Una dozzina di bottiglie sono già approdate sulla Stazione Spaziale Internazionale. Ispirandosi a Jules Verne parte da qui l'impresa "medicea" del visionario Nicolas Gaume

Forse non lo sapete, ma dal 2 novembre una dozzina di bottiglie di vino sta ruotando intorno all’orbita terrestre. Sono infatti partite a bordo del razzo costruito dalla Northorop Grumman per approdare sulla Stazione Spaziale Internazionale.

Perché? Perché se sulla terra le pratiche legate al vino vedono bottiglie conservate in caverne, sott’acqua e in altri luoghi “insoliti”, quello dello spazio sembra essere il futuro e c’è chi a questo crede con convinzione. Se c’è chi già pensa di piantare viti su Marte, c’è anche chi punta a portare avanti ricerche biologiche sulla microgravità dell’orbita terrestre e sceglie proprio il vino come “cavia”. E non è un caso perché in fondo, dietro, c’è anche un’imponente operazione di marketing che di introiti, in vista anche di futuri finanziamenti, ne può portare davvero parecchi.

E’ nata così l’idea di Nicolas Gaume, uomo d’affari che ha deciso di creare questa particolare Start Up. Divenuto milionario giovanissimo a soli 19 anni con i videogiochi nel 1990, il visionario imprenditore è pronto a lanciarsi (anzi lo ha già fatto) in questa nuova avventura spaziale.

 

Vino in orbita sponsorizzato da ultra milionari: dopo i mecenati arrivano i ‘patroni’ dell’impresa spaziale

A riportare la notizia è la rivista Quartz. Gaume, inseme al suo socio e Emmanuel Etcheparre ha creato nel 2014 una nuova società, la Space Cargo Unlimited e oggi la ricerca è volata direttamente oltre l’atmosfera puntando a pilotare nuovi esperimenti il prossimo anno sui altri due razzi realizzati da Blue Origin e SpaceX. Come è finanziato? Come accennavamo in modo piuttosto insolito. Potremmo dire vendendo un sogno o, terrenamente parlando, un vero e proprio feticcio.

Il modello è definito “mediceo” per cui la ricerca sarà finanziata in parte da un’associazione di beni di lusso che consegnerà a chi vorrà mettere la sua imponente quota un balue personalizzato pieno di oggetti trasportati dallo spazio a sponsor ultra ricchi. Li chiamano “patroni” e sono loro, dunque, i veri sostenitori di questa impresa moderna. Va da sé che l’oggetto cult della cassa sarà proprio una bottiglia di vino che tornerà direttamente dallo spazio. Difficile trovarne tra gli scaffali di un supermercato!

 

Vino in orbita: se avete un portafogli illimitato nel vostro futuro c’è l’impresa missilistica

E che ai ricchi l’idea piaccia lo testimoniano James Lick e Elon Musk, milionari e appassionati del mondo oltre la Terra che hanno pagato di tasca loro la tecnologia utilizzata per fare queste particolari ricerche. Sono i nuovi “imprenditori missilistici”, come li definisce Quartz. E la loro promessa è che i loro veicoli renderanno più economico fare affari nello spazio. E noi, la musichetta di Star Wars la sentiamo già suonare nelle nostre orecchie mentre si contratta nel mercato spaziale. Ad oggi, va detto, sono solo cinque i milionari di tutto il mondo che stanno trattando con Gaume, ma la disponibilità economica è già tanta considerando il target. Certo è che se avete milioni di euro da investire e pensate anche voi che proprio oltre lo spazio ci sia il futuro, allora sappiate che per voi posto ce n’è.

Certo sulle modalità di transazione non siamo ancora in grado di darvi informazioni, ma a volte i visionari hanno avuto ragione. Chissà che gli amanti di Asimov e della visionarietà letteraria e cinematografica alla fine non abbiano ragione!

