L'assedio di Asti e Monferrato incassa il "no" della Regione. Per il vino nessuna Doc Nebbiolo Piemonte.

Nebbiolo. La storia ci racconta di assedi dove in pochi, contro i molti, hanno strenuamente resistito per difendere ciò che loro apparteneva. Tra le tante vicende che questa ci ha lasciato, intrise di quel mito le cui tinte vengono dal racconto del tempo, ce n’è una datata 1.243. Per un anno i 400 Catari si arroccarono nel castello di Montségur per difendersi dalle persecuzioni dell’esercito papale nel Sud della Francia. In seimila hanno atteso la loro resa tra assalti e battaglie sanguinose. Ma l’ultimo rifugio dei Catari ha resistito con un finale decisamente epico.

Non vogliamo andare a scomodare cotanta storia, ma in un certo senso in un momento in cui tra denominazioni, assegnazioni di ettari di vigneto e modifiche ai disciplinari (vedi quel che succede in Valpolicella, nel Carsoin Emilia Romagna e in Piemonte) si combattono guerre ovunque, è fin sulle Langhe che dobbiamo arrivare per trovare i novelli catari del vino. Quelli asserragliati nel loro castello di Montséguer che non hanno vinto la guerra, ma la prima battaglia sicuramente. Il Nebbiolo Piemonte Doc non s’adda fare!

 

Nebbiolo: le ragioni dello scontro.

Nebbiolo - uve

Tutto inizia quattro mesi fa. E’ il Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato a fare la richiesta alla Regione. Questa: consentire di inserire il nome “Nebbiolo” sulle etichette dei vini che riportano la denominazione Piemonte. Perché? Perché le uve Nebbiolo sono utilizzate nei vini con denominazione Piemonte e per ridare appeal sui mercati all’Asti che vive purtroppo un momento poco felice. Il Nebbiolo, infatti, nonostante la “ristrettezza” dei suoi ettari vive al contrario un momento di grande entusiasmo. Sono 4.800 gli ettari di vigneto che portano il suo nome e ben 4.067 affondano le radici nelle Langhe e nel Roero. La crescita delle Doc Langhe e Nebbiolo d’Alba cresce del 25% ogni anno e si afferma sempre più come vino di qualità, mantenendo però i prezzi ben più accessibili degli altri vini che si servono delle sue uve: Barolo e Barbaresco.

 

Nebbiolo: da subito il secco “no” alla nuova Doc.

Nebbiolo - La Morra

Facile capire il perché del secco “no” arrivato subito dai viticoltori delle Langhe alla nascita della nuova Doc Nebbiolo Piemonte. Lo spiegò chiaramente Orlando Pecchenino (presidente del Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Dogliani, a Luciano Ferraro sul Corriere della Sera. Creare la Doc sarebbe stato un “errore storico. Magari non intaccherà l’immagine di Barolo e Barbaresco, ma sicuramente abbasserà quella del Nebbiolo”. Un calo di qualità e credibilità del marchio insomma. Un danno d’immagine che, nelle Langhe, temono si traduca in un danno economico. Cosa che, vista la sua redditività, nessuno certamente vuole.

“Questo è un vitigno di montagna – aveva detto ancora Pecchenino a Ferraro -. Ha bisogno di terreni calcarei, di alte temperature e di notti fredde. Se si vuole elevarlo a Nebbiolo lontano dalle zone vocte bisogna sperimentare, verificare e scegliere le aree migliori. non estendere i permessi all’intera regione”. Un rischio contro cui, in prima fila, si è messo il Comune di La Morra che ha addirittura approvato una delibera ad hoc per evitare che il Nebbiolo allargasse i suoi confini di denominazione. 

 

Nebbiolo: a dire “no” anche riviste autorevoli. A formalizzarlo comitato vitivinicolo piemontese e Regione

Nebbiolo - vista langhe

Quando la guerra è scoppiata ad interessarsi della battaglia sul Nebbiolo fu persino la rivista Wine Enthusiasm. “Nebbiolo Piemontese? – ha tuonato Kerin O’Keefe -. E’ la peggior proposta degli ultimi anni. Un passo indietro per i vini italiani. Un rischio per i consumatori. Grandi cantine potranno vendere quantità industriali di Nebbiolo di dubbia qualità da zone meno adatte”

Alla fine si è convinta persino la Regione. Il suo no è arrivato dopo aver “preso atto che ci sono parerei discordanti tra i diversi territori”, come ha affermato l’assessore all’agricoltura Giorgio Ferrero.

 

Nebbiolo: la battaglia è vinta. Ora si negozia. Obiettivo: imboccare un percorso condiviso.

Nebbiolo - strada vigne

Quel che si paventa, dopo quattro mesi al vetriolo, è lo scenario che aveva proposto Pecchenino: la creazione non di una Doc Nebbiolo Piemonte, ma, ad esempio, di una denominazione Monferrato Nebbiolo o, magari, la azzardiamo, Nebbiolo d’Asti. Il percorso, insomma, è iniziato. In etichetta, prima o poi, che il Nebbiolo c’è lo si dovrà scrivere. Fermo restando la tutela della Doc riservata alle Langhe.

Quel che conta, a questo punto, è che il negoziato scaturisca in un trattato che dia a tutti ampia soddisfazione. Perché non ve lo abbiamo ancora detto ma l’assedio di Montségur si concluse con un gesto eroico che fece correre fiumi di sangue (in questo caso, al massimo, un po’ di mosto per fortuna). Nel marzo 1.244 i catari cedettero al negoziato. Chi di loro avesse rinnegato la fede catara sarebbe stato fatto salvo. In 200 si gettarono nel rogo che li attendeva perché mai avrebbero rinnegato la loro storia, il loro credo e la loro dignità di uomini e combattenti.

Nessuno, in una battaglia di denominazioni, finirebbe mai sul rogo. Ma un tavolo di concertazione, dove si tengano presenti esigenze di mercato e quelle dei viticoltori, sarà certamente meglio di un qualunque aut-aut.  In fondo è intorno ad una tavola, con un buon bicchiere di vino, che si stringono i migliori sodalizi. Se solo intorno al castello di Montségur ci fosse stato un vigneto!

 

Crediti fotografici: copertina Fabcom – Flickr CC. Dall’alto verso il basso: Alexander Kluge – Flickr CC, Gabriele Motta – Flickr CC, Alan Goodman – Flickr CC, Atràtos – Flickr CC.