E' la prestigiosa rivista Forbes a delineare le linee guida per i produttori che vogliono entrare nelle Carte dei Vini americane. Ve le raccontiamo

Sulla rivista Forbes si fa il punto sui gusti degli americani riguardo la presenza dei vini italiani nei ristoranti Usa. Non è semplice finire su una Carta dei Vini. Non è semplice in patria figuriamoci all’estero. Che il mercato Usa sia sempre più fiorente per i nostri vini però è ormai una certezza. Secondo gli esperti il potenziale in realtà si è sin qui espresso solo in minima parte. Pochi giorni fa a New York si è tenuta una degustazione di vini italiani. Cathy Huyghe era alla presentazione dei nostri vini condotta dal Sommlier non che Wine Director di un’importante catena di ristorazione (Momofuku). Ascoltandolo ha definito 10 tendenze nella scelta dei vini sulle Wine List americane. Quelle cui i produttori italiani che vogliono conquistarsi un posto nelle Carte dei Vini statunitensi, devono guardare e su cui devono puntare per diventarne parte integrante. 

 

Vini italiani nei ristoranti Usa: tendenza numero uno…autoctonicità!

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Se mai servisse una conferma ci verrebbe da dire! In Italia sono molti i progetti avviati per tutelare i vitigni autoctoni. Non soltanto i “noti”, ma anche e soprattutto quelli che hanno rischiato di sparire. In alcuni casi, come in quello della Spergola e le Ambrusche, si sta iniziando a vedere ora il frutto del duro lavoro. In altri, come in quello della Vernaccia e il Cesanese d’Affile il riconoscimento delle fatiche fatte è già in gran parte arrivato. Sta di fatto che per la Huyghe questa è una delle prime cose cui i consumatori Usa guardano. “Pensate allo Schioppettino – scrive – come al Sauvignon Blanc. Al Frappato e Friulano al posto di un Cabernet Franc. Alla Malvasia al pari di un Merlot. Attenzione però – avverte – a non lasciarsi conquistare da moda o gusti insoliti. L’importante è preservare l’autenticità“. 

Il vitigno autoctono, insomma, deve essere percepito come narrazione di un territorio.

 

Vini italiani nei ristoranti Usa: tendenza numero due…i ‘soliti noti’ non fanno paura

Parliamo proprio di territori. A quanto pare, ha affermato lo stesso sommelier, gli americani hanno iniziato a capire che non esistono solo Toscana e Piemonte. Il mercato, insomma, è pronto per aprire le porte alle produzioni fino ad ora meno conosciute oltreoceano. Lo chiedono i consumatori. Il sommelier statunitense ha infatti affermato che per la maggiore, negli ultimi tempi, sono andati i vini friulani, siciliani e di altre regioni costiere. Insomma, per entrare in una Carta dei Vini statunitense, non bisogna temere il confronto con chi già ce l’ha fatta.

E se il vino prodotto offre acidità e struttura, ha aggiunto Salcito, si hanno ancora più probabilità di successo. E’ uno stile che piace.

 

Vini italiani nei ristoranti Usa: tendenza numero tre…old style e manualità conquistano anche i sommelier

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Non temere il confronto con i grandi e non temere il confronto con i grandi metodi di produzione. E’ come se si cercasse la qualità nel dettaglio. E’ questo che, stando a quanto emerso dalla degustazione americana, si cerca sempre con più attenzione. L’old school, cioè la vecchia scuola, affascina. La diraspatura manuale, la raccolta manuale, la fermentazione senza troppi interventi e tutto ciò che in un processo di vinificazione può seguire le regole di una cantina del passato, seppur con tutte le sicurezze del presente, è di tendenza. 

Elemento che conferma, ancora una volta, quanto il concetto di “naturalità” e quello di “tutela dell’ambiente” siano sempre più presenti anche nelle scelte di consumo del vino.

