trovare una soluzione! Alcuni territori e cantine lo hanno fatto aprendo a turisti, stranieri del posto, studenti e pensionati. E c'è anche chi punta su tutta la famiglia. Ecco la raccolta al tempo del Covid

Qualche tempo fa ci siamo chiesti chi avrebbe fatto la vendemmia 2020. Beh qualcuno soluzioni “alternative” le ha trovate, vista la carenza di manodopera proveniente dall’estero e la necessità di nuovi voucher che, ad oggi, non ci sono.

Vi portiamo in questo particolare viaggio per l’Italia tra territori e cantine che hanno chiesto un po’ a tutti di…corciarsi le maniche, con qualcuno che in famiglia lo fa da sempre!

 

Vendemmia 2020: in Valpolicella tra i filari in 6mila tra studenti, neolaureati e pensionati

Partiamo dalla splendida Valpolicella. Un territorio dove i vigenti Doc occupano circa 8.300 ettari di superficie su 19 Comuni. Qui ci sono ben 2.273 produttori di uva e 272 aziende imbottigliatrici che l’anno scorso sul mercato hanno immesso 64 milioni di bottiglie.

Il Coronavirus, lo sappiamo, ha creato un gap di manodopera straniera e così da queste parti sono stati chiamati a raccolta giovani e pensionati per raccogliere l’uva Corvina. Saranno 6mila i lavoratori stagionali pescati tra studenti, neolaureati e pensionati. Un dato che emerge da un’analisi realizzata dal Consorzio di tutela vini Valpolicella. Eccola dunque a nuova manodopera dell’Amarone…una manodopera “autoctona”!

 

Vendemmia 2020: in Piemonte si spazia reclutando gli stranieri del Comune più multetnico delle Langhe e, nell’Astigiano, i turisti che hanno voglia di provare

Il Piemonte di soluzioni ne ha trovate due. La prima è davvero particolare e potremmo definirla a tutti gli effetti “la vendemmia dell’integrazione”. Succede a Castiglione Tinella, la capitale multietnica delle Langhe. Tra i filari insieme ai 100 residenti  stranieri, si sono aggiunti 300 migranti arruolati proprio per raccogliere le uve. Siamo in provincia di Cuneo dove vivono ben 100 famiglie che arrivano dai Paesi più disparati che qui hanno trovato lavoro proprio nel settore agricolo, dove di manodopera c’è bisogno.

In questi giorni la presenza straniera nel piccolo Comune è dunque raddoppiata con italiani, marocchini, rumeni e macedoni che si trovano a lavorare insieme e, si assicura, in totale serenità.

Anche l’Astigiano è corsa ai ripari invitando, udite udite, i turisti a partecipare alla vendemmia. E’ quanto deciso con il protocollo d’Intesa firmato tra l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero, la Provincia di Asti, le associazioni agricole, l’Ispettorato del lavoro e Spresal. Un’esperimento già fatto ad Alba e che ora abbraccia tutto l’Astigiano. Per il presidente dell’Ente una nuova “esperienza autentica” per i turisti. Non resta che…partire! 

 

Vendemmia 2020: a Mantova in vigna ci vanno i robot. Qualcuno storce il naso, ma per la Confai “la rivoluzione è inevitabile”

Con il Covid e i meno lavoratori in vigna, c’è anche chi per la vendemmia si è affidato ai robot. Sì, avete capito benissimo. Accade a Mantova. Le resistenze non mancano, soprattutto dalla Franciacorta che per il suo marchio impone la raccolta a mano, ma è un dato di fatto: meno persone, più robot, maggior precisione e meno costi. Queste le leve su cui il territorio ha deciso di muoversi anche per evitare gli assembramenti tra i filari. La Confai Mantova (Confederazione degli agromeccanici e agricoltori) parla di segnali positivi che arrivano dall’automatizzione definita come “una rivoluzione inevitabile”. Per il presidente Marco Speziali “i robot entreranno in massa nei vigneti quando il rapporto tra costo della manodopera e prezzo finale lo imporrà“, leggiamo su Il Giorno. “E il prodotto – assicura – non ne soffrirà”.

Il nuovo mercato, assicura la confederazione, attrae ed è nella Bassa, con le sue uve di Lambrusco, e sulle colline moreniche a Sud del Garda, che i robot in vigna si stanno sperimentando. Sperimentazioni che si sono già estese ai territori di Valeggio, Pescheria, Custoza: 200 ettari dove a vendemmiare saranno le macchine.

Piaccia o no qualcuno, in questa soluzione, vede il futuro.

 

Lo ‘strano caso’ di Moriago: nell’unica cantina, nella frazione di Mosnigo, 4 generazioni raccolgono l’uva…qui è una questione di famiglia!

Questa è invece una storia particolare. Qui la vendemmia è così da sempre. Troviamo questo “raro esempio di enoturismo” come ben lo definisce il giornale online Qdp News su cui abbiamo trovato la notizia. Siamo a Moriago, in provincia di Treviso. Qui c’è una cantina, l’unica per la verità, dove la vendemmia è un mix di accoglienza e familiarità. Si chiama “Beati Apostoli” e si trova nella frazione di Mosnigo. A gestirla una famiglia alquanto numerosa: quella dei Presti.

Loro fanno tutto da soli: vendemmiano, vinificano e imbottigliano. Quattro generazioni per un totale di 22 persone che ha avuto anche la capacità di creare un’ottima offerta enoturistica. Per chi arriva da queste parti di degusta, si passeggia, e si gode di salumi e formaggi rigorosamente di casa e, ovviamente, vino della cantina. La più anziana del gruppo? La nonna che con i suoi 93 anni continua a dare il suo aiuto. Potremmo farlo anche noi passando da queste parti non credete?

 

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