 

Vino in orbita: la squadra dello spazio si è già riunita a San Francisco e tutto parte da Louis Pasteur

Tutto campato per aria (e domanda non potrebbe essere più azzeccata)? No. Gaume ha già riunito la sua squdra nella casa del console francese a San Francisco. Evento co-ospitato da Airbus, i cui venditori di jet privati erano disponibili per la rete. E decisamente vario era il parterre. Dal ballerino del Balletto di San Francisco, all’imprenditore di criptovaluta, fino all’enologo e il principale consigliere economico del governatore di Calgary. E in effetti visionaria è stata anche la location della particolare riunione.

Costruita dall’inventore Philo Farsworth, infatti, davanti alla casa del console, le viti un tempo crescevano davanti a una massiccia vetrata che fluttuava sopra la città. La chiave di tutta questa strana impresa a metà tra Brancaleone e le Guardie del Tempo di Jedi, è alla fine il vino. Gaume, infatti, è cresciuto a Bordeaux, ricorda la rivista, e ama parlare di Louis Pasteur, il padre della microbiologia che sulla questione ha fatto molte ricerche per conto di Napoleone III preoccupato per le esportazioni di vino francese. E’ stato proprio lui a sviluppare un metodo per riscaldare il vino per uccidere i batteri dopo la fermentazione: la pastorizzazione. Quella che ha impedito al vino di rovinarsi durante il trasporto.

La domanda d’obbligo dunque è: cosa possiamo imparare sul vino dallo spazio? Capire se l’invecchiamento è diverso rispetto alla stessa annata lasciata sulla terra visto che microbiologicamente la “gravità zero” modifica proprio questo processo. “Postuliamo – ha infatti spiegato il professor Philippe Darriet, consulente scientifico della missione e direttore di un istituto di ricerca sul vino presso l’università di Bordeaux – che lasciando questi campioni per un po’ sulla stazione spaziale, grazie alle micro-radiazioni si potrebbero avere impatti sui batteri e ottenere risultati positivi”. Per sapere dunque se la spesa vale l’impresa si dovrà dunque aspettare che il vino torni sulla terra.

 

Vino in orbita? Il Whisky c’è già stato ed è invecchiato precocemente. Ad ispirare Gaume è Jules Verne e il suo giro del mondo in 80 giorni

A volerla dire tutta l’idea di Gaume non è mica una novità. Lo è per il vino, ma nel 2011 in orbita ci sono già andate le bottiglie di vino scozzese della distilleria Arberg. Risultato? “Dopo due anni – ha dichiarato il Ceo di Nanoracks che si è occupato dell’operazione – il whisky sembrava invecchiato di cinque anni per colore e gusto”.

Il vino francese, insomma, si apre a nuove e impensabili frontiere anche sulle tecniche di vinificazione nel caso in cui si dimostri che sì, nello spazio tutto questo si può fare! Ci siamo permessi di definire l’impresa un mix tra l’improbabile Brancaleone e l’immaginifico mondo degli Jedi, ma ad ispirare Gaume, in realtà, è il classico dei classici e non lo nasconde. E in effetti l’idea ricorda non poco “Il giro del mondo in 80 giorni” di Jules Verne anche nell’idea di business da cui nasce. Il libro, infatti, inizia con un gruppo di uomini ricchi in un club di Londra che Phineas Phogg sfida scommettendo di poter compiere l’impresa grazie a tecnologie mai viste. Tecnologie che oggi esistono eccome!

Facile l’impresa non lo è di certo anche perché il dibattito sui ricchi che vogliono andare nello spazio è molto controverso. E anche far partire le bottiglie non è stato facile. La Nasa ci ha messo un bel po’ per dare l’ok. E poi diciamolo, ma quanti potranno dire portando gli amici in cantina “io questa bottiglia ce l’ho e tu no”. Pochi, anzi pochissimi, per ora forse solo 12 persone in tutto il mondo.

Se tutto andrà bene, la Space Cargo Unilmited proseguirà con ricerca sulla viticoltura e altre applicazioni agricole e biologiche. Insomma, aggiornatevi il Cv: il vostro prossimo impiego potrebbe essere in orbita!