che i ragazzi vanno a cercare i loro riferimenti e diventarlo non è possibile se si impara come comunicare con loro. Parola d’ordine? Sempre la stessa: accessibilità.
Sì perché altra cosa buona e giusta sarebbe proprio quella, lo dicono anche gli esperti intervistati dalla rivista, quella di “non essere snob”.

Anzi un pizzico di umorismo a quanto pare ci vuole nel marketing. Far sorridere è un modo per mettere a proprio agio, per uscire da una dimensione di superiorità e avvicinarsi al pubblico invitandolo ad interagire con noi. La società è già abbastanza complessa, meglio prenderla con un po’ di ironia.

Sostenibili e accessibili sì, ma anche inclusivi: basta con le discriminazioni!

Guardarsi intorno e notare come cambia il mondo è importante. Accorgersi che i giovani sono attenti alla sostenibilità è fondamentale così come essere consapevoli che i millennial e la generazione z guardano al mondo con gli occhi dell’inclusività.

Inclusione che vuol dire spazio alle donne senza più discriminazioni, spazio alle persone di colore che come sappiamo si sono unite oltreoceano per affermare la loro presenza nel mondo dell’enologia. Le etichette che i giovani vogliono sono proprio queste: riconoscibili e inclusive. I valori aziendali, dunque, diventano un elemento distintivo che può condizionare non poco la scelta del vino da acquistare.

 

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