La produzione mondiale si attesterà intorno ai 258 milioni di ettolitri. L'Italia scende un po', ma si conferma il maggior produttore al mondo in termini di volume

Arrivano le stime Oiv sulla produzione del vino 2020. “Dopo la produzione eccezionalmente elevata del 2018, le prime stime del 2020 evidenziano per il secondo anno consecutivo un volume di produzione definibile sotto la media”.

Una frase che potrebbe creare allarme, ma in realtà, quello che l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino, potrebbe non essere una cattiva notizia se si considerano pandemia, tensioni geopolitiche e cambiamenti climatici che, inevitabilmente, portano un grande grado di volatilità e incertezza nel mercato globale del vino.

Le stime Oiv vanno lette bene e la buona notizia, nonostante il calo di produzione, l’Italia si conferma primo produttore al mondo.

 

Stime Oiv: ecco come andrà nel mondo. La produzione è del +1% e non era poi tanto scontato

L’Oiv lo dice chiaramente: per l’Italia, la Francia e la Spagna la pandemia ha avuto il suo peso, nonostante le condizioni climatiche favorevoli. Negli Usa i volumi restano in linea con il 2019, ma gli incendi degli ultimi tempi potrebbero far rivedere il dato. Anche in Sud America, soprattutto Cile e Argentina, si registra un calo di produzione, ma qui, oltre alla pandemia, anche il clima non ha aiutato. Gli incendi hanno fatto la loro triste parte anche in Australia, mentre per due Paesi ci sono buone notizie. Parliamo del Sudafrica che dopo anni di siccità torna alla normalità e della Nuova Zelanda per la quale il 2020 è stato l’anno record in termini di volume di raccolto.

Questo, in sintesi, il quadro mondiale delineato che a breve approfondiremo. Le stime Oiv, va ricordato, riguardano ben 30 Paesi che rappresentano l’84% della produzione mondiale. Quest’anno questa varierà tra i 253,9 e 262,2 milioni di ettolitri con la media che si assesta sui 258 milioni di ettolitri di produzione.

Siamo perfettamente in linea con il 2019. Anzi c’è una crescita dell’1%. La pandemia, quindi, ha colpito, ma lo ha fatto in alcuni Paesi piuttosto che altri, ma tutti, alla fine, sono riusciti fin qui a reggere l’impatto con una situazione che ha già pronte le sue pagine di storia.

 

Stime Oiv: la produzione in Europa è molto eterogenea. Nonostante un lieve calo, retto l’urto con un momento storico a dir poco complesso

Partiamo allora dall’Europa. Le buone condizioni meteo hanno favorito il raccolto. Nonostante le limitazioni dovute alle misure anti-covid, decise sia dai Governi che dalle associazioni di produttori per cercare di arrestare la pandemia, le cose non sono affatto andate male. Il volume di produzione è infatti stimato in 159 milioni di ettolitri: il 5% in più rispetto al 2019 ovvero 7 milioni di ettolitri in più rispetto all’anno scorso.

E la cosa che stupisce è che, forse proprio per la pandemia, c’è una maggiore eterogeneità nei singoli Paesi. L’Oiv cita ad esempio proprio i maggiori produttori: Italia, Francia e Spagna. Il Bel Paese perde l’1%, si stima, con una produzione che sarà pari a 47,2 milioni di ettolitri. Crescono invece i vicini di casa. La Francia registrerà a quanto pare un +4% (43,9 milioni di ettolitri). La Spagna ben l’11% in più (37,5 milioni). Se dunque è vero che l’Italia è quella che soffre di più, è pur vero che, nonostante le difficoltà, resta il maggior produttore.

Dati importanti quelli dei tre Paesi, ricorda l’Oiv, perché insieme rappresentano il 49% della produzione mondiale di vino e l’81% di quella europea. “L’organizzazione comune del mercato del vino dell’Ue – sottolinea l’Oiv – fornisce sussidi per regolare i volumi, come gli aiuti alla vendemmia verde. Inoltre in alcune regioni italiane, francesi e spagnole, i produttori di vino hanno deciso di fissare i volumi vinificati ad un livello inferiore a quello del 2019, a causa del calo della domanda sul mercato mondiale del vino”.

 

gli altri Paesi Europei

Spostandoci nel resto d’Europa una crescita positiva rispetto al 2019 si registra anche in altri Paesi. Parliamo della Germania che con i suoi 8,9 milioni di ettolitri stimati incrementa la produzione dell’8% rispetto al 2019. In Ungheria è decisamente notevole il balzo in avanti: 2,9 milioni di ettolitri pari a +22%. Bene anche l’Austria dove la crescita è del 10% pari a 2,7 milioni di ettolitri di produzione.

