Ricambio generazionale, storia, futuro e innovazione. I giovani trovano lavoro nel sistema toscano con nelle aziende sempre più esperti di marketing. E il turismo ringrazia

Quando parliamo di vino toscano sentiamo sempre più spesso la parola “sistema”. Prendiamoci un poco di spazio, oggi, per capire le origini di un successo planetario. E’ interessante partire dall’etimologia della parola che per il dizionario Treccani ha ben sei definizioni molte delle quali suddivise in quelle che potremmo indicare come sottodefinizioni. Il termine, insomma, è estremamente complesso. La sua semplificazione ha portato spesso all’abuso del termine. Quando parliamo di vino toscano, però, al di là delle inevitabili contraddizioni e degli scontri si può davvero parlare di “sistema”. 

 

Vino toscano: perché quello che c’è qui è un vero ‘sistema’ 

vino toscano sistema vino

Partiamo dall’etimologia. La parola sistema deriva dal greco σύστημα letteralmente “riunione, complesso” inteso come “porre insieme, riunire”. Facciamo ora nostre la prima sottodefinizione di quella concettuale data dalla Treccani. Un sistema è “un insieme di oggetti, di enti, considerati disposti seconda di certi criteri” per il raggiungimento di un determinato scopo. Passiamo ora alla definizione nozionistica per cui un “sistema è un insieme di nozioni, principi, idee, opinioni, proposizioni, connesse logicamente tra loro e relative a una determinata scienza o anche un’attività pratica”. Meglio:  è un “modo in cui è organizzato un settore della vita di una collettività, di una nazione o anche una sua istituzione, una sua struttura” e ancora un “metodo, procedimento, complesso di operazioni (o fasi di operazioni) con cui si tende a un determinato scopo”

 

Dalla nozione alla realizzazione

Provateci a pensare. Quando pensate la vino toscano la prima cosa che vi viene in mente non è qual è quello che vi piace di più, ma che lì il vino è eccellente. Solo in un secondo momento iniziate a fare una vostra classifica su tipologia e, per i più esperti, cantina. Cosa vuol dire? Che il brand, in senso di identificazione è unico seppur con tutte le diversità che il mondo dell’enologia richiede e che fanno dell’Italia un’eccellenza. Vuol dire che gli enti, istituzionali e non, hanno ognuno un ruolo (sono disposti secondo certi criteri), che pur ognuno con delle proprie caratteristiche quando si parla di ideologie si muovono e ragionano secondo “idee, principi, opinioni connesse logicamente e relative a una determinata attività pratica”, la promozione del vino appunto. L’interconnessione crea un sistema “organizzato” che opera secondo un “metodo” teso al medesimo scopo. 

 

Il caso ‘Toscana’

Ecco che allora, e giungiamo alla quarta sottodefinizione nozionistica del concetto di sistema secondo la Treccani, tutto diventa “consuetudine acquisita e seguita con volontà cosciente”. Nel caso specifico diventa produttori 2.0 come li ha definiti il Corriere Fiorentino e produttori “storici”. Con i primi in grado di creare indotto attraverso il buon uso del web e i social media grazie al supporto di esperti di marketing e i secondi in grado di sostenerli e tramandare loro la memoria di una cultura millenaria che ha fatto del “vino toscano” un’eccellenza e ora anche un vero e proprio sistema in grado di integrare vecchio e nuovo dando una spinta propulsiva alla qualità, l’innovazione e il turismo. Ora sì che possiamo raccontarvelo così come emerso dalle Anteprime Toscane.

 

Vino toscano: le nuove leve del “sistema” sono in vigna, in cantina e sul web e l’occupazione cresce

Non solo i winelovers, ma anche i produttori sono sempre più 2.0! Se da una parte i giovani tra i 30 e i 40 anni tornano a bere vino con sempre più consapevolezza (circa 9 milioni di italiani), dall’altra giovani sono anche i produttori del vino toscano con le donne sempre più presenti nonostante il sessismo resti un problema.

