Le bollicine non conoscono crisi, anzi. I vini fermi subiscono un freno, ma non se parliamo di Premium Fino al 2022 possiamo stare tranquilli dice l'Iwsr, ma c'è una fetta di mercato da conquistare e la sfida non è affatto semplice

A tirare di più sono sparkling e vini premium, ma nonostante lo stop dei vini fermi il vino italiano continua a crescere e se per le bollicine il boom continua, quella con cui si deve fare i conti e la generazione Z, quella che “impone”, e la parola mai fu più azzeccata, l’uso consapevole dei social network o conquistarli sarà davvero difficile!

 

Il vino crescerà ancora fino al 2022 e a fare la differenza, nel mondo, restano gli sparkling

“Le tendenze del mercato dei wine & Spirits: 2013-2022” ce le anticipa l’Iwsr (International Wine & Spirits Research) che ne ha ampiamente parlato in occasione del Vinexpo di Bordeaux. Nel mondo del vino sono le bollicine le assolute padrone. Il trend si conferma a livello mondiale con una crescita registrata di +4,39 milioni di casse entrate nei mercati. E le notizie migliori, almeno stando a quanto detto dal custom analytics director dell’Iswr Thorsten Hartmann a WineNews, per l’Italia sono, e non ci stupisce, per il Prosecco che, dice, limitatamente al potenziale produttivo esporterà volumi sempre maggiori sul mercato.

E come vedremo per i vini fermi si beve bene nel mondo. Sì perché nel settore delle bollicine Premium e Standard mettono a dir poco in ombra i flute a poco prezzo generando rispettivamente un giro d’affari di 250 e 300 milioni di dollari.

 

I vini fermi arretrano ma a fare l’exploit sono i Premium e gli Standard: ci piace bere con qualità a prescindere dal prezzo

C’è chi sale e c’è chi scende. Se le bollicine fanno l’exploit i vini fermi seguono un trend negativo con una diminuzione di casse spedite in un solo anno (2017-2018) pari a 4,73 milioni dovuto soprattutto a quel deserto che si sta rivelando la meta più ambita: la Cina. D’altra parte però, nel settore, ad andare forte sono i vini premium. E’ la qualità a fare la differenza e si conferma dunque la tendenza a voler spendere per bere bene. Ed è una notizia ottima per l’Italia che di qualità ne ha letteralmente da vendere. A calare dunque sono i vini  basso costo i così detti “Low Price” e i “Value”. Con i “Premium” crescono invece anche i vini “Standard” capaci di accontentare i palati di coloro che al Premium non possono arrivare, ma alla qualità non sanno proprio rinunciare. Sono loro, infatti, quelli che hanno registrato la crescita maggiore generando un giro d’affari di 800 milioni di dollari. A quanto ammonta quello dei Premium? A 1,4 miliardi di dollari.

 

Il futuro del vino è roseo, ma c’è da lavorare: certo è che per i prossimi due anni e mezzo crisi non ci sarà

Se sui vini fermi qualche ripensamento è da fare, la buona notizia è che la crescita del consumo di vino, nel mondo, non è destinata a fermarsi almeno fino al 2022. Stando ai dati forniti dall’Iwsr, infatti, alla fine del 2019 le vendite dei vini fermi toccheranno i 312,88 milioni di casse; quelle delle bollicine i 36,66 milioni di casse con gli sparkling che di casse ne vedranno vendute 40,1 milioni.

Guardando a volumi e valori le bollicine cresceranno del 6% in volume e dell’11% in valore, i vini fermi dell’1,7% in volume e del 5,4% in valore. Ma c’è una fetta di mercato che va attenzionata e per farlo bisogna seguire i parametri della rivoluzione digitale.

 

E dopo il 2022? C’è una fetta di mercato che è la vera incognita del futuro e impone una riflessione…rigorosamente digitale

Premium o sparkling che sia, il fattore “x” del vino mondiale è il fattore “z”. Parliamo della Generazione Z, quella dei nati dal 1995 in poi. Sono i nativi digitali e hanno uno stile di vita decisamente particolare che passa per il web. I trentenni escono poco di casa, non sono dei viveur, sono attenti al rapporto/qualità prezzo, sono della generazione dell'”attenti all’alcol” e dunque orientati al bere responsabile. Ecco perché conquistarli non è facile. Come ben suggerisce WineNews è sempre più indispensabile che per conquistare la loro voglia di uscire di casa ogni ristorante, ogni winebar, ogni produttore, insomma tutti i protagonisti della filiera del vino, devono essere “instagrammabili”. Informazioni e immagini sono ciò che possono indurli a farvi amare.