La rivista VinePair dedica un ampio articolo alle nostre eccellenze. Le migliori per iniziare una collezione. Sono quelli che invecchiano meglio, sono sorprendenti e autentici, ma...

E’ bello leggere quello che potremmo definire, a tutti gli effetti, un elogio del vino italiano. Chiunque apprezzi il buon vino vorrebbe avere una sua cantina. Costruirla è meno semplice di quanto si pensi. Non bisogna essere per forza dei grandissimi esperti, ma qualche nozione, per sapere da dove partire, bisogna pur averla. La prima regola è nella conservazione questo è chiaro, ma perché i vini invecchino come si deve bisogna anche sapere quali sono i vini più adatti all’invecchiamento.

Se avete voglia di iniziare una vostra collezione allora fatelo partendo dal vino italiano. In quanto a longevità non ha paragoni. E la sua eccellenza è indiscutibile. Se lo dicessimo noi sembreremmo dei campanilisti, ma se a farlo è una prestigiosa rivista come VinePair, allora il discorso è diverso. Un vero e proprio elogio il suo all’eccellenza nostrana da collezione con un occhio di riguardo per alcune varietà che sono solo #MadeInItaly!

 

Elogio del vino italiano: autenticità e garanzia di qualità lo rendono unico!

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L’autenticità. E’ il primo imprescindibile criterio. Se vogliamo crearci una cantina dobbiamo essere certi che le bottiglie con cui abbiamo deciso di riempirla siano effettivamente bottiglie di qualità. E il primo riconoscimento ci arriva proprio per questo. L’Italia sì, si spiega, ha 20 regioni e ogni regione è un “Paese” con il suo cibo ed il suo vino. Ma è pur vero che l’Italia conta 590 varietà di uve classificate e conta oltre 50mila produttori. Grazie a Doc e Docg sono oltre 400 le denominazioni riconosciute.

L’Italia è unica o, se preferite “Italy is unique”. “E’ l’unica regione vinicola internazionale che produce vino di qualità garantito da una rigida legislazione sulla denominazione”.

 

Elogio del vino italiano: eleganti e strutturati. Invecchiamento ineguagliabile

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Torniamo nella nostra cantina e cerchiamo di capire perché iniziare con il vino italiano è quanto di meglio si possa fare. L’autenticità è certamente uno degli elementi. Ma poi ci vuole la qualità. E, nel caso specifico, la longevità. I nostri, lo spiega bene VinePair, possono invecchiare anche fino a 70 anni ed evolversi nel tempo.

Uno dei motivi di questa grande capacità di invecchiamento, si dice ancora, è nella struttura. “Eleganti come solo questi vini sanno essere, hanno spesso una struttura più importante di quella di altri vini altrettanto vecchi”. Non va poi dimenticato che “la funzione primaria dei vini italiani è quella di accompagnarsi ai cibi. Di conseguenza anche quando invecchia, il suo corpo e i suoi sapori continuano ad abbinarsi perfettamente ai piatti della sua regione”.

Le prime bottiglie da acquistare, insomma, dovrebbero avere almeno 10 anni e possono essere di qualunque regione italiana. Per VinePair sono però due le varietà d’uva da vino quelle che definiscono meglio il prestigio e il carattere del vino italiano: il Sangiovese e il Nebbiolo. Di entrambi vi è una lunga e complessa descrizione, territorio per territorio, bottiglia per bottiglia a testimonianza del valore che hanno agli occhi dei grandi intenditori.

Ma VinePair strizza l’occhio anche ad altre due varietà, magari all’estero non conosciute come quelle dei grandi rossi tradizionalmente famosi, ma che di grandi rossi ne producono e che vedono sempre più crescere il loro appeal: l’Aglianico e il Sagrantino.

 

Elogio del vino italiano: quel che ci manca per essere al top

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“Al di là di quale collezione tu voglia costruire, i vini italiani offrono un mondo di possibilità”. Ed è vero. Ed è anche bello leggere su una rivista come VinePair un articolo d’approfondimento capace di esaltare il valore della nostra enologia. Due cose però ci sono dispiaciute. Due cose altrettanto vere e innegabili. Il vino italiano ha una grande accessibilità di prezzo. Non un male in realtà. Ma lo è laddove si sa bene che proprio quello dei prezzi, per i produttori, è uno dei freni della nostra crescita. Sapere che l’accessibilità del prezzo venga considerato un valore aggiunto nel caso di qualità che finisce per costare meno di qualità non altrettanto eccellenti, spiace.

L’altro aspetto che mette un po’ di malinconia è leggere che “i vini italiani sanno essere sorprendenti soprattutto se paragonati a bottiglie dal pedigree simile, provenienti da Francia e California”, ma appurare che, ad oggi, sono meno ricercati e conosciuti. Facciamo nostra la previsione di VinePair che è anche un augurio: “è solo questione di tempo prima che vengano scoperti da un pubblico più vasto e apprezzati sempre più dai collezionisti”.

Ripensarsi un po’, nel marketing soprattutto, sarebbe finalmente cosa buona e giusta!

 

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