I giovani americani hanno le idee chiare: per un buon vino si spende in ogni occasione. Purché il tutto finisca tra post, hashtag, tag e forum di discussione

Tra i vostri obiettivi c’è quello di piazzare il vostro vino negli Usa? Allora dovete puntare su un target: i millennials. C’è un mito da sfatare: i  giovani quando scorrono una Carta dei Vini non puntano necessariamente sulla bottiglia, o il calice, più economico. Almeno non negli Stati Uniti. Crisi o non crisi quando ci si può concedere una cena, un aperitivo o una serata tra amici la qualità conta. Perché? Di certo non perché sono tutti intenditori o sommelier. Prendendo per buono che almeno un po’ se ne capisca è nella “socialità” che c’è la chiave di questa tendenza. Ai giovani americani piace mangiar bene e bere bene perché solo con la qualità e la particolarità possono conquistare i loro amici sui social media più influenti.

vino negli usa - giovani millennials

 

Vino negli Usa? Ecco quanto contano marketing e comunicazione.

Praticamente nella totalità. Il sondaggio condotto dalla Uc Davis Graduate School of Managment presentato durante l’ultima edizione del Wine Industry Financial Symposium in California parla chiaro: ai giovani piace l’esperienzialità. A loro, cioè, piace essere stimolati per apprezzare un buon vino o un buon piatto. “L’industria del vino – afferma Robert Smiley, docente della Uc Davis – ha catturato la loro attenzione. Ora bisogna tenerla alta”.

Come? Ovviamente nell’epoca dei flussi di informazioni pensando a delle campagne di comunicazione e marketing in grado di tenerli “svegli”. E’ così: quando si passa più tempo a muovere le dita sullo smartphone che a contemplare un tramonto magari proprio con un calice di vino tra quelle stesse dita, non ci si può distrarre. Perché l’attenzione di un giovane si sposti su altro, infatti, è questione di un attimo o, più semplicemente, di un post, di un tag o di un hasthag. 

 

Vino negli Usa? Puntare sull’eccellenza può aprirci nuovi scenari di mercato.

Se è vero quanto afferma questa ricerca è vero anche che, per il vino italiano, questo potrebbe essere un momento d’oro per far innamorare gli americani. Loro, in realtà, del nostro vino lo sono già. Lo dimostrano le statistiche dell’export. Ma siamo in grado di conquistare questa fascia di mercato? Quella dei millennials? Un loro acquisto, fosse anche solo di un nostro calice, varrebbe molto più di tante inutili campagne promozionali. A loro basta un post per fare di un vino un re. Ecco perché, ora più che mai, sarebbe un bene per i vini italiani trovare quanto più spazio possibile nelle Carte dei Vini d’oltreoceano.

Un’impresa per un Paese che di vino, da solo, ne produce in quantità enormi? Può darsi. Ma costruire la propria promozione strizzando l’occhio ai giovani nati tra il 1980 e il 2000 sarebbe doveroso. Loro, a quanto pare, puntano sull’eccellenza anche a costo di spendere qualche dollaro in più.

 

Vino negli Usa? per i millennials bere è un’attività sociale.

Non è un caso che ai giovani americani piaccia postare. Per loro una buona bottiglia di vino non si stappa soltanto nei momenti importanti.  Lo dicono molte altre ricerche di settore. I produttori americani sono preparati al riguardo, ma per i produttori italiani che volano in Usa con le loro bottiglie, è il caso di stilare un piccolo vademecum su come i millennials scelgono quanto spendere e per quali ragioni. Il range di prezzo, infatti, è influenzato dall’occasione dell’acquisto, seguita da uvaggio, annata, regione di provenienza e, ovviamente, packaging. 

Di media, stando a quanto racconta Export Usa, un giovane americano beve tre bicchieri per ogni occasione. Per cui spenderà circa 15 dollari per una bottiglia da portare ad una festa, non più di 30 (che comunque non è poco) per portarsela a casa e, per bere fuori casa, è disposto a sborsare più di 50 dollari. In questo caso, però, non per un solo vino, ma per vini diversi. Di qui l’importanza, per ogni ristorante, di avere un’ottima selezione al calice. 

Un’altra cosa…ai millennials piacciono i vini con storie da raccontare. E di queste, in Italia, ne abbiamo un’infinità. Dobbiamo solo poi fare il callo ai commenti sui social media dove, a quanto pare, si sfidano più dei sommelier. Paradosso dei paradossi: sono loro a influenzare i bevitori più anziani. La loro voglia di sapere, conoscere e condividere, a quanto pare, riesce addirittura a spostare i gusti degli abitudinari. 

Se è vero che è in America che si registra il boom degli acquisti d’eccellenza da parte dei Millennials, è pur vero che, in Europa, sull’emozionalità si spinge altrettanto sebbene in termini low. Un esempio? Quello di Aldi’s che per Natale ha messo il vino nelle bottiglie di birra artigianale.

 

Crediti fotografici: gLangille – Flickr CC.