 

Vini italiani nei ristoranti Usa: tendenza numero quattro…anche se piccoli produrre di più

Più che una tendenza, questa, una necessità. Per quanto sia bello pensare che poco vino possa conquistare una nazione l’impresa è fin troppo ardua. Ma se i piccoli vignaioli investissero in vigneti coltivati con uve meno note e meno costose, ma non per questo non di qualità, allora le probabilità di diventare un prodotto ricercato aumenterebbero con l’aumento di produzione. Questo almeno stando alle parole di Salcito. Se un vino è troppo difficile da reperire, insomma, diventa più una bottiglia da collezionista che non da enoteca. Figuriamoci da Carta dei Vini.

 

Vini italiani nei ristoranti Usa: tendenza numero cinque…per il rosé più attenzione alla qualità

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I vini rosati stanno pian piano conquistando sempre più winelovers. Anche negli Usa dove i numeri sembrano essere in continua crescita. C’è un problema però. Sarà perché non sono molti quelli che di questa tipologia di vino sanno molto, sarà perché la loro scarsa diffusione porta a qualche distrazione, ma quel che è certo è che non sempre, ha detto il sommelier americano, arrivano negli State ottimi vini rosati. Quanto meno non correttamente raccontati. Eppure se si cercasse di portare la qualità anche in questo settore si potrebbero conquistare belle fette di mercato.

“Le persone – ha infatti detto – sono molto incuriosite da questa tipologia di vino”. Stimolare e soddisfare la loro curiosità potrebbe farvi conquistare un posto su Carta. 

 

Vini italiani nei ristoranti Usa: tendenze numero sei e sette…il vino guardi al menù

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Non in termini di qualità ovviamente. Ma in termini di racconto. La grande varietà italiana permette di raccontare ogni vino come una storia. Accade però che, a volte, si tenda ad esagerare o sarebbe meglio dire a dimenticare che, un vino, si accompagna in un ristorante ad un menù. Fare proposte più mirate prestando attenzione ai menù dei ristoranti sarebbe cosa buona e giusta. Estrapolare il vino dal contesto, insomma, non fa bene al vino stesso. Men che meno a quelli delle piccole cantine.
“Ogni singolo vino ha qualcosa da dire e una ragione per essere su Carta – ha detto Salcito -. Ha solo bisogno di dare un senso alla cucina stessa”.

 

Vini italiani nei ristoranti Usa: tendenza numero otto…le Carte dei Vini vogliono equilibrio

Non esiste in un ristorante Usa, ma probabilmente in nessuna parte del mondo, una lista dei vini che sia solo di bottiglie a base di vitigni autoctoni semi sconosciuti o, al contrario, troppo conosciuti. Le peculiarità dei singoli produttori possono trovare tutte spazio nelle Carte dei Vini. Il fatto che nelle Wine List statunitensi si ricerchi tutto ciò che può renderle equilibrate può aprire scenari importanti ad ogni tipologia di produzione.

 

Vini italiani nei ristoranti Usa: tenenza numero nove…osate con il Packaging

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Qualcosa ci dice che dei consigli di Salcito questo sarà quello che, più di ogni altro, farà storcere il naso ai puristi del vino. Cari produttori italiani non sconvolgetevi se in un ristorante ‘in’ newyorkese vedeste un sommelier versare vino dal tetrapak o una lattina. Agli americani lo strano piace. Anche in questo settore. A quanto pare sono disposti a sperimentare formati che, fino a qualche anno fa, erano visti più o meno come il diavolo in punto di morte. Le cose, però, sarebbero cambiate e l’onda da seguire sarebbe anche questa. Ve la sentite?

 

Vini italiani nei ristoranti Usa: tendenza numero dieci…le parole dei critici sono solo parole

Questo, invece, piacerà poco agli esperti di settore. A quelli che, di vino, ne parlano e ne scrivono. L‘influenza della critica nelle Carte dei Vini statunitensi conta meno di quanto si pensi. Soprattutto quando il menù spazia tra molti sapori. Questo richiede, ovviamente, un maggior numero di bottiglie su Carta o, comunque, delle particolarità e dei vini adatti a determinati sapori. Ecco perché essere “famosi” non è necessariamente la chiave di volta che vi porterà su una Carta statunitense. 

Al di là delle opinioni dei critici, insomma, consumatori, chef e sommelier sono alla continua ricerca del vino giusto.