Dal progetto di Proposta Vini per il recupero delle autoctonicità perdute, alla nuova vita di una tipologia di vino che ha saputo fare della sua storia la sua nuova forza grazie a molteplici unicità

Vini vulcanici: hanno saputo costruirsi una propria identità, si sono ritagliati una fetta di mercato in continua ascesa, sono protagonisti nelle migliori guide dei vini e hanno dalla loro il fascino di luoghi che li rendono unici, nei calici e nei paesaggi. Ma cosa sono e dove sono?

Di loro si fa un gran parlare e tanti sono i progetti che ne stanno riscoprendo l’unicità.  L’Italia, al riguardo, ha molto da dire. Oggi vi accompagniamo in un viaggio alla scoperta di queste eccellenze, partendo da chi lavora per recuperare ciò che di questi si è perduto, fino a capire cosa li rende unici nel raccontare un passato ancestrale che non smette di affascinare.

 

Vini Vulcanici: il progetto per riscoprire le autoctonicità di quelli “scomparsi”

Ci sono i Vini Estremi, i Vini dell’Angelo, le Bollicine da Uve Italiane e i Vini delle Isole Minori, ma da oggi nell’importante lavoro di ricerca con cui si vogliono valorizzare i vitigni e i vini unici, le specialità territoriali e le tradizioni enologiche della viticoltura italiana, Proposta Vini ci sono anche i Vini Vulcanici. Il progetto nato dalla passione di Gianpaolo Girardi per la riscoperta e la valorizzazione di giacimenti enologici rari e autentici debutta in questa sua nuova veste il 7 ottobre alla Nuova Villa dei Cesari in occasione di “Degustiamo Insieme Roma”.

Un lavoro non facile quello portato avanti, ma essenziale per non perdere un patrimonio già oggi ineguagliabile in termini di biodiversità, ma che in Italia non smette di stupire per il quanto ancora c’è da sapere. E sui vini vulcanici il lavoro è appena iniziato. Le grandi certezze non mancano e sono quelle dei vulcani attivi. Basti pensare ai grandi vini dell’Etna o quelli che arrivano da Stromboli dove da poco è partito un nuovo progetto di riscoperta. Ma la verità è che in Italia ci sono anche tanti vulcani “scomparsi”, che hanno però lasciato nella terra la loro presenza.

E’ il caso dei vulcani che formano la Tuscia, quelli di Roccamonfina, del Vulture e delle zone vulcaniche dei Lessini e i Colli Euganei senza dimenticare quelli di Salina e Amiata o, ancora, quelli sparsi per la Sardegna. Ed è in questi luoghi che si concentra la ricerca e la riscoperta di Proposta Vini. “Coltivare uve su terreni vulcanici – spiega Giardi – significa essere custodi di conoscenze ancestrali e possedere una fisicità dinamica, necessaria a sopportare il duro lavoro. Queste uve – aggiunge – sono figlie di viti determinate ad assorbire umori. Affondano le loro caparbie radici nelle profondità più oscure di suoli vergini, primordiali, ricchi di minerali e complessi”

 

Vini Vulcanici: tutto il fascino dello storytelling nell’ancestralità della loro essenza

C’è un fascino particolare nei vulcani. Sin dall’antichità, per l’uomo, hanno rappresentato luoghi sacri. Posti ai confini del mondo dove si poteva incontrare il soprannaturale. Sono i luoghi degli dei, della trascendenza e del mito, dove le leggende si fanno reali tra fuoco, fumo e rumore. Sono tante le storie che possono raccontare. Dalle pendici dei Campi Flegrei dove si credeva ci fosse l’ingresso nell’Ade, fino alla vetta dell’Etna dove vivrebbe ancora oggi Re Artù chiuso in un castello il cui ingresso sarebbe stato accuratamente nascosto tra le tante grotte che lo caratterizzano da mago Merlino.

Insomma. Parlare di vini vulcanici vuol dire parlare di una forza prorompente: l’ancestrale, lì dove paure e speranze degli uomini si esprimono nella loro massima potenza. Ed è proprio in questi luoghi che le radici delle viti affondano narrandoci oggi nuove storie come quella della Malvasia delle Lipari di Salina (Eolie), chiamato già da Diodoro Siculo il “nettare degli dei” e nato da uve importate dai mitici eroi omerici sbarcati su queste coste o forse dai pirati fenici. Comunque sia andata se oggi possiamo degustarlo lo dobbiamo a un eroe moderno, il cavalier Giona Hauner, innamoratosi del luogo e artefice del recupero di questa eccellenza siciliana divenuta Doc nel 1974.

Nel loro presente e futuro, dunque, la forza dello storytelling, motore trainante di mercati che non chiedono solo più prodotti, ma storie.

 

Vini Vulcanici: terreni unici per calici inimitabili. I mercati li amano, e l’Italia ha tutti i numeri per vincere la sfida

In Italia si contano circa 17mila ettari di viti che maturano su terreni vulcanici con una produzione che si aggira intorno ai 160 milioni. Ma nel mondo di terre del vino vulcaniche ce ne sono molte altre e sicuramente tra queste le più note sono la Napa Valley in California, Santorini in Grecia, la Casablanca Valley in Cile. Ma ci sono anche il Kiserstuhl in Germania, la Rias Bixas e Canarie in Spagna, le Isole Azzorre e Madeira in Portogallo, le Alture del Golan in Siria e Israele e la Yarra Valley australiana. E che il patrimonio, in questi luoghi, non sia solo legato alle produzioni ma al valore del territorio lo testimoniano i riconoscimenti Unesco. E’ il caso recente della regione di Puy de Dome della Loira.

Aver scelto di costruirsi una propria identità per i vini vulcanici è stata una scelta vincente. E’ l’esaltazione di un gusto particolare che conquista, come detto, sempre più Guide e, di conseguenza, sempre più winelover e Carte dei Vini come accade, ad esempio, con i vini dell’Etna e dell’Isola di Pantelleria.

Caratteristiche uniche regalate da terreni unici. Le terre vulcaniche, infatti, sono estremamente fertili. Sono un mix di rocce vulcaniche, tufi e sabbia che garantiscono un ottimo drenaggio all’acqua non permettendo all’umidità di danneggiare le colture e facendo sì che la stessa aiuti la terra nei periodi di siccità. E poi i sali minerali che, è inevitabile, qui si trovano in grande quantità tenendo bassa l’acidità del suolo. Le terre vulcaniche sono soprattutto terre di bianchi e la mineralità è la caratteristica anche che si ritrova, al naso nei calici. Sono vini complessi e di certo non facili, ma che conquistano. L’interesse dei mercati è grande e l’Italia si gioca una partita importante che ha tutti i numeri per vincere.