Bagarre sulle importazioni e la polizia sequestra ingenti quantità di bottiglie. Se non fosse realtà sarebbe quasi una spy story. E' così da 40 anni assicurano gli ecclesiasti. Qui, il vino adatto alla messa, non c'è, ma il divieto di importarlo sì!

Se il vino da comunione diventa una storia di simil-proibizionismo. Ebbene sì, è così che si potrebbe interessare la decisamente curiosa notizia che arriva dal Quebec dove la polizia ha sequestrato ingenti quantità del nettare di bacco ai fornitori che il vino lo portano nelle Curie. L’accusa: importazione “illegale”.

 

Il vino da comunione in Quebec ci arriva ‘illegalmente’. Non si può importare, ma un produttore che sia in grado di darne uno adatto non c’è…che fare?

La notizia arriva dal Catholic News Service e ha fatto il giro del mondo finendo anche su alcune delle riviste più prestigiose del settore “enologia” a cominciare da The Drink Business. A quanto pare in alcune parti del Canada il vino sacramentale scarseggia. Anzi, secondo quanto riportato dal Catholic News Service oggi come oggi è “quasi impossibile” acquistare una bottiglia di vino in Quebec.

Diversi, insomma, i sequestri effettuati ai danni del vino da comunione. Alla rivista Sandra Dion, portavoce del dipartimento di polizia di Quebec City, ha spiegato che il sequestro si è reso necessario a seguito di un’indagine da cui sarebbe emerso che i produttori non sono autorizzati ad importare vini da altre province e neanche a venderli oltre confine.

Un’accusa che però, per i fornitori, non sta in piedi. La pratica, hanno detto loro, è consolidata da anni dato che la Société des alcools du Québec (Saq) non vende vino da comunione. Quello che arriva, quindi, è californiano e viene fornito da due produttori: Mont La Salle Altare Wines e Cribari Premium Altar Wines. Vino che viene importato nelle province dell’Ontario e del New Brunswick prima di arrivare nella regione francofona del Canada.

Insomma, un produttore locale non c’è, sebbene ci sia un vino del vigneto Vignoble Vertefeuille a La Praire che attende l’approvazione per la fornitura.

 

La Procura Ecclesiastica assicura: si va avanti così da 40 anni e quello che compriamo lo paghiamo, con tanto di accise, in modo trasparente!

 

Una storia di “proibizionismo” che da queste parti, assicura Jaques Laroche, direttore generale della Procura Ecclesiastica (incaricata dell’acquisto dei beni necessari alla Curia), va avanti da 40 anni. Il Saq, sostiene, è dagli anni ’80 che cerca di impedire la distribuzione del vino da comunione in Quebec. Per questo parrocchie e comunità religiose sono costrette a compare da altre province. Secondo quanto da lui riferite un altro consiglio di amministrazione dei liquori, il Liquor Control Board of Ontario, ha detto ai fornitori che oltre confine no, non si può vendere, mentre l’importation of Intoxicating Liquors Act canadese prevede eccezioni per le bevande a scopo sacramentale o medicinale.

Una vera spy story ci pare di capire. D’altra parte, ha sottolineato La Roche, lui il vino che importa lo paga e paga anche le accise, ha una licenza e quindi agisce in modo legale.

Da parte sua il Saq ha confermato di essere in contatto con l’assemblea dei vescovi cattolici del Quebec per garantire la fornitura del vino da comunione. Il consiglio dei liquori sostiene che si può risolvere tutto velocemente perché ha vini adatti allo scopo. Vini che, come esplicato in una nota emanata dal Vaticano nel 2017, deve essere “naturale, dal frutto dell’uva, puro e incorrotto, non mescolato con altre sostanze”.

Troviamola una situazione o si finirà per dover dire una parola d’ordine ai piedi dell’altare prima di ricevere l’Eucarestia!