In linea con gli ultimi 5 anni invece il Portogallo che nel 2020 si stima produrrà 6,5 milioni di ettolitri di vino. A subire un calo sono invece Romania che con i suoi 3,6 milioni di ettolitri perde rispetto al 2019 il 7%; e la Grecia che con i suoi 2 milioni perde il 2% della produzione. Paesi che, negli ultimi 5 anni, hanno perso rispettivamente il 12 e il 17%.

Proseguendo nello scenario europeo l’Oiv per la Russia parlano di 4,7 milioni di ettolitri di vino, con una crescita del 2% rispetto al 2019. L’Ucraina resta pressochè in linea rispetto all’anno scorso: il suo milione di ettolitri di produzione è pari al +1%. Subiscono la siccità Goergia e Moldova dove il calo di produzione è rispettivamente è del 3% e del 19% rispetto all’anno scorso, con una produzione per il primo Paese di 1,7 milioni di ettolitri e per il secondo di 1,2 milioni di ettolitri.

Malissimo la Svizzera dove il calo rispetto al 2019 è del 10%, e rispetto al quinquienno dell’8%.

 

Per gli Usa le stime Oiv non sono male, ma potrebbero peggiorare. Fuori dall’Europa c’è chi scende e c’è chi sale…

Usa e Cina

Voliamo oltreoceano e partiamo dagli Stati Uniti dove la stima preliminare per la produzione di vino è di 24,7 milioni di ettolitri, ovvero l’1% in più rispetto al 2019. Questa cifra, spiega l’Oiv, si basa sulle previsioni fatte sulla vendemmia dall’Usda. Il dato negativo, quindi, è che a seguito degli incendi della Napa Valley e Sonoma, le cose potrebbero essere ben peggiori.

“Inoltre – spiega l’Oiv – anche la questione dell’eccesso di offerta che ha caratterizzato gli ultimi anni potrebbe avere un ruolo nelle decisioni di produzioni di vino”. Sulla Cina, al momento dati non ce ne sono invece, ma secondo le informazioni che arrivano si parla ancora di contrazione. Situazione dovuta a motivi strutturali che l’Oiv ha già affrontato parlando del settore vitivinicolo nel report di aprile 2020.

 

L’emisfero australe

Arrivano anche i dati sulla vendemmia dell’emisfero australe appena conclusasi. Per quanto riguarda i volumi, spiega l’Oiv, c’è un forte calo di produzione tra i principali Paesi, a parte alcune eccezioni.

Qui il Covid-19 è arrivato durante la stagione della raccolta, ma secondo le stime fatte non sarebbe stato questo il fattore determinante nel calo registrato, ma le condizioni climatiche rivelatesi sfavorevoli. Per tutto l’emisfero la stima di produzione è di 49 milioni di ettolitri, ovvero l’8% in meno rispetto al 2019.

 

Chi soffre di più..

La situazione peggiore la registra il Sud America. In Argentina rispetto all’anno scorso, infatti, il calo è stato del 17% e del 13% sul quinquennio. Quest’anno, quindi, la produzione sarà di 10,8 milioni di ettolitri. Tutta colpa di El Nino. Anche in Cile non va meglio. Rispetto al 2019 ha perso il 13% della produzione (10,3 milioni di litri di vino la produzione stimata), ma la causa, stavolta, è stata la siccità.

Ha tenuto invece il Brasile rispetto al 2019 con i suoi 2,2 milioni di ettolitri, ma comunque negli ultimi 5 anni il calo c’è stato e raggiunge con il 2020 il 15%.

 

Il Sud Africa rialza la testa e la Nuova Zelanda fa il suo record…

Cambiamo continente e approdiamo in Sud Africa. Negli ultimi due anni la siccità ha piegato la produzione. Il 2020, a sorpresa, è stato un anno di ripresa che riporta il Paese alla normalità con 10,4 milioni di ettolitri di vino prodotti. Male Oceania e Australia invece. Per i due Paesi il calo è stato dell’11% rispetto al 2019, e del 16% rispetto agli ultimi 5 anni. La produzione quest’anno sarà di 10,6 milioni di ettolitri. “Ciò – afferma l’Oiv – può essere spiegato da una combinazione di fattori che hanno ridotto il volume di produzione: la siccità ha ridotto le rese, gli incendi sono avvenuti durante la stagione della raccolta e alcune delle uve sono state particolarmente colpite dall’odore di fumo”.

Inifine la Nuova Zelanda che invece cresce e anche tanto. Con i 3,3 milioni di ettolitri di vino del 2020, infatti, registra un +11% rispetto al 2019 e un +15% a fronte degli ultimi cinque anni.

In conclusione, cioè che emerge, dunque, è che se c’è sì chi sale e chi scende, in realtà, nel complesso, il settore vino a livello di volumi ha tenuto. E non era così facile prevederlo tra Covid, siccità e incendi. Ora non resta che attendere la qualità e pare che quella sia più che garantita.