Lo conferma l'indagine Sopexa Wine Trade Monitor che stila le tendenze dei prossimi due anni e l'Italia è certamente tra le grandi protagoniste

Il vino italiano piace ai giovani di tutto il mondo! A dirlo sono i risultati del Wine Trade Monitor 2019 presentati da Sopexa, agenzia specializzata nel Food & Drink a livello internazionale che racconta i trend del mondo del vino in tutto il mondo. Realizzato in collaborazione con Wine in Paris, la ricerca, delinea dunque le tendenze per il 2020-2021 e l’Italia ne esce decisamente vincitrice.

 

Il vino italiano continua a crescere e piace ai giovanissimi: si rafforza la percezione della qualità della nostra produzione

Due i fattori che devono fare guardare al futuro con positività per i vini del Bel Paese: l’Italia è riconosciuta tra le realtà che hanno una maggiore prospettiva di crescita nei mercati oggetto d’indagine, ed è, come anticipato, uno dei pochi mercati che sembra aver conquistato le giovani generazioni, laddove i millennials sembrano essere normalmente poco propensi verso il nettare di Bacco.

A confermarlo è stato Matteo Lefebvre, direttore di Sopexa Italia secondo cui questi due elementi insieme “rafforzano la percezione della qualità della produzione viticola italiana che si accompagna alla volontà di evolvere e rimanere in ascolto del trend e delle esigenze di tutte le tipologie di consumatori”.

Come a dire che il vino italiano piace proprio a tutti. Conclusioni tratte dalla ricerca che ha raccolto le percezioni e previsioni di 984 operatori del settore tra importatori, distributori, grossisti e retailers. Protagonisti della filiera che operano in sette diversi Paesi. New entri Regno Unito e Germania. Confermati nell’indagine invece Belgio, Cina, Hong Kong, Germania, Giappone, Regno Unito e Stati Uniti.

 

La “resistenza” del Vecchio continente: vini italiani, francesi e spagnoli restano punto di riferimento, ma i nuovi mercati avanzano…

Il vecchio continente resiste e continua ad essere un punto di riferimento per gli enoappassionati di tutto il mondo. Questo è il primo dato che emerge della ricerca. Se infatti parliamo di vini più venduti al mondo per gli intervistati sono proprio questi i Paesi che guidano le tendenze globali con la Francia che perde però il 17% dei punti percentuali per il 2018  calando soprattutto in Belgio. Anche la Spagna perde terreno in Cina dove, invece, sono i vini australiani a conquistare.

E se l’Italia cresce non è di certo il caso di abbassare la guardia. Ancor più in un momento così complesso come quello che si sta vivendo a causa del Coronavirus che sta creando molte difficoltà all’economia nazionale e che sicuramente effetti ne avrà anche quando l’ondata si sarà placata. Per i Paesi del vecchio continente i dati positivi devono essere anche un monito a non lasciarsi gongolare dalla certezza. I nuovi mercati emergono e pian piano si ritagliano i loro spazi. Essere sempre attivi, nel marketing e nel portare qualità sapendola comunicare, resta una priorità.

D’altra parte, lo dice anche lo studio, i professionisti del vino sulle prospettive di crescita si dividono. La maggior parte degli intervistati negli Stati Uniti, in Germania e in Giappone prevede una crescita del settore nel prossimi due anni. Nel Regno Unito, invece, è alto il pessimismo: per il 44% dei professionisti ci sarà un calo. Percezioni che vanno valutate alla luce della Brexit, ma anche della nuova emergenza sanitaria che rischia di modificarla anche lì dove la fiducia nel nostro vino, ad esempio, non è mai mancata.

 

Come sarà il 2021? In termini di crescita il vino italiano si contende il primato con i cugini d’oltralpe

Come evolveranno secondo le previsione di Wine Trade Monitor le vendite nel 2021 dunque? Beh anche qui c’è da essere contenti. Italia e Francia, infatti si contendono il primo posto in termini di crescita. E chissà che non sia proprio il Bel Paese a spuntarla visto che a quanto pare i cugini d’oltralpe perdono un po’ di terreno in Cina, Belgio, Hong Kong e Stati Uniti.

Cina da tenere d’occhio a quanto pare perché è qui che i nuovi mercati faranno più proseliti secondo i professionisti del settore con solo l’Italia a dare battaglia. Il futuro più luminoso da queste parti pare lo avranno i vini australiani che hanno maggiori prospettive di crescite per il 60% degli intervistati. Seguono i vini cileni che saranno protagonisti per il 46% degli intervistati. Terzo gradino del podio tutto nostrano: i vini italiani in Cina per il 42% di coloro che hanno partecipato all’indagine hanno un potenziale di crescita del 42%.

