Da campo di concentramento a luogo di produzione di vini pregiati. A Laterina il progetto che parla di speranza della Cantina Terradagoli

Dall’acciaio al vino, da luogo dell’orrore a luogo di speranza. Nell’area dismessa Saico, nel Comune di Laterina, lì dove sorse un campo di concentramento ora maturano i vini di pregio delle Cantine Terredagoli.

E’ proprio qui che un imprenditore agricolo della Valdarno, la cui storia di famiglia nel mondo dell’enologia inizia nel 1915, ha deciso di creare il suo vino di pregio. Una storia di rinascita possibile raccontata dal Corriere di Arezzo.

Ph: pagina web Cantine Terredagoli

Dall’acciaio al vino: il progetto di Mirko Dagoli punta sulla “green economy” e la memoria

Si chiama Mirko Dagoli, ha 31 anni è imprenditore enologo, agronomo e appassionato. I primi passi nelle vigne le muove in quelle del nonno nelle Marche. A soli 31 anni decide di investire su quella grande passione nella terra di origine vinificando le sue uve nelle zone del Chianti e del Chianti Classico.

E’ lui che ha deciso di riportare a nuova vita un territorio segnato non solo dalla storia, ma anche dalla crisi. In quello stesso luogo, infatti, sorgeva la Saico, industria metalmeccanica che era pilastro dell’economia locale di una realtà che ha bisogno di un riscatto.

La possibilità di recuperare un’infrastruttura esistenza, di riconvertire il vecchio con il nuovo, di passare “dall’acciaio al vino” puntando sulla “green economy” dando al luogo un impronta diversa. Non più la freddezza di un’officina, ma il calore di una casa.

 

Dall’acciaio al vino: lì dove sorgeva un campo di concentramento ora maturano viti testimoni della storia e custodi della memoria

Una scelta non casuale e per la possibilità di recuperare e per quella di non dimenticare. Grande appassionato di storia, infatti, Dagoli è ben consapevole del valore simbolico del luogo dove ha scelto di portare avanti la sua attività. Alcune baracche sono ancora lì a ricordare un dramma che l’umanità deve tenere scolpito nella memoria. Furono erette dall’impresa edile Pontello, ex presidente della Fiorentina e tra il 1941 e il 1943, come ricorda il giornale aretino, costituirono il Campo di Concentramento 82 per i prigionieri di guerra per diventare dopo Centro Raccolta Profughi “Guglielmo Oberdan”. E’ qui che furono ospitati migliaia di esuli dalla Venezia Giulia e dalla Dalmazia in seguito alla cessione alla Jugoslavia di Istria con Fiume, Pola, Zara e Quarnaro.

Dal 1958 e negli anni successivi diventò nuovo luogo di raccolta per i profughi cacciti dalla Tunisia di Burghiba.

 

Dall’acciaio al vino: la nuova vita di questo lembo di Toscana dove anche i giovani hanno la loro opportunità

Un luogo, dunque, che ha conosciuto il dolore, quello vero. Una storia che lo stesso viticoltore vorrebbe approfondire perché sia un racconto di monito per le future generazioni e che oggi vuole rinascere a nuova vita.

Luogo di dolore sì, ma anche luogo di accoglienza degli abitanti di questo lembo di Toscana. E il vino non è forse uno dei simboli più forti di condivisione? E’ un progetto che merita di essere raccontato e di prendere la strada del successo anche perché si presenta come una nuova opportunità di lavoro proprio per i più giovani.

Non vediamo l’ora di assaporare questa nuova collezione di vini di pregio di Terredagoli. Bottiglie che, prima di tutto, contengono il profumo della speranza.