L'Oiv pubblica le stime e l'Italia è uno dei Paesi che soffre di più per le condizioni climatiche avverse, ma per l'Organizzazione il dato negativo potrebbe essere ciò che riporterà in equilibrio i mercati

E’ un crollo generale quello della produzione di vino nel mondo che si calcola mediamente in un calo del 7 per cento: la più bassa degli ultimi 60 anni. A tirare le somme con le ultime stime è l’Organizzazione internazionale della vigna e del vino (Oiv) e il clima, ancora una volta, è stato l’elemento determinante soprattutto nell’emisfero Sud con l’Italia che è tra quelli che soffre di più.

Una cattiva notizia? Forse non del tutto secondo l’Oiv perché, a fronte di cali dei consumi e la presenza di scorte elevate, si potrebbe tornare ad un equilibrio nel mercato mondiale.

Lo scenario europeo e come il clima ha “influenzato” i diversi Paesi e l’Italia in termini di volumi di produzione è tra quelli che soffre di più

Vigneto-foto pixabay

Nel 2023 la produzione è stimata tra i 241,7 milioni e i 246,6 milioni di ettolitri: mediamente dunque siamo di fronte ad una produzione di 244,1 milioni di ettolitri che è del 7 per cento in meno rispetto al 2022 e la più bassa dal 1961 quando si attestò a 214 milioni di ettolitri.

A fare il punto è stato il 7 novembre il capo del dipartimento di Statistica e trasformazione digitale dell’Oiv Giorgio Del Grosso riferendo delle stime raccolte in 29 Paesi: quelli che rappresentano il 94 per cento della produzione mondiale. La cautela è d’obbligo perché alcuni grandi Paesi, come la Cina, mancano ancora e a fare da discriminante c’è anche la volatilità dei volumi di produzione che si è rilevata negli ultimi anni.

Certo è che secondo i cali maggiori si registrano proprio in Italia (-7 per cento), Spagna (-12 per cento) e anche la Grecia: qui le condizioni climatiche sfavorevoli che hanno determinato una grande siccità facendo abbattere la peronospora nei vigneti, hanno pesato moltissimo. Per capirlo basta pensare al dramma che vive la Toscana dopo l’alluvione e all’Abruzzo che tramite la Regione ha chiesto al governo lo stato di calamità per i danni stimati in 210 milioni di euro.

Come annunciato già nei mesi scorsi il primato di produzione lascia quindi il Bel Paese volando in Francia. Non a tutti però le cose sono andate così male perché in altri Paesi come Germania, Portogallo e Romania, il clima favorevole ha portato a volumi stimati superiori alla media.

Ecco come si stima che andrà nei Paesi extra-ue

Guardando al resto del mondo e cioè fuori dai confini europei, anche nell’emisfero australe non è andata benissimo. Australia, Argentina, Cile, Sudafrica e Brasile hanno subito lo stesso destino di Italia, Spagna e Grecia a causa del cambiamento climatico. Qui si parla di un calo tra il 10 e il 30 per cento fatta eccezione per la Nuova Zelanda che supera la sua media quinquennale in termini di produzione.

Stessa cosa vale per gli Stati Uniti dove il meteo non ha fatto alcun male, diciamo così, tanto che le prime previsioni di raccolto stimano una produzione in volume superiore al 2022 e comunque agli ultimi anni.

Il climate change ha diviso in due il Paese e a soffrire di più sono stati centro-sud e isole

Uva-foto pixabay

In questo scenario l’Italia sembra davvero divisa in due. Se il nord infatti ha tenuto i livelli del 2022 con un più 0,8 per cento di produzione, centro-sud e isole, soprattutto sulla dorsale adriatica, fanno registrare cali davvero pesanti. Nelle Marche, l’Umbria, l’Abruzzo, il Molise, la Puglia, la Calabria, la Basilicata, la Toscana, il Lazio, la Campania, la Sicilia e la Sardegna le flessioni vanno dal 20 al 30 per cento.

I danni del nord, infatti, sono stati causati soprattutto dalla grandine, ma la peronospora, come detto, ha davvero fatto male al centro-sud e le isole. A farla “prosperare” le incessanti piogge primaverili dopo due anni di siccità.

“Ancora una volta, le condizioni climatiche estreme, come gelate precoci, forti piogge e siccità, hanno avuto un impatto significativo sulla produzione del vigneto mondiale – scrive l’Oiv in una nota-. Tuttavia, in un contesto in cui il consumo globale è in calo e le scorte sono elevate in molte regioni del mondo, la bassa produzione prevista potrebbe riportare equilibrio nel mercato mondiale. Insomma non tutto il male potrebbe venir per nuocere.

 

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