Strano a dirsi invece, ma il Giappone sembra essere orientato verso un senso nazionale. Per la prima volta, infatti, si prevede che saranno i vini locali i protagonisti in termini di crescita. Seguono Francia (36%) e ancora una volta Italia (24%).

Se i danni del “Coronavirus” non possiamo saperli qualche proiezione su quelli della Brexit a quanto pare è possibile farla. L’uscita di scena dal panorama europeo secondo lo studio, infatti, costerà caro a tutti i vicini di casa. In Gran Bretagna sembra che ad avere maggior diffusione saranno infatti i vini cileni, quelli australiani e quelli argentini. Con buona pace della Vecchia Europa.

 

Brand reputation: la Francia stacca tutti, ma il vino italiano ha i giovani dalla sua parte!

Se parliamo di immagine che si da al mondo o se preferite di brand reputation chi è che si sa “vendere” meglio? La Francia che, bisogna dirlo, stacca tutti con il suo 59% di intervistati che li ritiene quelli di maggiore appeal. Ma ci sono un paio di elementi da tenere in considerazione. Il primo è che l’immagine dei vini francesi in Belgio ha subito un calo, la seconda, ed è questa la più interessante, che i giovani non li annoverano tra quelli attraenti.

Con il nostro 11% di preferenze tra gli intervistati che ci piazzano al secondo posto nella percezione della brand reputation tra gli addetti ai lavori, possiamo essere contenti. Soprattutto considerare questo un numero su cui premere l’acceleratore. Sono i nostri, infatti, insieme ai vini australini, quelli che danno una maggiore percezione in termini di “innovazione” e “attrazione” per i giovanissimi. Una fetta di mercato ambitissima e molto difficile da conquistare e su quindi Italia e Australia sembrano avere una marcia in più.

A questo dato si può forse collegare l’andamento dei vini biologici e biodinamici che sono, per i professionisti, il futuro del vino collocandosi addirittura davanti ai vini regionali secondo il 28% dei professionisti. In crescita anche la preferenza per i vini a basso tenore alcolico che sembra potrebbero avere maggiori crescite in Germania e Regno Unito. E i vini a basso tasso alcolico sono tra quelli che i giovani cercano di più. Battuta d’arresto invece per il rosé negli Stati Uniti, altra tipologia che negli anni aveva conquistato moltissimo i giovanissimi. Solo il 13% degli intervistati statunitensi, infatti, si aspetta un’ulteriore crescita per la categoria. Idee per rinnovarne la percezione  del vino italiano ne abbiamo?

 

Vini e vitigni: non si arresta la corsa del Prosecco, ma per i rossi la lingua parlata è sempre francese. La tipologia con più prospettive? Il cabernet sauvignon

Passiamo a tipologie e vitigni per chiudere questa analisi delle tendenze. La miglior prospettiva di crescita in Italia ce l’ha ancora il Prosecco che domina tutti i mercati presi in esame. La concorrenza da cui guardarsi è quella del Cava in Giappone e negli Stati Uniti, mentre per la maggior parte degli intervistati di Germania e Regno Unito saranno le bollicine di Cremant a conquistare più palati.

Inutile dire che sui rossi il dominio resta francese con Bordeaux, Linguadoca, Cotes du Rhone e Borgogna. Eppure nel Regno Unito nella top 4 delle preferenze c’è un’altra regione francese: il Beaujolais. Ad attrarre di più, da queste parti, sembra essere il Mendoza argentino.

Tra i vini bianchi la classifica non cambia. Al primo posto, ormai da due anni ci sono i vini di Marlbouroug della Nuova Zelanda e della Loira che mantengono costante la loro crescita. Appena dietro, ma in profumo di sorpasso, i vini della Linguadoca che a quanto pare potrebbero trovare la svolta in Belgio e in Giappone.

Se negli Stati Uniti l’exploit del rosè si arresta, non è così in tutto il resto del mondo. Ottime prospettive di crescita si registrano infatti per quelli della Provenza, la Linguadoca e i nostri amabili rosati.

Quattro i vitigni che a quanto pare crescono di più con il primo che stacca tutti: il Cabernet Sauvignon che però viaggia più verso oriente. A fargli compagnia nel resto del mondo sono Pinot Nero, Chardonnay e Merlot!