Promosso dalla Diocesi di Roma è un viaggio alla scoperta del legame tra fede e vino e la sua massiccia presenza nelle grandi scritture. Tra studio e degustazioni un percorso decisamente nuovo a cura del teologo Marco Cum

L’immagine più immediata è quella dell’eucarestia: tra vino e Chiesa il rapporto è innegabile. E così, a Roma, l’Ufficio per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport, ha deciso di avviare un corso di conoscenza che non è un corso per sommelier, ma un vero e proprio viaggio alla scoperta del rapporto tra Bibbia, storia e arte.

“La vite, e i tralci. Il vino nella Bibbia, nella Storia e nell’Arte” è proprio il titolo scelto per i quattro appuntamenti che si terranno per quattro martedì, a partire dall’8 gennaio, nella parrocchia romana di Sant’Ambrogio e curati dal teologo, sommelier masterclass Marco Cum.

 

Ph: Le Nozze di Cana – Paolo Veronese 1563

Il vino nella Bibbia: una simbologia antica che si lega profondamente alla storia dell’enologia

 

Partiamo da quel che forse pochi sanno per capire il perché di un corso come questo e quanto in realtà sia importante per coloro che hanno voglia di conoscerlo davvero. Tempo fa vi abbiamo parlato dell’importanza della filosofia per imparare a conoscere il vino. La teologia non è da meno. Se delle nozze di Cana e la trasformazione dell’acqua in vino, primo miracolo di Gesù, sappiamo più o meno tutti, forse non tutti sanno che la Bibbia è ricca di richiami a quel che un tempo era il pagano nettare di Bacco.

Pochi ad esempio sanno che il primo cenno al lambrusco è contenuto nel libro del Profeta Isaia, o che il famoso vino della California fu originariamente prodotto e francescani inviati come missionari in quella terra, perché così avevano a disposizione il vino per celebrare messa. Infine uno dei più antichi trattati di enologia, risalente al XVI secolo, si deve a Sante Lancerio, storico e geografo, ma soprattutto bottigliere di Papa Paolo III.

 

Il vino nella Bibbia tra storia, arte e cultura che apre lo sguardo al divino tra studio e degustazioni

 

Qual è dunque l’obiettivo di questo corso così particolare? Lo spiega lo stesso Cum: “quello di mettere in evidenza quanto il vino abbia fatto cultura nel mondo, influenzando la storia e l’arte. In più punteremo la lente d’ingrandimento sulla forte simbologia mistica da esso rappresentata nella Sacra Scrittura, dall’Antico al Nuovo Testamento, fino al suo apice nell’ultima cena”. Si spazierà dunque dalla storia dei monaci di Cluny alla lettura del Cantico dei Cantici, con assaggi, e per questo ai partecipanti viene chiesto un contributo per l’iscrizione, di Barolo e Franciacorta, Grechetto e Pinot Nero, con un occhio anche allo Champagne, che fu inventato, anche questo, tra le mura di un monastero, dall’abate benedettino Dom Pierre Pérignon.

A spiegare le finalità pastorali di questo corso è , don Francesco Indelicato direttore dell’Ufficio per la pastorale del tempo libero, del turismo e dello sport. “Le normali attività quotidiane hanno una valenza che va al di là del tempo presente, in quanto sono radicate in una storia e in un territorio e riguardano spesso anche la sfera spirituale. A questa dinamica non sfugge neanche il rito del pasto. In questo contesto si vogliono puntare i riflettori sul mondo del vino e sul suo stretto legame con le Scritture e la Chiesa. Dopo questo corso – conclude – sarà difficile bere un bicchiere di buon vino senza gustarne la profondità nel tempo e la relazione con la nostra fede. Un’occasione da non farsi sfuggire”.