E' quanto emerge dai primi dati diffusi dall'analisi Nomisma Wine Monitor il cui report sarà presentato in occasione della Valpolicella Annual Conference del 26 e 27 febbraio. Castellucci (Confagricoltura) intanto conferma: la capacità di diversificare vera discriminante

Dovremmo attendere il weekend per avere un quadro definito, ma intanto i dati Nomisma Wine Monitor elaborati in vista della Valpolicella Annual Conference del 26 e 27 febbraio che si svolgerà, come ormai è prassi per gli eventi del vino, in digitale, parlano chiaro: la pandemia ha messo in crisi i mercati del vino, ma quello italiano regge, almeno nell’export. Merito della multicanalità che, dice il rieletto presidente nazionale Confartigianato, ha fatto da spartiacque tra le aziende.

 

Mercati del vino: nonostante l’inevitabile calo, la multicanalità fa respirare il Bel Paese

Secondo i dati dell’indagine di rosso, purtroppo, c’è il mercato globale del vino. Basti pensare che negli Usa il calo è dell’11,1% nell’export, con l’emergente domanda cinese che crolla a picco registrando un -26,7%. Germania e Uk perdono il 4%; il Canada lo 0,97. L’Italia perde negli Usa il 3,3%, ma guadagna l’1,1% in Germania. Nei primi 11 mesi del 2020, dati Istat, nonostante il calo complessivo del 2,9%, il vino italiano ha comunque tenuto botta alla crisi dettata dalla pandemia. E molto lo si deve dalla redistribuzione dei canali di vendita con la Gdo che ha rappresentato, certamente, un punto fermo.

Ma ciò che è emerge e rende interessante in ottica di futuro la ricerca è proprio il fatto che la multicanalità si sia rivelata un’arma vincente. E sarà proprio questa al centro della due giorni della Conferenza dell11 febbraio. Un focus importante sarà ovviamente dedicato alla Valpolicella con il Consorzio Vini della Valpolicella che rappresenta l’80% di una denominazione fatta di 8.400 ettari vitati disseminati in 19 Comuni per un giro d’affari di 600 milioni di euro.

 

Mercati del vino: la multicanalità discriminante importante tra le aziende. Le piccole sono quelle che soffrono di più

Di quanto la multicanalità abbia fatto la differenza, intanto, ha parlato Federico Castellucci, riconfermato alla guida di Confartigianato. Lo dice chiaramente: la pandemia ha evidenziato la differenza tra le grandi imprese multicanale e quelle che forniscono vini essenzialmente a ristoratori ed enoteche.

La chiusura di queste, in effetti, ha avuto un effetto boomerang e reagire non è facile per tutti. “Alcune – spiega Castellucci – hanno giacenze molto alte per le difficoltà sui mercati dovuti al blocco del canale Horeca, dove le aziende piccole e medie distribuiscono la maggior parte dei vini Premium e Superpremium. Questo ha determinato uno spostamento di fatturato dalle piccole alle grandi impresi, con una diminuzione del prodotto”. E a chi ha gridato alla Gdo come salvatrice Castellucci dice: sì, all’inizio è stato così. Ma la contrazione di spesa dei consumatori ha fatto registrare un calo e le aspettative, anche qui, non sono ottimistiche.

Ci permettiamo di aggiungere che se è vero che le grandi aziende hanno maggior appeal grazie alla multicanalità, questa non è preclusa anche ai piccoli. Si tratta di trovare le giuste strategie per esserci. Per essere su quelle nuove piazze, virtuali, che sono diventate riferimento per i consumatori. Una cosa su cui noi di Enolò abbiamo puntato quando la parola pandemia pensavamo fosse soltanto sotto la lettera “p” del dizionario…quando insomma nessuno di noi poteva minimamente immaginare di esserne, purtroppo, travolto!

 

L’appello di Confartigianato al nuovo Governo Draghi: misure snelle e semplificazioni. I viticoltori non hanno intenzione di mollare

Se dunque è vero che l’export ha tenuto, come emerge dai primi numeri dell’indagine Nomisma, è pur vero che il calo c’è stato e che stando all’IStat nei primi 10 mesi del 2020 è stato del 3,4% con una perdita di 5,11 miliardi di euro. Sotto questo profilo, dice ancora Castellucci, servono altri interventi da parte del Governo. A cominciare dalla cosiddetta distillazione di crisi per la quale crede sia necessario aumentare il premio per far sì che sia più appetibile.

“A fronte dei 50 milioni dedicati, ne sono stati usati soltanto 23”, spiega. “Analogamente pochi hanno aderito alla riduzione delle rese dei vigneti, deliberata troppo tardi e senza un coinvolgimento della filiera: sono stati utilizzati solo 39 dei 100 milioni assegnati. Questo senza contare che i contributi da parte di Agea non sono ancora pervenuti ai viticoltori”. Anche lo stoccaggio, per Confragricoltura, non ha funzionato al 100% interessando in particolare i vini rossi e dimostrandosi poco interessante per i vini giovani. Su questo punto Castellucci chiede per il 2021 un’apertura anche ai vini imbottigliati, con un premio maggiore che possa incidere maggiormente sugli squilibri di mercato.

“Il vino è uno dei settori che ha sofferto maggiormente l’emergenza Covid – conclude il presidente nazionale Confartigianato –, ma gli imprenditori vinicoli non intendono piangersi addosso. Attendono dal Governo Draghi interventi snelli, in linea con l’auspicata semplificazione, ed efficaci, per non perdere quote di competitività rispetto ai Paesi dei nostri concorrenti”.