Biologici e biodinamici. Le bollicine venete? Restano un must, ma quelle di Franciacorta conquistano. La Brexit si fa sentire e per tenere testa ai concorrenti bisogna ripensarsi, ma l'amore verso il vino italiano resta. Ripartiamo da qui.

Se n’è parlato tanto di Brexit e degli effetti che avrebbe potuto avere sul vino. C’erano i catastrofici e i superottimisti. Poi c’è una realtà che è in continua evoluzione e che certamente non è rosea, ma che per questo non deve far pensare che quello della Gran Bretagna da fiore all’occhiello si trasformi in muro invalicabile. I dati non sono confortanti questo è vero. Ma è pur vero che il primo anno dopo il voto non aveva dato alcun segnale negativo. Ora che le cose iniziano a prendere forma, sebbene si sia ancora lontani dall’uscita definitiva dalla Ue, bisogna iniziare a farli i conti con l’effetto Brexit.

Sì, il 2017 non è partito bene. Le vendite, ha fatto sapere Coldiretti, sono scese del 7% in due mesi come testimoniano i dati Istat. Colpa dell’aumento della tassazione. Ma il gap, per quanto preoccupante, non è irrecuperabile se si pensa al boom dell’anno precedente. Boom che ha riguardato soprattutto le bollicine che avevano toccato il +30%. Va da sé che se sulle bollicine le accise salgono del 9%, comprarla, una bottiglia di spumante, diventa difficile.

Restando però vigili sulle tendenze si può ancora trovare terreno fertile in Gran Bretagna. Un mercato che, a quanto pare, sorride soprattutto a chi si dedica al biologico e il biodinamico. Tempo fa vi abbiamo parlato delle tendenze nei ristoranti Usa. Oggi ci sembra il caso di fare il punto su quelle delle Carte dei Vini londinesi.

 

Carte dei Vini Uk: la chimica è out. A tutto bio…è questa la parola d’ordine

 

Carte dei Vini Uk  biologico

 

Il nuovo fa tendenza. Le Carte dei Vini londinesi puntano sempre più su nuove uve e nuovi metodi di produzione. I millennials, anche qui, sono diventati il punto di riferimento. Sono loro quelli da conquistare e per farlo, a quanto pare, ci sono tenedenze ben definire.

Le sostanze chimiche sono out. E l’Italia nella sostenibilità sta facendo bene. Basta pensare al Nobile di Montepulciano che mira a diventare la prima denominazione ad impatto zero o, ancora, a Salcheto, Caprai e Berlucchi che in quanto a risparmio idrico, e non solo quello, sono certamente all’avanguardia. L’indagine è stata fatta dall rivista inglese Evening Standard che è andata a sbirciare le Wine List dei locali di tendenza della città. Ed è bello leggere che nel primo ristorante citato, il Western Laundri, gli avventori hanno indicato le bollicine naturali venete come quelle preferite tra le 200 etichette presenti.

La dimostrazione che al di là del calo delle vendite, oseremmo dire fisiologico visto che la Brexit esiste e bisogna farci i conti, le nostre bottiglie continuano a piacere. Una buona notizia anche per le bollicine del Lessini Durello, vitigno autoctono del veronese e il vicentino, che proprio nei giorni scorsi è stato protagonista all’evento londinese di Decanter “The great sparkling exploration”.

Peccato però che sia l’unica regione italiana citata in questo articolo. Non l’unica presente ne siamo certi, ma visto quanto anche da noi il biologico prende piede, siamo prensenti meno di quanto potremmo. A quanto pare sulle Carte, quelle che seguono questo trend, è più facile trovare vini solveni, austriaci, di Tenerife e del Portogallo. Qualcosa, dunque, andrebbe rivisto nell’approccio con un mercato che sta mutando e che chiede ora un nuovo modo di essere pensato.

 

Carte dei Vini Uk: l’importanza di pensare smart. Il ruolo delle Start Up

 

Carte dei Vini Uk start up

 

Già. Noi siamo una Start Up del vino e crediamo fortemente nel potenziale che si può avere se ci si affida a professionalità e capacità. Per questo proprio la Carta dei Vini è stato il primo servizio da noi lanciato per creare un ponte diretto tra produttori e rivenditori, ripensare i concetti di logistica e distribuzione, creare vantaggi e, in sintesi, accorciare la filiera vitivinicola.

In Uk il potenziale lo hanno compreso benissimo. Ci sono quelli che vanno letteralmente a caccia dei piccoli viticoltori portando le loro bottiglie sulle tavole dei ristoranti dove prima non sarebbero mai arrivate e molti crowdfunder che investono in Start Up perché credono si possano ottenere importanti vantaggi economici nel sostenere chi cerca di far emergere etichette sconosicute e prodotte in territori di cui si ignora l’esistenza, cercando così anche di promuovere l’educazione e la democrazia del vino.

