Studi recenti dimostrano che la corteccia celebrare degli esperti del vino è più densa e quindi capace di prevenire le malattie degenerative. Se diventare sommelier è tra i vostri obiettivi iniziate a pensarci seriamente anche perché nuove opportunità per la professione ce ne saranno...a breve!

Problemi di memoria? E se la soluzione fosse diventare sommelier? A qualcuno potrà sembrare strano, ma i neurologi di tutto il mondo sembra siano davvero affascinati dal cervello dei sommelier e diversi sono gli studi che cercano di comprenderne il funzionamento.

Perché? Beh perché a quanto pare il mix olfatto-cervello fa bene a tenere quest’ultimo in allenamento e prevenire la sua stessa degenerazione.

 

Sommelier: l’olfatto è la chiave…la corteccia celebrare è più densa e la possibilità di “perdere la memoria” diminuisce

Ph: Intercontinental Hong Kong – Flickr CC

Ultimo in ordine di tempo lo studio pubblicato sulla rivista Chemosensory Perception. Venticinque studenti sommelier sono stati osservati per comprendere come le loro capacità sensoriali possano migliorare la salute del cervello. Con loro un gruppo di controllo “non addestrato” di 29 persone comuni. Al centro dello studio: gli aromi del vino. Per due mesi i due gruppi sono stati osservati dagli scienziati per capire se il cervello potesse ottenere benefici differenti qualora si trattasse di sommelier. E la risposta è stata positiva.

Lo studio riguarda l’hub di memoria del cervello, ovvero la corteccia entorinale, la prima ad essere compromessa da malattie degenerative come l’Alzheimer. Lo studio ha confermato quanto emerso da una ricerca iniziata nel 2016 e ha coinvolto 13 sommelier al centro di Cleveland Lou Ruvo: la corteccia entorinale era più densa nel cervello degli esperti del vino. E parliamo di veri esperti di vino. Ad essere analizzati, infatti, sono stati i cervelli dei Master Sommelier il cui olfatto, visto il lavoro svolto, è decisamente sopraffino. Non solo il cervello funziona meglio, ma funziona ancora meglio nei sommelier con un’esperienza più lunga.

 

Lo studio condotto sui master sommelier e i lavori in corso…

A condurre lo studio due neurologi: Sarah Banks e Johannes Frasnelli. I Master Sommelier sono stati osservati tra le tre e le nove settimane durante il loro percorso formativo e a loro è stato chiesto di identificare 16 aromi che si trovano spesso nel vino come anice, mela, chiodi di garofano, caffè, cuoio, limone e rosa. Ma non finisce qui. “Attualmente – ha detto Frasnelli – stiamo lavorando a uno studio di risonanza magnetica con sommelier che hanno studiato per 18 mesi. Ci aspettiamo di vedere cambiamenti cerebrali nel tempo, come abbiamo fatto nello studio precedente. Sappiamo da precedenti ricerche fatte in altri campi che il cervello beneficia dello studio attivo e le aree del cervello che trattano l’odoro sono anche responsabili della memoria, dell’emozione, dell’apprendimento e della ricompensa”. Insomma l’allenamento olfattivo migliora la capacità cerebrale.

 

Sommelier: tenere allenato il cervello e fare il lavoro dei sogni…l’Ais punta su di loro anche per l’enoturismo

Ora che sappiamo che fare il sommelier oltre ad essere un lavoro decisamente piacevole ci garantisce anche una vecchiaia di tutto rispetto mantenendo la nostra mente attiva, tanto vale provare se la passione è tanta. Anche perché quello del sommelier è un mestiere in continua evoluzione che offre ormai molteplici possibilità. L’ultima, in ordine di tempo, quella legata all’enoturismo.

Ora che l’enoturismo è legge e che le cantine possono puntare su un settore che in Italia fa già grandi numeri, ma nulla a confronto del suo potenziale, l’Asi ha lanciato l’idea nel corso del Vinitaly. Il sommelier “accompagnatore” durante le nostre vacanze enoturistiche. “Di enutorismo si parla tanto anche dopo l’approvazione del Decreto – ha infatti ricordato il presidente Ais Antonello Maietta –, ma ci si dimentica del ruolo del sommelier che può svolgere anche questa funzione. A patto, ovviamente, che ci sia una formazione specifica come ogni professione richiede. Stiamo mettendo a punto ad un percorso rivolto soprattutto ai giovani, visto che sono tanti i millennials che frequentano i nostri corsi. Può anche diventare un’occasione per formare nuove figure professionali e creare nuovo lavoro”.

Per ora l’idea c’è e anche l’intenzione di approfondirla sempre a Verona dal 22 al 24 novembre in occasione del Congresso Nazionale dell’Associazione Italiana Sommelier”.

Beh non c’è che dire, è il momento perfetto per intraprendere questa ambita professione e ricordare, diventare sommelier può prevenire le malattie degenerative purché non beviate troppo: in quel caso avrete solo l’effetto del cervello annebbiato!