La wikipedia del vino fa il bilancio degli ultimi 10 anni. Nelle ricerche degli enoappassionati cambia la geografia delle preferenze. E l'Italia fa la voce grossa

Wine Searcher, la Wikipedia del vino premia l’Italia: ci cercano sempre di più. Ci sembra la sintesi migliore per incoronare un decennio. Il 31 dicembre, dovremmo festeggiare.

Wine Searcher, il motore di ricerca del vino che è divenuto come una sorta di enciclopedia online, infatti, ha tracciato un bilancio dei suoi ultimi dieci anni. Il risultato? Nelle ricerche l’Italia cresce e supera persino lo Champagne. Andiamo per ordine e cerchiamo di capire questa particolare mappa geografica.

 

I trend del vino tracciati dagli ultimi 10 anni di ricerche su Wine Searcher ridisegnano le preferenze dei consumatori

E’ Don Kavanagh a pubblicare oggi l’articolo. E l’intenzione è proprio quella di delineare le tendenze del vino degli ultimi dieci anni per capire quanto le cose siano cambiate. E per noi sono decisamente migliorate.
Ma partiamo dai numeri generali. La Francia è sì ancora quella con le regioni vinicole più ricercate, ma in realtà quello che fa registrare è un netto calo rispetto ad altri Paesi. Lo si dice chiaramente. “E’ ancora leader e ottiene quasi tre volte più ricerche del suo rivale più vicino”, cioè l’Italia. “Ma quel rivale sta guadagnando terreno costantemente”. La prima sorpresa è questa: a “crollare” nelle ricerche è la regione di Bordeaux!
 
Quali Paesi ci sono dunque in questa top10 di Wine-Searcher. C’è tanta Europa, ma non solo quella. Nell’ordine si parla di Francia, Italia, Stati Uniti, Spagna, Australia, Portogallo, Cile, Argentina, Germania e Nuova Zelanda. E già si vedono delle differenze rispetto al 2010. Come Paese abbiamo superato gli Stati Uniti. L’Argentina scivola dietro il Cile e la Germania si prende la sua rivincita sulla Nuova Zelanda.
 

Il boom è anche nel numero di utenti: le ricerche sono cresciute del 430%. Il digitale fa la differenza. Le risposte di Enolò al settore

 
Restando sui numeri è particolarmente interessante vedere quanto è cresciuto l’interesse per il vino da parte degli utenti. Nel 2010, infatti, i 25 Paesi principali dediti alla viticoltura registravano 3,6 milioni di ricerche al mese su Wine-Searcher. Quante sono oggi? Oltre 15,5 milioni. L’aumento è stato dunque del 430%.
 
Inutile ribadire quanto la sfida del digitale si faccia sempre più impellente. Se ne parla moltissimo, ma il tempo della parola è finito. Quello che serve è agire. Il web è un potente stimolo per gli utenti e i social lo sono altrettanto. La gente si informa e poi cerca e approfondisce. Ecco che allora ci sentiamo ancora una volta chiamati in causa di fronte a un cambiamento così rapido. La velocità la dimostra già solo quel 430% di aumento di ricerche registrato da Wine Searcher. Come attrarre dunque i consumatori, ma anche i mercati e dunque i rivenditori? Una delle soluzioni, e su questo sono tutti d’accordo, è nella Platform Economy grazie alla quale si ampliano le possibilità e si abbattono i costi.
 
Un esempio? Proprio quello della nostra Start Up Enolò che ha creato un suo marketplace originale offrendo servizi innovativi tesi proprio a superare il gap dettato dalla rincorsa digitale grazie a professionalità ed efficienza.
 

Wine Searcher: a sorpresa chi cresce di più è la Germania, ma l’Italia con il suo +626% è il secondo Paese a fare “boom”

Torniamo alla ricerca perché quello che sorprende, oltre all’aumento generale delle consultazioni, è il cambiamento che c’è stato se parliamo dei singoli Paesi a vocazione vitivinicola. Sorpresa! Chi fa meglio di tutti? La Germania. Non lo avreste mai detto forse e forse neanche noi. Riesling e Pinot nero conquistano e in 10 anni è stato grande il recupero di un Paese che sembrava aver perso la bussola nel mercato del vino.
 
Sarebbe interessante saperne di più sul sistema vino in Germania. Su quello che si è fatto in questi 10 anni in termini di promozione ed espansione dei mercati. Certo è che nel decennio che volge al termine le ricerche dei vini tedeschi su Wine Searcher sono aumentate dell’817%. Una grande performance non c’è che dire. Ma non abbiamo di che lamentarci. Perché l’Italia cresce. Cresce eccome. Secondo solo ai teutonici, il Bel Paese ha visto aumentare le ricerche dei suoi vini di ben il 626%. Seguono Nuova Zelanda con un +534%, la Spagna con un +532% e il Cile con il suo +502%.
 