Il web, è ora di farsene una ragione, è un motore e una vetrina. E’ il futuro di un settore che muta con il mutare della geopolitica che, è il caso di ammetterlo, è sempre più complessa e ha sempre più bisogno di semplificazione e dinamicità per non ritrovarsi a girare a vuoto. Investimenti che in Italia andrebbero fatti perché, lo dicono le ricerche, ci sono settori dove si inizia finalmente ad aprire qualche spiraglio sebbene la strada sia ancora lunga (pensiamo al marketing legato ai social media), ma altri in cui non si investe affatto: guarda caso proprio la tecnologia Ict.

 

Carte dei Vini Uk: il Prosecco? E’ sempre un must, ma le bollicine di Franciacorta fanno parlare di sè

 

carta dei vini sparkling

 

Il calo delle vendite si traduce nella fine di un amore? Assolutamente. Il Prosecco continua a dominare le Carte dei Vini londinesi. Lo abbiamo visto in quelle bio, ma anche nelle più “classiche” versioni ha ancora da dire. Qui si potrebbe aprire una nuova polemica dopo quella di Forbes che aveva paragonato Prosecco e TrentoDoc definendo quest’ultimo di gran lunga migliore. In questo caso di parla delle bottiglie di Franciacorta la cui complessità ne fa le bollcine italiane migliori.

Al di là delle preferenze il fatto che in Inghilterra si animi un dibattito così acceso su quali siano le nostre bollicine migliori è comunque un bene. Vuol dire che si cercano, si vogliono e si bevono. E il Prosecco resta sempre e comunque un fondamentale sulle Carte con le nuove tendenze che iniziano a far breccia nei cuori dei londinesi.

 

Il winebar tutto dedicato allo sparkling

Per capire quanto ancora le bollicine facciano tendenza basti pensare che da poco è nato a Londra un winebar dove si beve soltanto vino frizzante e dove lo Champagne è visto quasi come un nemico. Lo afferma uno dei titolari del Light of Soho, Barney Lewis: “siamo stati blocatti dallo champagne per anni. E’ pretenzios, esclusivo, e molto costoso. Offriamo vini spumanti a prezzi accessibili senza comprometterne la qualità”. L’Italia c’è anche in questa Carta dei Vini, ma tanto spazio trovano anche le bollicine locali, quelle spagnole, quelle portoghesi e anche le bollicine brasiliane.

 

Carte dei Vini Uk: a proposito di Franciacorta…la conquista dell’Uk di 4 italiani che hanno esportato un modello tutto nostrano

 

carta-dei-vini-londra

 

Per concludere questa riflessione che partendo dalle tendenze di un mercato che ci sta facendo preoccupare per l’effetto Brexit, ma che mantiene saldo l’amore per il vino italiano, non potevamo non citare il caso dei “4 italiani che vogliono esportare il vino (e l’happy hour) a Londra”. Il titolo è de Il Corriere della Sera che proprio pochi giorni fa ha raccontato di questa piccola grande impresa promossa da quattro professionisti italiani che hanno aperto i loro locali a Covent Garden e Kensington impartenzo lezioni di “gusto”, organizzando aperitivi e puntando sul wine cafè e che ora cercano nuove persone cui affidare l’apertura di nuovi locali.

Tutto è iniziato nel 2011 con l’apertura del primo locale a South Kensington. L’idea era semplice. Gli inglesi ci amano. Noi portiamo lì ciò che loro vengono a cercare qui. Cosa? Il vino e tutto ciò che ruotandogli intorno racconta l’Italia. Tra i quattro soci fondatori, tutti con un importante background, c’è Matteo Berlucchi. Creatore proprio di Start Up a Londra vive dal 1993 e questa è stranamente la prima avventura nell’attività di famiglia, sebbene interpretata in modo collaterale. Tra i grandi esponenti della Franciacorta, Berlucchi è un nome che, da solo, dice già Made in Italy.

Ha voluto portare l’happy hour a londra con, si legge nell’articolo del Corriere, focacce, formaggi, mozzarelinne, porchette, prosciutto e tutto quanto parla italiano. Insomma, l’Italia e le sue bottiglie piaccono al di là di accise e cali fisiologici. Essere presenti così come lo si è stati fino ad ora sulle Carte dei Vini Uk e nel suo mercato non è una chimera. La Brexit andrà affrontata, ma la qualità sarà premiata. Bisogna solo saper interpretare gli umori, seguire le tendenze dei mercati, quelle dei consumatori e quelle delle…professionalità!