Gli studi dello scavo di Terramara di Pilastri pubblicato sul Journal of Archaelogical Science. Siamo nell'età del Bronzo e una certezza c'è: la viticoltura non era episodica già a quel tempo

La ‘bottiglia’ di vino più antica d’Italia si consumava a Bondeno, in provincia di Ferrara. A dirla tutta siamo a Terramara di Pilastri. E’ qui che è stata rinvenuta una ‘bottiglia’ di vino di 3.500 anni fa.

Una scoperta importante per la storia dell’enologia italiana, fatta dal professor Massimo Vidale del dipartimento dei Beni culturali dell’università di Padova. Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Archaeological Science.

Ph: @uniPD

La ‘bottiglia’ più antica d’Italia è dell’età del Bronzo. La viticoltura? Tutto fa pensare che non fosse affatto episodica

E’ insomma in Emilia Romagna che, si può affermare, si trova la prima traccia di consumo di vino del Bel Paese. La scoperta è stata fatta nello scavo di un sito datato 1.600-1.300 a.C (età del Bronzo) e realizzato con la Soprintendenza della regione e il Comune di Bondeno.

Stando a quanto emerso all’interno dei frammenti di vasi rinvenuti, sono state trovate tracce dei bio-markers del vino, cioè acidi tartarico, succinico e maleico. In alcuni casi anche tracce di zolfo e di resina di pino. Secondo Vidale il primo potrebbe essere stati utilizzato come anti-fermentativo o per sterilizzare i contenitori. La resina, quasi certamente, per impermeabilizzare i vasi.

Insomma il packaging era attenzionato, almeno in termini di funzionalità. Non solo. “I vasi usati per il vino – ha dichiarato Vidale – sono tazze usate per bere, ma anche dei grandi bacini con capacità di circa 40 litri, il che presuppone una vinicoltura non episodica”.

Informazioni, quelle acquisite che insieme ad analoghe evidenze ottenute dallo scavo del sito contemporaneo di Canale Anfora, ad Aquileia, e affidato ad Elisabetta Borgogna, integrano il quadro delle ricerche paleobotaniche. Entrambi gli scavi indicano un intensificato sfruttamento della vite, anche se non è ancora chiaro lo status pienamente domesticato o meno della pianta. Certo è che, in Italia, si è sempre brindato e forse oggi più che mai abbiamo bisogno di farlo per guardare con ottimismo ad un futuro che ci fa paura!