Bene fanno anche il Portogallo (+438%) e Argentina (+438%). La forbice in cui noi ci piazziamo, cioè quella tra Francia e Stati Uniti, ha avuto il suo “+”, ma i numeri sono lontani. I cugini d’oltralpe, infatti, hanno registrato un 377% in più di ricerche. Gli amici d’oltreoceano ci sono andati vicini con un +372%.
 

La Francia resta leader nelle ricerche, ma sul podio l’unica a crescere è l’Italia

 
Detti così sono solo numeri in effetti. Ma è con dieci anni fa che va fatto il paragone. La Francia nel 2010 rappresentava da sola il 52,5% delle ricerche per richiesta di informazioni sui suoi vini. Gli Stati Uniti registravano il 18,7% e l’Italia si avvicinava al 12%.
 
Nel 2020 la Francia scende al 45%, gli Usa scendono al 16,1% e l’Italia sale al 17,27%. E’ questo, dunque, il dato che fa la differenza. Perché? Perché testimonia, come Wine-Searcher conferma, che l’aumento di interesse per i vini italiani è costantemente in crescita. E da altre ricerche condotte dalla stessa piattaforma la riprova è nella qualità: sono i collezionisti di vino a dettarle queste tendenze. E in questo caso a darci grandi soddisfazione sono i grandi vini della Toscana e del Piemonte.
 

Bordeaux in caduta libera: la Francia ridisegna i suoi equilibri. Nell’era del web essere grandi non basta più

 
E’ il momento di scendere nel dettaglio. Lo abbiamo detto all’inizio. La Francia resta leader, ma al suo interno gli equilibri cambiano. I consumatori sembrano essere decisamente più curiosi e meno “storicizzati” se così si può dire. Perché se leader lo rimane, come abbiamo visto, le ricerche calano. Andando nello specifico del suo territorio a stupire è il fatto che se il calo c’è, e c’è, riguarda una regione in particolare: Bordeaux.
Un vero e proprio mito che, forse, ha bisogno di cambiare qualcosa nel modo di comunicare e comunicarsi. Essere grandi, oggi, non basta più e vivere di rendita si si può ma per quanto ancora verrebbe da chiedersi.
 
Nel 2010 le ricerche dei vini di questa prestigiosissima regione francese rappresentavano il 63,7% di tutte quelle che riguardavano la Francia. Seguiva il 14,8% della Borgogna e il 10,5% dello Champagne. Oggi? Oggi la regione di Bordeaux scende al 40,9%, la Borgogna fa un salto enorme in avanti con una crescita che tocca il 27% e lo Champagne rosica quasi due punti percentuali in più.
 
Il Bordeaux, insomma, è in caduta libera. Perché?
 

Wine Searcher incorona i grandi rossi: Toscana e Piemonte ‘spaventano’ la Francia. E la prima agguanta lo Champagne

Perché è un terra di grandi rossi. E l’altra qual è? L’Italia ovviamente! E sebbene detenga ancora il primato di regione più ricercata per i suoi vini su Wine-Searcher, la sua caduta libera è andata di pari passo con la nostra crescita esponenziale. L’aumento delle regioni che sono dietro di lei, italiane comprese, è stata in dieci anni quattro volte maggiore rispetto a quella del territorio francese.
 
Ecco dunque cosa è successo. Nel 2010 la top 10 delle regioni più ricercate per i suoi vini era questa: Bordeaux, California, Champagne, Toscana, Rodano, Piemonte, Australia Meridionale, Douro e Veneto. Alle soglie del 2020 la top 10 invece è questa: Bordeaux, California, Toscana, Champagne, Piemonte, Rodano, Australia Meridionale, Veneto e Douro.
 
La Toscana, insomma si guadagna il podio e supera lo Champagne, il Piemonte fa le scarpe al Rodano e il Veneto al Douro (regione portoghese). Non ci stupiremmo se il Veneto, con il motore del prosecco, salisse ancora in classifica. Ma quel che emerge è che i grandi rossi non hanno alcuna intenzione di andare in pensione e che l’Italia fa davvero la voce grossa.
 

In conclusione…

 
Certo si tratta di ricerche online, ma il dato non va di certo preso sottogamba. Anzi. In un mondo come quello del vino sempre più competitivo le geografie, anche grazie al web, cambiano continuamente. E’ come un cambiamento climatico digitale. E in questo caso sembra che l’Italia sia davvero preparata per affrontarlo al meglio.
 
Non bisogna però sottovalutare il potenziale di territori lontani da noi che, come si evince, conquistano sempre più enoappassionati che, su di loro, vogliono saperne di più. Noi abbiamo tante e inimitabili storie da raccontare. Dobbiamo solo trovare la chiave giusta per comunicarle e rendere curiose le vecchie e soprattutto le nuove generazioni, di un passato fiero. Quello del Vecchio Continente di cui, a ragione, siamo una delle voci più importanti.