 

Vino Toscano: non solo esperti di vigna e cantina, ma anche di marketing

vino toscano esperti di marketing

A Montepulciano, dicono i dati presentati in occasione delle Anteprime di Brunello e Montepulciano appunto, il 37% delle cantine è nelle mani di imprenditori la cui media di età è 48 anni e le aziende guardano sempre più alla produzione sostenibile. Non solo. Ma in questo settore i giovani trovano occupazione. Il 45% degli impiegati è assunto a tempo indeterminato ed ha sotto i 40 anni. Con la vendemmia, ovviamente, il numero di assunti sale. 

Il dato più “bello” da leggere è quello della ricerca sempre più capillare delle professionalità. Gli istituti agrari, le specializzazioni e lo studio dei nuovi media, insomma, sono fonte inesauribile di risorse umane e occupazione. I giovani assunti sono infatti nella gran parte dei casi enotecnici, cantinieri, enologi, responsabili commerciali per l’estero e responsabili marketing. Questi ultimi richiesti dall’81% delle imprese vitivinicole e con un’età media al di sotto dei 40 anni. Quasi tutte le aziende hanno, di conseguenza, un profilo su Facebook: 8 su 10. Il 33% utilizza anche Twitter. La stessa percentuale utilizza anche altri social quali Linkedin, Instagram e Pinterest.

 

Vino Toscano: il buon esempio viene da Montepulciano

Non è un caso che sarà proprio quella del Montepulciano la prima denominazione a impatto zero nel territorio italiano. Gli investimenti, in termini non solo di risorse economiche ma ancor più umane, qui trova numeri a dir poco incoraggianti. L’inserimento dei giovani è avvenuto nel 60% delle aziende di Vino Nobile. Il 50% delle imprese viticole di Montepulciano ha superato con successo la seconda generazione. Il 70% ha già avuto il ricambio generazionale, mentre l’88% vede in questa prospettiva la strada giusta. 

Quando parlavamo di sistema abbiamo inteso con questo l’insieme degli elementi. Il Consorzio, quando parliamo di enologia, è uno di quelli da cui non si può prescindere. Le individualità si incontrano proprio in questo spazio se così possiamo definirlo. Il 63% delle imprese associate a quello del Montepulciano vanta una storia trentennale e il 31% vanta tra i 10 e i 30 anni di attività. Si capisce facilmente che il ricambio generazionale e l’innesto di questo con la sua storia qui sia avvenuto e stia ancora avvenendo.

 

Vino Toscano: Vecchio e nuovo, il connubio perfetto per l’enoturismo e per il Brunello annata a 5 stelle

vino toscano montalvino vista vigne

Nonostante a livello di sistema Italia ci sia ancora molto da fare come dimostra la superiorità della Francia in tema di enoturismo, va detto che il “sistema toscana” è uno di quelli che di passi avanti ne ha fatti davvero moltissimi. Il fatto che ci sia comunicazione all’interno della singola azienda e in rapporto all’intero comparto per la promozione del territorio regionale attraverso una delle sue eccellenze, il vino, è il motore che ha fatto sì che la macchina “vino toscano” prendesse sempre più velocità. 

La bellezza della regione, veicolata anche attraverso le sue cantine, racconta di una storia fatta di memoria e modernità. La memoria dei luoghi ricchi a loro volta di storia. E quella delle vigne e le cantine dove vecchie e nuove generazioni hanno saputo cooperare per farne un punto di riferimento per i winelovers, ma anche per coloro che, di luoghi, sono appassionati. I borghi sono amati dai turisti di tutto il mondo. E la Toscana di borghi meravigliosi ne ha da vendere. Nel 2016, rispetto all’anno precedente, si è avuto un incremento di presenza turistica del 20%. Da milione del 2015 a fine 2016 se ne sono contati 1 milione e 200 mila. 

I pernottamenti a Montalcino, patria del Brunello, sono stati oltre 135 mila anche grazie all’unione del Comune con quello di San Giovanni d’Asso. Un microsistema che, a quanto pare, fermenta prospettando annate davvero eccellenti.

A proposito: per il Brunello questa, è stato decretato nel corso delle Anteprime, sarà un’annata a 5 stelle!

 

Ultima foto Ryan Snyder Flickr-CC. Foto copertina Dimit®i Flickr – CC